Ucraina: la polizia ha spiato i cellulari dei manifestanti

Gentile cliente, sei stato registrato come uno dei partecipanti ad un’azione di disturbo di massa”. Questo è il testo del messaggio che le persone che si trovavano, lo scorso martedì, nei pressi delle piazze di Kiev dove è scoppiata una vera e propria guerriglia tra le forze di polizie e i manifestanti anti-governativi. A rivelarlo è il New York Times che spiega come sia stato messo in atto un sistema di monitoraggio globale non incentrato sui partecipanti alla protesta. Per questo il messaggio di “allerta” è stato ricevuto da chiunque si trovasse, martedì scorso, nei pressi degli scontri, compresi i giornalisti e i cittadini estranei ai fatti.

Ma come è stato possibile inviare un messaggio di testo genere? Quello a cui si è assistito è un monitoraggio geo localizzato, che ha interessato solo le persone presenti in un determinato perimetro della città. La tecnica utilizzata è alquanto semplice, almeno dal punto di vista tecnologico. Quando un cellulare è acceso e comincia a cercare il segnale del ripetitore di riferimento (derivante dall’operatore di cui si è cliente) invia la sua posizione al provider che incrocia il segnale univoco con quello della torre più vicina. Con tali informazioni in possesso, non risulta difficile per il fornitore dei servizi mettere giù una lista dei cellulari presenti nella zona in un certo momento. Del resto è quello che può accadere in un caso di polizia, quando si cerca di capire se una persona era presente nel luogo di un reato.

Un ruolo importante nella vicenda viene quindi svolto dall’operatore di telefonia che, nel caso dell’Ucraina, deve consegnare i numeri di telefono rilevati in un luogo alle forze dell’ordine che decidono di inviare il messaggio dal contenuto “intimidatorio”. Nonostante l’evidente prova tecnica, Kyivstar, MTS e Lifee, le tre società che forniscono servizi di telefonia mobile in Ucraina, hanno affermato di non aver consegnato alcun dato al governo, ipotizzando come dietro la storia possa esservi lo zampino di un hacker. I dubbi sono stati, quasi definitivamente, chiariti quando è cominciata a circolare la notizia di un tribunale cittadino che aveva ordinato alla Kyivstar di rivelare alla polizia le informazioni sui telefoni cellulari accesi e funzionanti durante la protesta antigovernativa del 10 gennaio.

Senza dubbio gli smartphone, e gli altri dispositivi mobili, hanno reso più semplice la vita per centinaia di persone che non devono essere legate a telefoni fissi e computer desktop. È innegabile però che tali device abbiano semplificato anche la vita dei governi e delle agenzie che svolgono azioni di sorveglianza. Quella di Kiev è un'ulteriore e pesante prova.

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