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Con l’amministrazione Trump cresce il ruolo di AmCham Italy

Con l’amministrazione Trump cresce il ruolo di AmCham Italy

L’amministrazione Trump ha riportato al centro del dibattito globale il tema delle barriere commerciali e delle asimmetrie regolatorie che penalizzano le imprese statunitensi all’estero. In questo contesto, il ruolo di AmCham Italy – da oltre 110 anni ponte tra Italia e Stati Uniti – diventa ancora più strategico per assicurare che il corridoio transatlantico resti solido, competitivo e libero da ostacoli invisibili. Ed è proprio in un momento così complesso che questa istituzione, presieduta da Stefano Lucchini e che raggruppa 630 grandi aziende presenti in tutti i settori, svolge appieno il suo ruolo di mediazione e di punto di riferimento nella community italo-americana. Il suo impegno è duplice: da un lato, proteggere le imprese da eccessi regolatori e distorsioni di mercato; dall’altro, evitare derive ideologiche che rischiano di compromettere i rapporti economici bilaterali. «Dal mio insediamento alla guida dell’Area Advocacy, nel settembre 2024, abbiamo lavorato per ampliare il raggio d’azione dei nostri 13 comitati tematici, veri e propri laboratori di policy in cui oltre 300 manager e esperti di 100 aziende leader – tra cui Microsoft, Boeing, BlackRock, 3M, McDonald’s, Pfizer, Intesa Sanpaolo, Enel, Prysmian, Snam e Generali – condividono esperienze e formulano proposte concrete» sottolinea Aaron Pugliesi, direttore dell’Area Advocacy. «Si tratta di comitati che nascono per rispondere a delle esigenze concrete dei nostri associati, come nel caso di quello dedicato all’Intelligenza artificiale, tecnologia fondamentale che presenta dei nodi che vanno affrontati ora».

Un altro esempio rappresentativo è il dialogo avviato con l’Agenzia italiana del farmaco per favorire una maggiore armonizzazione tra le priorità dell’Agenzia e i programmi di investimento delle aziende farmaceutiche statunitensi, leader mondiali nella ricerca e nei farmaci innovativi. In un momento in cui i rapporti tra Italia e Stati Uniti sono al loro massimo, con il nostro Paese interlocutore privilegiato, politicamente stabile e benvoluto oltreoceano. E questo nonostante la politica dei dazi di Washington stia penalizzando anche Roma. «I dazi hanno un impatto su tutti però sono parte dell’economia da sempre» continua Pugliesi. «Il loro impiego massiccio ha aumentato l’attenzione da parte delle aziende e per questo ci siamo mobilitati per fare chiarezza, occupandocene quotidianamente. Comunque, dal nostro punto di vista, non ci pare abbiano provocato grandi stravolgimenti, ma semplici aggiustamenti nella catena di approvvigionamento. Sostanzialmente le aziende hanno riorganizzato alcuni passaggi della loro produzione, della loro organizzazione o del mix, trasformando gli ostacoli in opportunità».

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