Ormai è ufficiale, il Papa ha deciso: il 27 aprile, seconda domenica di Pasqua (domenica della “Divina misericordia”, ricorrenza cara a Giovanni Paolo II), il “Papa polacco” e il “Papa buono”, saliranno insieme sugli altari.  Forse non era esattamente quello che si attendeva la Chiesa in Polonia e in particolare il cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia ed ex segretario di Wojtyla, che auspicavano una canonizzazione solo per Wojtyla. Ma Papa Francesco ha voluto fare in questo modo, senza neppure attendere il riconoscimento di un secondo miracolo per Giovanni XXIII. Una soluzione volta a trovare un equilibrio tra le due figure: il pontificato “carismatico” di Wojtyla e quello “pastorale” di Roncalli. Non è un mistero che Papa Francesco si senta più vicino alla figura del “Papa buono” rispetto a  quella del polacco. Canonizzando entrambi indica una strada alla Chiesa chiamata a valorizzare l’eredità dei due Papi proprio mentre si appresta a varare una radicale riforma delle sue strutture, della sua organizzazione, ma anche del suo stile e del suo linguaggio nel mondo.