L’incertezza regna sovrana, e tutto l’affaire “aspartame” suona contraddittorio.
Il dolcificante, presente in circa 6.000 prodotti di uso alimentare e bevande di consumo praticamente quotidiano come dentifrici, bibite, chewing-gum e caramelle, è stato dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità “potenzialmente cancerogeno”.
Nello stesso tempo, però, il comitato Fao-Oms Jecfa ( un gruppo congiunto di esperti FAO/OMS che si occupano di additivi alimentari) lo indica come sicuro, se ci si attiene a quella che dal 1971 è la dose massima giornaliera consentita, e cioè 40 milligrammi per kg di peso: tradotto, sarebbe l’equivalente di circa 12 lattine di bibite, quantitativo francamente difficile da raggiungere.
Come regolarsi, dunque?
In un articolo di “Nature”, Mary Schubauer-Berigan, della IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) di Lione spiega che l’alert è più che altro un invito “alla comunità dei ricercatori per cercare di chiarire e comprendere meglio il rischio cancerogeno, che può o meno derivare dal consumo di aspartame”. La decisione di diramare un allerta deriva da studi -che hanno preso in considerazione il consumo di bevande dolcificate in maniera artificiale- effettuati sia sui roditori che sulle persone, al fine di esaminare le possibilità di correlazione tra il consumo di aspartame ad alcuni casi di cancro al fegato.
Il problema, però, sta nel fatto che non è semplicissimo circoscrivere i suoi effetti, dato che il dolcificante “incriminato” viene consumato assieme ad altre componenti, e considerando il fatto che –sempre citando “Nature”- il prodotto una volta arrivato nel nostro organismo, si scompone in tre metaboliti: fenilalanina, acido aspartico e metanolo: “Queste tre molecole si trovano anche in seguito all’ingestione di altri alimenti o bevande” ha spiegato Francesco Branca, direttore del Dipartimento di Nutrizione e Sicurezza Alimentare dell’OMS.
Questo rende di fatto impossibile rilevare l’aspartame nelle analisi del sangue, creando di fatto un enorme ostacolo per la capacità di ricercatori e clinici di comprendere gli effetti sull’organismo umano. Il metanolo, peraltro, è di per sé cancerogeno, ma la quantità rilasciata dall’aspartame quando si scompone risulta totalmente irrilevante.
Lo stesso Francesco Branca, durante una conferenza stampa tenutasi il 12 luglio a Ginevra, ha quindi dichiarato che “Non ci sono prove convincenti da dati sperimentali o umani che l’aspartame abbia effetti avversi dopo l’ingestione, entro i limiti stabiliti dal precedente comitato”.
L’aspartame, che è circa 200 volte più dolce dello zucchero, ma ha le stesse calorie ed è per questo tuttora molto utilizzato nelle diete dimagranti, venne “scoperto” come dolcificante nel 1965 dal chimico James Schlatter, ed è oggi il più diffuso al mondo.
Nonostante la sua enorme diffusione lo renda di fatto quasi impossibile da evitare, è bene sapere che anche il farmacologo Silvio Garattini, parlando all’agenzia Adnkronos, ha parlato di “contraddittorietà” nelle dichiarazioni di OMS, dicendo che anche solo l’uso della definizione “potenzialmente cancerogeno” è molto equivoco e lascia incertezza. Nel frattempo, il fondatore dell’istituto farmacologico “Mario Negri” invita comunque a consumarne il meno possibile, auspicando “ulteriori ricerche per chiarire definitivamente” gli effetti del dolcificante sulla salute e auspica che sulle etichette dei prodotti venga indicato con il nome di aspartame, anziché con la sola sigla di E951.
Sigla alla quale, da ora in poi, faremmo bene a prestare più attenzione.
