yacht oligarchi russi
(Ansa)
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Non solo ville e yacht: tutti gli investimenti degli oligarchi russi in Italia

Ville, vigneti, hotel, spiagge, resort, partecipazioni in grandi aziende e quote azionarie in imprese chiave. Una buona fetta dell’economia del lusso italiana si regge sui soldi dei grandi oligarchi russi che amano il nostro paese e dai noi investono e spendono.

Non chiamateci “oligarchi”

A loro, però, l’appellativo “oligarca” non piace. Preferiscono farsi chiamare magnati, o come si definisce Alisher Usmanov “filantropi”. Usmanov - che, tra le altre cose, è proprietario del quotidiano Kommersant, comproprietario del secondo operatore di telefonia mobile russo, MegaFon, e del gruppo Mail.Ru la più grande società internet del mondo russofono per un patrimonio personale di 19,3 miliardi di dollari - ha addirittura ricevuto l’ordine al merito della Repubblica italiana per il suo contributo a cultura, arte e sviluppo del nostro Paese.

Il caso Usmanov

Il magnate in Sardegna trascorre 3, 4 mesi l’anno e il suo amore smisurato per l’isola si è tradotto – durante l’emergenza Covid – in una donazione da un milione di euro definita da Usmanov “il mio umile contributo alla battaglia contro il Covid”.

Non solo: il nome di uno degli uomini più fidati di Putin è legato al restauro della Sala degli Orazi e Curiazi ai Musei capitolini di Roma dell’Ambasciata italiana a Mosca e di Villa Berg. Mecenati, filantropi che – fino a ora – venivano accolti col tappeto rosso in Italia.

Il ricco turismo russo, del resto, vale – solo in Sardegna – circa 80 milioni di euro a stagione cui si aggiungono i soldi spesi per feste, ormeggi, catering e musica.

Usmanov in particolare negli anni ha tenuto feste faraoniche nelle sue proprietà in Sardegna ora confiscate dalla Guardia di Finanza in ottemperanza al provvedimento UE contro i “nemici della pace”.

Nell’ultima settimana l’oligarca, infatti, si è visto confiscare, fra le altre cose, la mastodontica residenza da 17 milioni di euro in Costa Smeralda sul golfo del Pevero. Usmanov, che è anche cittadino onorario di Arzachena, aveva già subito nei giorni scorsi il sequestro del suo yacht che si trovava in Germania.

Nel testo delle sanzioni l’Ue si legge che Usmanov “si è schierato agendo per conto del presidente Putin e ha risolto i suoi problemi di affari. Secondo i Fincen files ha pagato 6 milioni di dollari all'influente consigliere di Vladimir Putin, Valentin Yumashev. Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia ed ex presidente e primo ministro della Russia, ha beneficiato dell'uso personale di residenze di lusso controllate dal signor Usmanov. Pertanto ha attivamente sostenuto materialmente o finanziariamente i decisori russi responsabili dell'annessione della Crimea e della destabilizzazione dell'Ucraina”. Un ritratto molto differente dal benefattore cui l’Italia voleva credere. Come lui ce ne sono tanti.

In Italia 2.500 aziende fanno capo a Mosca

Nomi noti che, in questi giorni, circolano sui giornali tra sequestri di maxi proprietà, mega yacht e ville di lusso.

Accanto a loro, però, esiste un esercito di ricchi russi che, a macchia di leopardo, ha interessi e capitali partecipati in Italia. Persone che preferiscono rimanere nell’ombra per risalire alle quali bisogna spesso incrociare dati e nomi che – alla fine dei conti – riconducono a Mosca.

Stando ai dati elaborati da Infocamere, la società dei servizi digitali delle Camere di Commercio, nelle aziende italiane ci sono ben 8.622 cariche ufficiali ricoperte da persone nate in Russia.

Le società di capitale controllate interamente da soggetti russi sono invece circa 500, mentre quelle con azionisti di altre nazionalità, ma gestite da russi sono 2.500.

