Nel caso Garlasco, spunta un elemento che potrebbe riscrivere l’intera storia. A distanza di quasi 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la nuova perizia disposta dalla Procura di Pavia accende i riflettori su un dettaglio finora inedito: accanto al corpo della vittima sarebbe stata rinvenuta un’impronta della mano di Andrea Sempio. La notizia, rilanciata dai social del Tg1, riapre scenari inattesi su uno dei delitti più controversi della cronaca italiana.
Nel dettaglio, si tratta di un’impronta palmare che, all’epoca delle prime indagini, non venne associata a nessun soggetto. Classificata come “numero 33” nella documentazione redatta dai carabinieri del Ris all’interno della villetta di via Pascoli a Garlasco, quell’impronta – secondo la Procura di Pavia e come riportato anche da un’indiscrezione del Tg1 – apparterrebbe proprio ad Andrea Sempio, oggi nuovo indagato per l’omicidio di Chiara Poggi.
A collegare il 37enne all’impronta è una consulenza tecnica disposta dai magistrati coordinati dal procuratore Fabio Napoleone, nell’ambito delle indagini condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri di Milano. Sono stati proprio gli investigatori dell’Arma a prelevare e confrontare il reperto con le impronte di Sempio, evidenziando un possibile legame con la scena del crimine. Un riscontro che, insieme al profilo genetico su cui è ancora in corso un incidente probatorio, rafforzerebbe – secondo gli inquirenti – la presenza del giovane sul luogo dell’omicidio.
L’impronta in questione si trova sul muro della scala che conduce alla taverna dell’abitazione dei Poggi, il luogo dove l’assassino ha trascinato e abbandonato il corpo di Chiara dopo averla uccisa. All’epoca, quella traccia venne giudicata «di nessuna utilità» dagli investigatori, poiché non risultava associabile a nessuna delle persone allora coinvolte nell’inchiesta.
Oltre all’impronta palmare che la Procura di Pavia attribuisce ad Andrea Sempio, sono state rilevate altre tracce: un’impronta del pollice destro di Marco Poggi, fratello della vittima, quattro impronte appartenenti al capitano Gennaro Cassese dei carabinieri di Vigevano, intervenuto sulla scena del crimine, e altre 19 impronte che non sono mai state attribuite a nessuna persona. La nuova perizia disposta dalla Procura è stata effettuata analizzando fotografie dei reperti, permettendo così di individuare con maggiore precisione i dettagli finora trascurati.
Dell’impronta individuata sul muro si parla nella perizia agli atti dell’inchiesta, che – secondo quanto trapela – è stata anche al centro dell’interrogatorio odierno di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per il delitto.
Tre erano gli interrogatori previsti: quello di Stasi, che si è appena concluso, quello di Marco Poggi e quello di Andrea Sempio, che invece non si è mai tenuto. A spiegarne il motivo è l’avvocato di Sempio, Massimo Lovati: «Atto nullo, lo abbiamo comunicato alla procura. L’invito non conteneva l’avvertenza alla lettera D dell’articolo 375 del codice di procedura penale». La lettera D impone infatti che l’indagato sia informato della possibilità che il pubblico ministero ordini l’accompagnamento coatto in caso di mancata presentazione.
L’interrogatorio di Sempio era previsto per le 14, insieme a quello di Alberto Stasi e a quello di Marco Poggi, fratello della vittima, sentito a Mestre.
Nel frattempo, l’altra avvocata di Sempio, Angela Taccia, ha affidato ai social il suo commento, con un tono polemico e criptico: «Guerra dura senza paura. CPP we love you», accompagnando la frase con l’emoticon di una tigre e un cuore blu – riferimento al Codice di Procedura Penale e al presunto vizio di notifica. In un altro post ha scritto: «Lascia che l’oceano ti insegni che puoi essere sia calmo che caotico, gentile e forte».
Alberto Stasi invece si è presentato in tribunale entrando da un ingresso secondario, senza mai uscire dalla vettura. «Alberto non conosceva Sempio, assolutamente. Adesso andiamo a spiegare tutto ai magistrati», ha dichiarato il suo difensore, Antonio De Rensis, prima dell’audizione. Al termine dell’interrogatorio, durato quasi due ore e mezza, l’avvocato ha dichiarato: «Ha risposto a tutte le domande degli inquirenti». E ancora: «Non posso dire nulla, c’è un’indagine in corso, siamo molto soddisfatti». Poi ha aggiunto: «Dal primo giorno dico che ho fiducia in chi sta indagando».
De Rensis ha poi commentato così il riaprirsi del caso: «Non so se riscriveremo questa storia, so che la stiamo ridisegnando. Adesso vediamo questo disegno dove ci porterà, però c’è molta fiducia e molto rispetto per l’operato della magistratura che non credo operi sulla base di un’idea, come ho sentito, né tantomeno su tesi strampalate». E ha concluso: «Credo che sia un’indagine molto razionale, molto seria. Rispetto tutte le indagini, quelle del passato e quelle di adesso. Ci sono dei buchi in quelle del passato. Noi stiamo lavorando sperando di poter dimostrare che i fatti sono andati in maniera diversa, ma noi siamo spettatori. Questa è un’indagine della procura e noi la rispettiamo».
Ora l’attenzione si sposta sulla puntata de Le Iene in onda questa sera, durante la quale sarà trasmessa l’intervista integrale al supertestimone che ha contribuito a riaccendere i riflettori sul caso. Proprio grazie alle sue dichiarazioni, gli inquirenti hanno orientato le ricerche verso Tromello, un comune della Lomellina, in provincia di Pavia, dove in un canale sono stati ritrovati tre oggetti potenzialmente compatibili con l’arma del delitto: un attizzatoio, una mazzetta da muratore e la testa di un’ascia.