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Che caos questa campagna elettorale

Che caos questa campagna elettorale

Tanta confusione, tanti messaggi, tanti bluff, pochi contenuti al punto che rischiamo di toccare il fondo – Lo Speciale Elezioni 2013 –

Anni di governo e di polemiche tra destra, centro e sinistra, tra Quirinale e Palazzo Chigi, tra Monti, Bersani e Berlusconi, poi il ciclone finanziario, economico, le avventure e disavventure del lavoro, dell’istruzione, della produzione industriale, le guerre (sì, anche quelle), il moltiplicarsi dei processi e il fiorire della corruzione. Fiorito, Penati, Lusi e Formigoni. Il Monte dei Paschi e Finmeccanica, lo spread, le promesse, i  fallimenti, gli errori dei tecnici, insomma tutto quello che abbiamo vissuto e sofferto alla fine si concentrerà nella scelta di un secondo, conterà meno dell’emozione di un momento, dell’umore con cui ci alzeremo la mattina del voto.

Potremmo non avere ancora preso la decisione, la nostra scelta potrebbe formarsi dentro la cabina elettorale, la matita esser guidata da uno scatto di rabbia oppure da un’idea maturata pian piano e confermata solo all’ultimo, davanti alla scheda. E più dei programmi conterà il messaggio che sarà riuscito a passare nelle teste attraverso i media.

La strategia dell’assenza televisiva di Grillo (che però è più che mai presente su Internet e nelle piazze). La strategia della presenza televisiva e della promessa di liberazione dal fisco di Berlusconi, soprattutto attraverso il martellamento in tv prima dei vincoli assurdi della par condicio. La strategia del silenzio e della serenità di Bersani che alla partenza vantava un vantaggio quasi insuperabile ma si è via via esposto al rischio di perdere e apparire patetico sul filo del traguardo (sereno, forse, lo è stato davvero soltanto finché non è esploso lo scandalo del Monte dei Paschi e Berlusconi e Grillo non hanno cominciato a soffiargli sul collo). Poi la strategia del sopra le righe choc di Monti, l’ex professore gelido a caccia d’una nuova vita che inseguendo forse i consigli di guru americani alieni alle dinamiche illiberali della finta democrazia italiana, ingiuria gli avversari e adotta cagnolini. La strategia del grillo solitario di Giannino e quella della responsabilità penitenziale (nostra) di Casini. La strategia della crociata moralista e ideologica dei pm comunisti alla Ingroia. E ancora, la narrazione poetica dei diritti di Vendola

La televisione ha dimostrato di contare eccome, per Berlusconi che l’ha battuta palmo a palmo come per Bersani che non ha potuto farne a meno dopo averla snobbata senza risultato, per Grillo che l’ha usata con genio disertandola apposta per occuparla di fatto nei programmi e nei Tg, e per Monti che è diventato la caricatura del proprio Ego diviso, nonno d’Italia austero e forse cinico che per conquistare il cuore di figli e nipoti (e i loro voti, che non ha mai avuto) accetta di indossare jeans strappati e fumare marijuana.

Mai come in queste elezioni il messaggio è stato più importante del suo contenuto. Anzi, il contenuto è stato il messaggio. E mai come in queste elezioni ciascuno ha giocato la carta del bluff non avendo altro in mano.

Berlusconi ha attaccato Monti dopo essere stato costretto a sostenerlo per un anno. Bersani ha evitato in tutti i modi possibili di esprimere un’idea che fosse una, forse per paura di sbagliare davanti agli elettori o deludere qualcuna delle tante e variegate teste con cui nella migliore delle ipotesi (per lui) dovrà allearsi per governare. Monti ha spergiurato su una politica opposta a quella cocciutamente perseguita fino al giorno prima di scendere (altro che salire) in politica. Grillo invece ha puntato tutto sul carisma, sulla protesta e la novità, sul mistero e l’assenza di risposte a domande inesistenti e non gradite, sull’urlo e la rivolta con un programma che nelle sue stesse parole si riduce a un punto: “mandarli tutti a casa”.

Il risultato di questo ciclone emotivo che prende tutte le direzioni possibili non potrà che essere un Parlamento caotico e di vita breve. E c’è chi pensa che votare Grillo serva proprio a questo: accelerare il passaggio alla Terza Repubblica perché un Parlamento paralizzato dall’invasione dei 5 Stelle e nel quale le forze “responsabili” saranno frammentate e troppo deboli non potrà dare all’Italia un esecutivo, tanto meno stabilità, neppure sotto ricatto dell’Europa. Forse, la schizofrenia mediatica di questa campagna elettorale ben si concilia con la necessità per tutti noi di andare ancora più giù fino a toccare il fondo. E solo dopo, ancora dopo, sempre dopo, risorgere.    

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