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Garlasco, niente Dna maschile sul tappetino del bagno e sulle scale: «Il sangue è di Chiara»

Garlasco, niente Dna maschile sul tappetino del bagno e sulle scale: «Il sangue è di Chiara»

Il sangue sul tappetino del bagno e sulle scale della villetta di Garlasco è solo di Chiara Poggi: le nuove analisi disposte nell’inchiesta bis confermano l’assenza di Dna maschile. Intanto un testimone rompe il silenzio: “Nel canale di Tromello trovai uno zaino con attrezzi e scarpe a suola pallinata, taglia 44”.

È il sangue di Chiara Poggi quello rinvenuto sul frammento del tappetino del bagno della villetta di Garlasco e in due punti delle scale che portano al piano interrato, dove il 13 agosto 2007 la giovane venne trovata priva di vita. A confermarlo sono le nuove analisi disposte nell’ambito dell’incidente probatorio nell’inchiesta bis avviata dalla Procura di Pavia. Le perizie genetiche, condotte dai consulenti di parte, confermano i risultati ottenuti 18 anni fa e non rilevano alcuna traccia maschile.

Anche i tamponi autoptici eseguiti sul corpo della vittima restituiscono un unico profilo genetico: quello della stessa Chiara. Dal segmento pilifero recuperato tra i rifiuti, invece, non è stato possibile ricavare alcun risultato utile.

Il racconto del muratore: «Scarpe a pallini e attrezzi da lavoro nello zaino»

Un nuovo potenziale elemento arriva ora dalla testimonianza del muratore nordafricano che nel 2018 trovò uno zaino nella roggia di Tromello. In un’intervista al settimanale Gente, l’uomo racconta che all’interno del borsone — poi consegnato ai carabinieri il 14 maggio scorso — non vi erano soltanto attrezzi da lavoro compatibili con un possibile oggetto contundente, ma anche un paio di scarpe con la suola a pallini.

Secondo quanto riferito, le calzature non sarebbero state conservate perché non della sua misura: “Non mi sarebbero andate bene: io ho il 42, quelle erano un 43, 44”. Il testimone sostiene però di avere conservato altro materiale utile e di essere pronto a presentare “le prove” alla magistratura.

Il dettaglio della suola “a pallini” riporta immediatamente alla memoria l’impronta ematica trovata accanto al corpo di Chiara Poggi, una traccia da sempre oggetto di discussione nel processo che ha visto condannato Alberto Stasi. La misura del 42 — che Stasi calza — è stata negli anni contestata da diverse perizie, le quali ne avrebbero messo in dubbio la compatibilità con quella specifica impronta. La difesa di Stasi, invece, ha sempre sostenuto che quella traccia corrisponderebbe piuttosto alla taglia 44, ovvero quella che calzerebbe Andrea Sempio, unico indagato nell’inchiesta bis.

Lo zaino, come riferisce il muratore, fu trovato nel 2018 durante la pulizia del canale nei pressi di Tromello, ma venne conservato nel suo deposito fino al sopralluogo effettuato dai carabinieri lo scorso 14 maggio. La decisione di consegnarlo sarebbe nata dopo aver appreso del racconto di Gianni Bruscagin, testimone che ha recentemente riferito di aver visto, proprio il giorno dell’omicidio, Stefania Cappa — altra persona mai formalmente indagata — entrare nel cortile della casa della nonna con un borsone voluminoso.

“Durante la pulizia del canale, ho trovato molta spazzatura. E anche uno zaino militare aperto, ormai consumato, e alcuni attrezzi da lavoro”, ha dichiarato il muratore a Gente. “Un attizzatoio, un’ascia e la testa di un martello, mentre il manico si era ormai staccato. Li ho messi da parte nel mio deposito in caso mi tornassero utili”. Oltre agli attrezzi, nello stesso zaino sarebbero state presenti anche le scarpe numero 44, di cui però si sarebbe poi liberato per via della misura.

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