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Quegli eco vandali assolti nel Regno Unito

Quegli eco vandali assolti nel Regno Unito

Nove eco-attiviste del gruppo Extinction Rebellion che hanno vandalizzato una banca a Londra, sono state assolte perché agivano nell’interesse collettivo superiore. Un precedente pericoloso.


«Mi scusi, signor direttore, potremmo sfasciare la sua banca?».
«Beh… Dipende, per quale motivo?».
«Lo facciamo in nome di Greta Thunberg. Sa, l’emergenza climatica, vorremmo protestare dando un segnale…».
«Ma potevate dirlo prima… certo, figuratevi. Anzi, ora vi do anche io una mano. Vado a prendere un piccone e torno da voi…».
Potrà sembrare impossibile ma nove scalmanate, appartenenti al gruppo Extinction Rebellion, si sono salvate da una condanna certa per danneggiamenti accampando proprio una giustificazione del genere. Dopo aver assaltato la sede londinese della Hsbc, e procurato danni per oltre mezzo milione di euro alla struttura, picchiando con martello e scalpello sulle vetrine e, al contempo, dicono le ricostruzioni della polizia, intonando canzoni da battaglia, le eco-vandale si sono appellate alla cosiddetta «scusa legittima».

A una particolare attenuante, cioè, che ha consentito alle imputate di salvarsi semplicemente affermando di «credere onestamente», quindi solo sulla loro parola, che l’istituto di credito avrebbe acconsentito a essere raso al suolo se avesse avuto informazioni più chiare sulla causa dell’assalto. Ovvero, sul (presunto) ruolo svolto dall’attività umana nei processi di innalzamento delle temperature. Convinzione, peraltro, di matrice prettamente ideologica e dibattuta in ambito scientifico. In questo modo, ha ricostruito il quotidiano The Telegraph, le attiviste si sono liberate dalla responsabilità penale personale annacquandola nell’interesse collettivo superiore. Si sono dette convinte di aver agito solo ed esclusivamente perché animate da una «buona causa». Quale potrebbe essere, per esempio, sfondare la porta di un’abitazione sospettando che all’interno si sia sviluppato un incendio solo perché, magari, è stato avvistato un filo di fumo uscire dalla cucina (e magari erano solo delle bistecche lasciate sulla brace…). Il giudice di primo grado ha abboccato alla scusa e ha emesso una sentenza di non colpevolezza respingendo fermamente le argomentazioni del Crown prosecutor (la pubblica accusa), Sally Hobson, che aveva provato a convincere i giurati della colpevolezza delle nove amazzoni. «Diciamo che, qualunque sia lo scopo dietro al danno causato, non c’erano scuse legali per farlo», aveva ribadito nella sua requisitoria. Come peraltro afferma anche il Criminal Damage Act del 1971 secondo il quale «una persona che, senza giustificazione legittima, distrugge o danneggia qualsiasi proprietà altrui […] sarà colpevole di un reato».

A meno che, bisogna aggiungere, non abbia il santino di Greta nel portafogli. Alla luce della sentenza di assoluzione, il procuratore generale – in vista del processo d’appello – ha ordinato ai giudici una «revisione dei diritti» dei devastatori green che, grazie al precedente della Hsbc, potrebbero in futuro essere considerati immuni da qualsiasi iniziativa giudiziaria a loro carico semplicemente sbandierando l’esimente ecologica. In ogni caso, la Corte d’appello londinese non potrà annullare le assoluzioni ma solo decidere l’ambito di applicazione della «scusa legittima» nel caso di contestazioni legate all’inquinamento. Al caso Hsbc è legata la sorte, inoltre, di altri quattro manifestanti che, nei mesi scorsi, avevano abbattuto a Bristol la statua di un discusso politico del 1700, Edward Colston, accusato di aver svolto un ruolo di primo piano nel commercio degli schiavi a quell’epoca. Anche costoro sono stati assolti perché, secondo la corte, condannarli avrebbe rappresentato una violazione del loro diritto a protestare. A patto che, ovviamente, i danni non fossero stati particolarmente significativi. Insomma, distruggete ma con grazia.

E non si tratta solo di profonde interpretazioni dottrinali e giurisprudenziali: la linea morbida, nei confronti dei disobbedienti verdi, è adottata un po’ ovunque nei tribunali della Gran Bretagna. Due settimane fa un manipolo di manifestanti della sigla This is Rigged è stato rilasciato, con una semplice ammonizione verbale, dopo aver interrotto i campionati mondiali di ciclismo su strada incollandosi sull’asfalto vicino a Falkirk, in Scozia. Quasi in contemporanea, altri aderenti allo stesso movimento avevano provato a rubare la Pietra del destino o Pietra dell’incoronazione, conservata in una teca nel Castello di Edimburgo, che ha un particolare significato nella liturgia reale inglese. Tre persone sono state arrestate mentre i complici scrivevano sui vetri della sala, con lo spray, le parole «Is Treasa Tuath Na Tighearna», che in gaelico sta per «Le persone sono più potenti di un Signore». Si appelleranno anche loro alla «scusa legittima» magari chiamando in causa il re ambientalista Carlo III?

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