Piccoli nomi e grandi aziende che, grazie al denaro russo, danno da mangiare ai lavoratori italiani.

E’ il caso del colosso petrolifero Lukoil che amministra la raffineria siracusana Isab. Sempre Lukoil poi possiede la casa vinicola astigiana Gancia e l'impianto per la produzione di alluminio Eurallumina di Portovesme.

Dove investono i russi in Italia

Nel complesso, secondo i dati, le attività preferite dai russi d'Italia ruotano intorno al commercio, sal ettore immobiliare e ai servizi, soprattutto quelli legati al turismo di lusso.

In Costa Smeralda i fratelli ceceni Musa e Mavlit Bazhaev (che hanno accumulato miliardi di dollari con l’es trazione di gas e petrolio e con le miniere di platino) hanno acquistato il Forte Resort Village a Santa Margherita di Pula. Il resort è stato rilevato qualche anno fa da Idea Fimit per 180 milioni. L’anno precedente i fratelli ceceni avevano rilevato la gestione da Mita Resort di Emma Marcegaglia.

Sempre nel settore alberghiero gli interessi dei russi spaziano dalla Sardegna alla Toscana passando per Veneto, Lombardia o Trentino.

E’ a partecipazione russa, ad esempio, il Grand Hotel Villa Feltrinelli sul lago di Garda che è stato acquistato alcuni anni fa dal gruppo Renova, che fa capo al magnate russo Viktor Vekselberg e si occupa di investimenti nel settore delle materie prime (alluminio e petrolio), energia e telecomunicazioni. Igor Makarov sarebbe invece il proprietrio di Villa Bober, a Desenzano del Garda e di decine di ville di lusso sul Lago di Garda.

Grandi frequentatori delle Terme venete, i russi sono arrivati anche ad Abano, nel Padovano, dove almeno due hotel sono stati comprati dalla V Hotels, il Première e il President, anche se si vocifera siano molti di più e tutti facenti capo a un gruppo di investitori dell’Est Europa guidati da un avvocato russo, Andrey Dimitrov.

Victor Kharitonin, magnate del settore famaceutico, possiede la stragrande maggioranza degli hotel di lusso di Cortina D’Ampezzo e ha investito moltissimo in Franciacorta.

Dagli hotel al vino

Altro settore molto amato dai russi è, infatti, quello del vino. Di Gancia si è già detto, ma non è l’unica azienda vinicola a partecipazione russa.

Kharitonin, che è anche socio di Roman Abramovich, nonché proprietario del circuito del Nurburgring in Germania, possiede il 95% della cantina Monzio Compagnoni di Adro, in Veneto. Di recente Kharitonin sarebbe entrato anche nella Cornaletto, sempre di Adro.

Le colline del Prosecco, sono state scelte per i suoi investimenti da Vasily Dragan, definito il re russo degli spumanti. In Toscana invece, a Bolgheri, vigneti e una cantina sono entrati nel mirino di Konstantin Nikolaev.

Ovunque vadano i russi hanno sempre portato denaro, investimenti e migliorie e l’Italia ora dovrà fare i conti con la (doverosa) assenza di questi capitali.

Anche in Toscana i russi hanno sempre amato investire.

L’Italia che parla russo

La Maremma, dopo la Versilia, attrae molti miliardari russi che comprano ville, soprattutto all’Argentario, tenute agricole per milioni di euro, agriturismi, alberghi e stabilimenti balneari. Nel 2014 e fino a novembre del 2018, primo azionista dell’aeroporto di Grosseto è diventato la Ilca, una Srl di Firenze che possiede il 35,26% di Seam.

Per capire chi è il proprietario bisogna riavvolgere il nastro degli interessi di capitale che volano da un paradiso offshore all’altro. Il 100% della Ilca, infatti, appartiene a una società di Nicosia, la Plutoworld Limited. Da lì si risale fino a Mosca, alla Aeon Infrastructure, il proprietario è Roman Trotsenko, 51 anni, magnate che in Russia controlla 14 aeroporti.

