Android vs iPhone: l'importanza della batteria
Da un lato l’iPhone 6S, dall’altro il Blue Studio Energy 2. Due mondi paralleli, destinati a non incontrarsi mai
Le persone con un iPhone proveranno mai la gioia di rientrare a casa la sera e non dover ricaricare il proprio cellulare? No, probabilmente no. Apple ha chiarito da che parte sta se si tratta di scegliere tra design e autonomia quando ha dovuto ridurre le dimensioni della batteria del suo ultimo iPhone 6S, rispetto al precedente iPhone 6, per “colpa” del 3D Touch che richiede uno strato ulteriore al di sotto del display con conseguente aumento di peso. Una peculiarità che ha spinto Cupertino a tagliare di qualche millimetro il modulo, portandolo da 1.810 mAh a 1.715 mAh.
Record di autonomia
In termini pratici cambia ben poco ma è innegabile che la preoccupazione di Tim Cook non sia quella di costruire un dispositivo che faccia della durata la sua caratteristica principale. L’esatto contrario di quanto fatto da Blu Products, azienda statunitense che ha presentato qualche giorno fa due nuovi smartphone, lo Studio Energy 2 ed Energy X. Non si tratta certo di un marchio conosciuto ma ne parliamo perché i modelli appena svelati detengono un vero record in quanto a capacità della batteria: 5.000 mAh per lo Studio Energy, 4.000 mAh per l’Energy X.
Design curato
Saranno due mattoni direte voi, e invece no perché il loro spessore è di soli 10 millimetri, quasi 4 in più dell’iPhone 6S è vero, ma con un’autonomia tre volte maggiore. E, stando alle specifiche tecniche, non sono poi così male: schermo da 5 pollici Super Amoled, processore MediaTek quad-core da 1.3 GHz, 1.5 GB di RAM e 16 GB di memoria interna, espandibile tramite microSD. Certo nulla di paragonabile ai recenti melafonini o Galaxy ma per 179 dollari non si può davvero chiedere di meglio. Per ora in vendita solo negli USA.
La batteria, questione di volontà
L’arrivo dei due Energy è interessante non tanto per i dispositivi in quanto tali, che si piazzano nella fascia media di mercato, quanto per il fatto che entrambi montano una batteria in formato maxi che non stravolge aspetto ed estetica dei prodotti. Sul modello Studio Energy 2 c’è addirittura il supporto alla ricarica veloce, che in 20 minuti dona fino ad 8 ore di conversazione extra; non male per uno smartphone che già di suo permette 3 giorni di vita con un solo ciclo di ricarica. Il tutto in uno chassis che toglie di mezzo la plastica per sposare un telaio elegante completamente in alluminio. La domanda è: perché Apple, Samsung e il resto non riescono a fare lo stesso?
Problema di spazi
Rispondere non è semplice ma molto, come nel caso del 3D Touch, dipende dall’introduzione di nuove tecnologie che richiedono spazi dedicati all’interno dell’hardware. Che si tratti di uno strato aggiuntivo o del chip di pagamento (ad esempio Samsung Pay), è chiaro che una batteria intera non può essere “spalmata” lungo tutta la superfice posteriore del telefono anche perché durante l’utilizzo potrebbe scaldare parecchio, una conseguenza che non avendo tra le mani uno Studio Energy 2 non si può ancora verificare. Tuttavia la linea tracciata da alcuni produttori Android è chiara: si possono costruire battery phone di tutto rispetto senza tralasciare caratteristiche e funzionalità di spessore. Quando la tecnologia permetterà di applicare il teorema anche ad altri dispositivi allora potremo lasciare a casa lo zaino dedicato ai caricabatteria.