Gli Usa contro TikTok (e la Cina)

Prima il Congresso, poi gli Stati e ora i college. Gli Stati Uniti temono TikTok e continuano a bloccarne l'utilizzo. Iniziato nei mesi scorsi e mai sopito, lo scontro è ormai frontale tra l'amministrazione statunitense e ByteDance, la compagnia cinese proprietaria della applicazione che domina le classifiche di download in tutto il mondo e, secondo il New York Times, è utilizzata da più del 65% degli adolescenti americani.

A unire nella battaglia istituzioni e organismi privati sono le direttive indicate dall'FBI, secondo cui TikTok rappresenta un pericolo per la privacy e la sicurezza nazionale. Nello specifico si tratta di evitare il rischio che i dati degli utenti americani (come la posizione e la cronologia di navigazione) possano essere condivisi dalla compagnia con il governo cinese. Timori alimentati dal precedente dello scorso dicembre, quando proprio TikTok ha licenziato quattro dipendenti (due cinesi e due statunitensi) per aver violato l'accesso alle informazioni sensibili di alcuni utenti, comprese due giornaliste di Financial Times e Forbes. ByteDance ha archiviato la questione parlando di un caso isolato, ma l'FBI e il governo Usa non si fidano e sono preoccupati anche dalla possibilità che il regime cinese possa sfruttare TikTok per diffondere disinformazioni e propaganda.

In virtù di tali sospetti, nelle ultime settimane si sono susseguite le prese di posizione bipartisan da parte di vari Stati. Al momento sono 24 quelli che hanno bloccato il download di TikTok sui dispositivi in dotazione a esponenti ed enti statali. Gli ultimi arrivati nell'elenco che comprendeva già Indiana, Louisiana, South Dakota e Mississippi sono stati Wisconsin e Carolina del Nord. L'onda lunga dello stop imposto per questioni di sicurezza nazionale è arrivata pure nei luoghi frequentati dai giovani, cioè nelle università.

Oltre che sui dispositivi del personale, diversi college in Oklahoma, Idaho, Texas e Alabama hanno deciso di proibire l'utilizzo di TikTok dai device collegati alle reti Wi-Fi dei vari campus. La mossa degli atenei riflette le indicazioni dei rispettivi governatori statali e ha scatenato il malcontento dei ragazzi, anche se i dubbi riguardano l'efficacia della misura, poiché basta utilizzare la propria connessione dati per usare l'app senza incappare in blocchi e limitazioni. Di fronte all'espandersi degli stop annunciati dai college, tramite il portavoce Jamal Brown, TikTok ha dichiarato di essere “delusa nel vedere che tanti Stati stanno saltando sul carro del vincitore politico, con regole basate su falsità prive di fondamento che non migliorano la cybersicurezza”.

C'è attesa, ora, per capire quale sarà il prossimo capitolo della battaglia, che apre nuovi fronti dopo l'avvio dello scontro nel 2020 sotto la presidenza Trump. All'epoca si arrivò vicini alla vendita delle attività americane di ByteDance sotto la minaccia del ban nel paese, adesso sembra che l'azienda cinese sia pronta a cedere qualcosa (si parla della trasparenza dell'algoritmo) per dimostrare l'indipendenza dal governo cinese. Vedremo cosa succederà, anche se tutto lascia pensare che l'app sia pronta a mutare quanto serve per non rinunciare al redditizio mercato statunitense.

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