Prende sempre più le sembianze di una commedia grottesca la vicenda del furto dei gioielli di Napoleone al Museo del Louvre. La nuova gag comica, dopo quella legata alle password che sembrano scelte da un bambino di 10 anni, riguarda i sistemi operativi del museo. Pare che questa bizzarra «parodia di Arsenio Lupin» intenda regalare delle perle ancora più esilaranti e inaspettate. Anche se oramai ci si deve aspettare di tutto.
Sistemi operativi risalenti al giurassico
A svelare l’ennesima figura da cioccolatai è stato il quotidiano francese Libération, il quale ha deciso di spulciare le relazioni interne dell’Agenzia nazionale per la cybersicurezza e del ministero dell’Interno stilate tra il 2014 e il 2017. E ha fatto una scoperta che, se possibile, mette ancora più in imbarazzo la gestione della sicurezza del museo più famoso al mondo. Tenetevi forte. Già, perché dai documenti è emerso che il Louvre utilizzava sistemi operativi antidiluviani come Windows 2000 e Windows XP. E proprio la loro mancata sostituzione con i modelli più attuali avrebbe impedito di aggiornare i programmi di gestione della videosorveglianza, i server e gli ingressi nel museo. Secondo Libération, il problema riguarda almeno otto software di sicurezza del museo.
L’inadeguatezza del sistema di videosorveglianza era stata denunciata già dal capo della polizia di Parigi, Patrice Faure. Durante un’audizione al Senato, quest’ultimo aveva lamentato che «ampie parti del sistema sono ancora analogiche e quindi producono immagini di bassa qualità, più laboriose da analizzare e lente da trasmettere in tempo reale». Per continuare con le comiche, il progetto di ammodernamento era previsto, sì, ma non sarebbe stato pronto prima del 2030. Oltretutto, la licenza per le telecamere di sicurezza del museo era scaduta già da luglio, e ovviamente non è mai stata rinnovata.
Le password più semplici del mondo
Pensavamo di aver raggiunto l’apice dopo la notizia della password di sicurezza della videosorveglianza: «Louvre». E quella di un software di sicurezza sviluppato dall’azienda Thalès, quale pensate che sia? Bravi, avete indovinato! Proprio «Thalès». Geniale, neanche i migliori crittologi francesi ci sarebbero arrivati. Sembra quasi «l’impossibile» codice per sbloccare il telefono «123456». E dire che nel 2014 l’Agenzia nazionale per la cybersicurezza si era raccomandata di utilizzare password più complesse. Evidentemente i responsabili della sicurezza pensavano che la complessità stesse nella semplicità, e quindi non l’hanno cambiata. Libération non concede tregua al Louvre: ha chiesto ora una replica al museo sulle password, ma per il momento silenzio stampa. Non è dato sapere se i responsabili le abbiano cambiate, o se puntino sulla mossa a sorpresa di tenere sempre le stesse.
Dunque pensavamo non si potesse andare oltre, ma con la gag di Windows 2000 e Windows XP si sono superati. Chissà quali nuove esilaranti scenette da cabaret ci regaleranno, questi comici mancati. Ah, nel frattempo, ovviamente, dei gioielli nessuna traccia. Non avevamo dubbi.
