G8 di Genova: perché l'Italia è stata di nuovo condannata dalla Corte Europea

ANSA / FILIPPO MONTEFORTE
La scuola Diaz a Genova dopo la perquisizione compiuta da polizia e carabinieri, in una immagine del 22 luglio 2001
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Militanti del Genoa Social Forum fronteggiano i carabinieri al termine della perquisizione compiuta da polizia e carabinieri nella scuola Diaz a Genova il 21 luglio 2001
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Agenti di polizia davanti al cancello della scuola Diaz di Genova il 21 luglio 2001

Maltrattamenti, torture e uso incontrollato di violenza; punizioni inadeguate per i responsabili; leggi inadatte a punire la tortura: sono questi i tre elementi sui quali poggia la nuova condanna della Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo, in relazione ai fatti avvenuti nella scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001.

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Sentenza alla mano, i giudici hanno stabilito che i manifestanti sono stati torturati con sofferenze psichiche e fisiche gravi per la natura particolarmente crudele dei maltrattamenti da parte della polizia, che non ha risparmiato i manifestanti sdraiati o con le mani alzate, e malgrado non avessero commesso alcun atto di violenza o di resistenza agli agenti.

Hanno sentenziato, inoltre, che i responsabili delle torture e dei maltrattamenti disumani vietati dell'articolo della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, non sono stati puniti adeguatamente.

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La Corte ha anche ribadito l'accusa all'Italia di non essersi dotata di una legge che punisca la tortura e quindi in grado di prevenire gli questo di tipo di atti da parte delle forze dell'ordine.

Già nell'aprile 2015, la Corte di Strasburgo aveva condannato l'Italia per quella che fu definita da un ex vicequestore come "una macelleria messicana", in cui furono feriti 61 manifestanti.

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