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Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti

Con i voli quasi azzerati, per gli scali italiani c’è il pericolo di tracollo finanziario. Ma a tremare sono anche i tanti Comuni che incassano ricchi dividendi dalle società di gestione. Su tutti Milano, Roma, Venezia, Verona e Treviso.


La turbolenza è ancora più forte di quella avvertita dopo l’11 settembre. Il virus ha lasciato a terra le compagnie aeree, spegnendo i radar delle torri di controllo e svuotando gli aeroporti. Il conto della pandemia è salatissimo per i gestori dei principali scali italiani ma anche per i loro azionisti pubblici rimasti a secco di dividendi importanti. E necessari.

Le cifre fanno paura: nel mese di marzo l’Italia ha registrato il maggiore crollo del traffico aereo fra gli oltre 40 Paesi associati a Eurocontrol, l’organizzazione intergovernativa che coordina il controllo del traffico nei cieli europei. Le restrizioni senza precedenti per limitare l’epidemia di coronavirus hanno portato un calo del 65,9 per cento degli aerei nei cieli italiani rispetto a un anno prima. La media in Europa è stata del 41,1 per cento. Nella sola giornata del 31 marzo, il nostro traffico è andato giù del 92,5 per cento rispetto a un giorno equivalente del 2019. L’aeroporto più colpito è stato Milano Linate (-98,6 per cento), seguito dal Marco Polo di Venezia (-95,7) .

La situazione negli scali ora è congelata, perché negli aeroporti di aviazione generale e nelle aree di atterraggio sono consentiti esclusivamente i voli motivati da «comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero effettuati per motivi di salute». Il trasporto aereo di viaggiatori da e verso la Sicilia è assicurato, solo per improrogabili esigenze di connessione territoriale con la Penisola, esclusivamente negli aeroporti di Palermo e Catania con due voli di andata e ritorno Roma-Catania e due voli a/r Roma-Palermo. E lo stesso vale per la Sardegna.

Il terminal di Milano Malpensa è rimasto aperto al traffico passeggeri 24 ore su 24, gestendo voli «rescue» per il rientro di cittadini residenti in Italia rimasti bloccati all’estero e per gli spostamenti consentiti. Vengono inoltre gestiti voli di emergenza sanitaria per il trasporto di pazienti, presidi e operatori medici. Milano Linate è operativo per i voli sanitari: oltre alle attività per l’emergenza coronavirus, anche per il trasporto di organi e di presidi e operatori medici. A gestire i due scali è la Sea di cui è azionista il Comune di Milano. «I conti per quest’anno saranno un disastro, lo potete immaginare. Perderemo i copiosissimi dividendi che ci arrivavano da Sea» ha ammesso il sindaco, Giuseppe Sala, in un video su Facebook. Parliamo di 38 milioni in meno di cedole ordinarie che non verranno distribuite. La società di gestione presieduta da Micaela Castelli ha chiuso il 2019 con il traffico passeggeri in crescita del 4,4 per cento a 35,3 milioni e un utile netto di 124,4 milioni. Per effetto della chiusura di tre mesi Linate, con 6,5 milioni di passeggeri, aveva registrato una flessione del 28,8 per cento, ma Malpensa aveva superato i 28,7 milioni di passeggeri, con un incremento del 16,9.

Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)
Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)
Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)
Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)
Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)
Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)

L’AEROPORTO DI MILANO LINATE COME NON L’AVETE MAI VISTO

Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)

L’AEROPORTO DI MILANO LINATE COME NON L’AVETE MAI VISTO

Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)

L’AEROPORTO DI MILANO LINATE COME NON L’AVETE MAI VISTO

Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)

L’AEROPORTO DI MILANO LINATE COME NON L’AVETE MAI VISTO

Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)

L’AEROPORTO DI MILANO LINATE COME NON L’AVETE MAI VISTO

Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)

L’AEROPORTO DI MILANO LINATE COME NON L’AVETE MAI VISTO

Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)

L’AEROPORTO DI MILANO LINATE COME NON L’AVETE MAI VISTO

Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)

L’AEROPORTO DI MILANO LINATE COME NON L’AVETE MAI VISTO

Cieli chiusi: il nuovo 11 settembre degli aeroporti
(Marco Cremascoli)


