P.Naderi tra gli studenti di Kabul
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I versi del poeta Naderi tra gli studenti di Kabul

Ha portato una ventata di aria fresca nei circoli letterari afgani, usando per primo versi sciolti e forme poetiche non tradizionali. Si muove tra stili e temi con una facilità invidiabile, coniugando presente e passato. Il suo lavoro e l’intensità della sua opera – molto spesso satirica – sono ampiamente conosciuti anche all’estero.

Forse a molti il suo nome non dirà molto, ma Partaw Naderi è il più famoso poeta afgano vivente, e da sabato scorso insegna traditional storytelling ai ragazzi di The Qessa Academy.

Nato nel Badakshan (Afghanistan del nord) nel 1953, il sig. Naderi ha cominciato a scrivere poesie da giovane, ispirato dalla vita semplice e bucolica della sua regione. Poi arrivano gli anni dell’università e, con questi, la sua poesia diventa di denuncia, contro un regime – quello russo – che spazza via dal Paese qualsiasi forma di cultura locale.

Accusato di fomentare gesti sovversivi con i suoi scritti, viene arrestato e detenuto per tre anni nella prigione di Pol-i-Charkhi. Si trasferisce poi in Pakistan, dove il suo lavoro viene apprezzato da molti grazie alla sua collaborazione con la BBC. Più recentemente, fonda l’Afghan Civil Society Forum e l’associazione di scrittori Afghan Pen Association a Kabul.

La prima volta che l’ho incontrato, qualche settimana fa, mi ha subito colpito. E non è una cosa che mi capita spesso. Il sig. Naderi trasmette infatti un senso di pace e saggezza, e una profondità non comuni. Sarà che è un poeta, sarà che ha un trascorso personale particolare. Sta di fatto che, dopo aver intervistato 12 cantastorie prima di lui e averne sentite un po’ di ogni, lui incarna esattamente quello che ho in mente.

E sono anche fortunata, dato che accetta subito di venire a insegnare anche se i ragazzi che studiano da noi non sono certo il suo pubblico abituale: giovani – alcuni ancora liceali – disoccupati e senza un soldo. A The Qessa Academy siamo lontani anni luce dalle aule universitarie, è innegabile. Eppure, mi dice che ha sentito parlare della scuola e quello che stiamo cercando di fare per promuovere l’occupazione anche attraverso la cultura tradizionale, ed è per questo che vuole essere dei nostri.

Sabato ha tenuto la sua prima lezione a scuola, e i ragazzi fanno ancora fatica a credere che uno dei loro insegnanti sia proprio il poeta che tutti conoscono e che spesso vedono in televisione. Con energia, entusiasmo e grande umanità, il sig. Naderi ha cominciato a declamare alcuni versi dello Shahnameh – libro di poesie dell’anno mille da cui derivano gran parte delle storie e delle leggende persiane – per poi passare a raccontare la struttura del libro, i suoi contenuti e le varie vicende storiche che lo hanno accompagnato.

I ragazzi si sono mostrati molto interessati e lo hanno subito sommerso di domande, segno che anche un testo classico può far risvegliare profonda attenzione e passione, se raccontato nel modo giusto.
E già non vedono l’ora che arrivi martedì, per la prossima lezione con il poeta famoso dai modi gentili.

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