Riportano a Cipro anche gli affari di Ljubov Orlova, nata a Mosca nel 1972. Lei è la presidente del consiglio di amministrazione della società che gestisce il Don Diego, un albergo quattro stelle che si affaccia sull'isola Tavolara, due piscine a pochi passi dal mare e la spiaggia privata in una baia incantevole. Il suo capitale azionario riporta a una società di Cipro, tradizionale e riservato punto di transito dei capitali russi che fino a ieri affluivano in Italia.

Anche Roustam Tariko, re della Vodka, ha interessi e proprietà in Sardegna. Oltre a essere cittadino onorario di Olbia Tariko posside Villa Minerva a Porto Rotondo (ora confiscata) che comprò nel 2006 per 15 milioni.

Una mappatura complessa

La geografia dei russi in Italia è labirintica e articolata e inizia oggi a venire a galla grazie alla mappatura che la Guardia di Finanza sta effettuando per venire a capo dei capitali che vanno sequestrati in ottemperanza alle normetive UE.

Al momento i beni bloccati in Italia dei ricchi oligarchi russi ammontano a circa 1 miliardo di euro.

Tra le prime “vittime” delle confische delle fiamme gialle c’è Alexei Mordashov - considerato da Forbes l’uomo più ricco di Russia – cui è stato sequestrata un’imbarcazione del valore di 65 milioni di euro, che si trovava ormeggiata nel porto di Imperia. Sempre le Fiamme Gialle hanno posto i sigilli a una villa del valore di 3 milioni di euro in provincia di Lucca di proprietà di Oleg Savchenko che è anche amministratore delegato del colosso della siderurgia Severstal. In Italia aveva investito sull’acciaieria di Piombino, ex Lucchini.

I beni (già) confiscati

Il secondo blitz ha colpito invece la residenza Villa Lazzareschi che si trova nel comune di Capannori (Lucca) di proprietà di Oleg Savchenko.

Beni congelati a Sanremo per Gennady Timchenko, proprietario di Volga Group: il suo yacht da 52 metri è stato confiscato dalla GdF. Il suo valore è di 50 milioni di euro.

Spiccioli in paragone aLady M, imbarcazione di 65 metri dell’oligarca russo Alexei Mordashov (presidente di Severstal): ormeggiata nel porto di Imperia, vale 65 milioni di euro.

Congelate anche le ville sul lago di Como di Vladimir Soloviev, presentatore della tv pubblica russa, noto per le sue arringhe anti-occidente e contro i gay, volto della propaganda del Cremlino che dopo l’annuncio delle sanzioni si mise a piangere in tv per il fatto che avrebbe dovuto rinunciare alle sue dimore italiane

È invece di Petr Aven la villa di Porto Rafael confiscata dai finanzieri. La dimora è già nota alle cronache per la morte di Elena Aven, 57 anni, moglie del magnate russo che ebbe un malore mentre nuotava a due passi dalla villa.

È stimata circa 3 milioni di euro invece la seicentesca 'Villa Lazzareschi', sulle colline di Capannori, in provincia di Lucca, del magnate russo Oleg Savchenko.

Chiudono il cerchio – al momento - il veliero di Trieste alto quanto un palazzo di otto piani di proprietà di Melnichenko e Uno yacht che si trova a Marina di Carrara che potrebbe invece appartenere, secondo il NYT, proprio a Vladimir Putin. L'imbarcazione è lunga 140 metri, pesa 10 tonnellate e vale almeno 700 milioni di dollari.

Richiesta di rettifica

Riceviamo e pubblichiamo come richiesto da Dkc Europe:

«L'azienda non ha alcuna relazione con Lukoil, come in maniera errata comparso nella prima stesura dell'articolo (parte rimossa da Panorama ndr)»

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