Poi è scoppiata l’emergenza Covid-19. Così, lo scorso 20 marzo la Castelli ha detto che «la situazione è tale per cui verosimilmente non saremo in grado di proseguire alla liquidazione» della seconda tranche del dividendo straordinario «ed è scarsamente probabile per quello ordinario». Questa emergenza «renderà molto difficile la possibilità di andare a liquidare la seconda tranche che è attorno agli 82 milioni di euro, quindi molto consistente» ha aggiunto parlando in commissione Partecipate al Comune di Milano. Sea ha anche rivisto il piano investimenti 2020: avrebbe dovuto spendere 176 milioni, ma la cifra è stata ridotta del 45 per cento.

E a tremare sono tutti i comuni aeroportuali, 80 al momento in Italia: si devono dividere i 6,4 milioni erogati dallo Stato che corrispondono a un terzo di quello che spetterebbe agli enti stessi, pari a un importo complessivo tra i 18 e i 20 milioni. La crisi, poi, filtra anche dai numeri di Assoaeroporti. I cieli dell’Italia settentrionale hanno perso il 70 per cento del traffico, qualcosa come 160 mila passeggeri al giorno. Milano è nell’occhio del ciclone, ma il cigno nero del virus è entrato nei motori di tutto il sistema. Anche la Save, che gestisce gli scali di Venezia, Verona e Treviso, ha bloccato i dividendi nonostante l’utile netto di 63 milioni registrato nel 2019 e attraverso Assoaeroporti ha chiesto l’intervento del governo per la cancellazione delle maggiorazioni delle imposte (Ires e Irap) e la sospensione del canone concessorio dei gestori aeroportuali e la sospensione dell’addizionale comunale sui diritti d’imbarco. Al Marco Polo, da una media di 32 mila passeggeri al giorno (più di 11 milioni nel 2019) si è passati a meno di un centinaio imbarcati sul volo di Alitalia proveniente da Fiumicino. Con l’aggiunta dei voli commerciali (cargo) di multinazionali come Ups e Dhl che continuano a funzionare anche se in termini ridotti. Intanto, però, i costi fissi (illuminazione, guardiania, manutenzioni varie) continuano a gravare sulle società di gestione che devono garantire, comunque, l’operatività. Il presidente Enrico Marchi ha assicurato che Save è solida, la liquidità c’è e non ci sono esigenze di rientro a breve. Ma gestire il sistema aeroportuale con zero voli sul tabellone richiede sangue freddo. Luci semi-spente, scale mobili ferme, un silenzio surreale. Lo scalo così vuoto non si era mai visto da quando fu posata la prima pietra, 62 anni fa. Venezia senza turisti, bloccati anche gli aeroporti di Treviso, Verona e a Brescia Montichiari, uno degli epicentri lombardi dell’epidemia, la situazione è anche peggiore.

Si fa la conta dei danni, dunque, ma ci si prepara anche alla Fase 2 che richiederà nuovi investimenti: vanno ripensati gli spazi per garantire il distanziamento sociale, servono dispenser di gel igienizzante sempre a portata di mano, vanno potenziate le tecnologie biometriche per tagliare le code. Come sarà la nuova normalità negli aeroporti? A Fiumicino (gestita da Adr) sono già operativi 56 termoscanner per rilevare a distanza la temperatura corporea. A fine febbraio, quando nessuno riusciva a trovarli perché esauriti, Fiumicino aveva quasi 200 dispenser. Oggi sono aumentati e distribuiscono quasi 3 mila litri di gel a base alcolica al mese.

Oggi, però, nello scalo romano il traffico passeggeri è sceso di oltre il 95 per cento ed è nel perimetro minimo, con l’80 per cento delle aerostazioni chiuse; il traffico viene gestito al Terminal 3 e per gli imbarchi c’è solamente il molo B, quello che prima faceva solo i voli nazionali. Attualmente il Leonardo Da Vinci è l’hub logistico per le operazioni di gestione della distribuzione di materiale sanitario strategico. Ciampino invece è stato chiuso. E la Atlantia dei Benetton, che controlla Adr, ha messo in cassa integrazione circa 3 mila dipendenti fino a dicembre con un taglio dello stipendio, in media, del 25 per cento.

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