Triestini nella prima guerra mondiale. Estate 1914

Courtesy Marina Rossi -www.storicamarinarossi.it


Archivio Sergio Ranchi-Marina Rossi

Agosto 1914. Partenza del Reggimento 97 dalla Stazione Meridionale di Trieste.


Associazione Culturale "F.Zenobi"

La partenza del coscritto secondo l'artista di guerra Ernst Kutzer (1880-1965).


Associazione Culturale "F.Zenobi"

Quartier generale dell' Infanterieregiment n.97 in Galizia.


Archivio Sergio Ranchi-Marina Rossi

Bucovina: nelle retrovie con i rifornimenti.


Associazione Culturale "F.Zenobi"

Messa da campo del 97° fanteria dell'esercito austro-ungarico. Sul frontone della cappella, la dedica a San Giusto, patrono di Trieste.


Associazione Culturale "F.Zenobi"

Galizia, estate 1914. Mortaio austriaco del 97°.


Courtesy Marina Rossi

Mappa dell'assedio da parte dell' esercito russo della città-fortezza austro-ungarica di Przemysl, attualmente in territorio polacco ai confini con l'Ucraina.


Località imprecisata del fronte orientale. Soldati di fanteria triestini di guardia a prigionieri russi.


Associazione Culturale "F.Zenobi"

Tavole sulla vita militare in Galizia del 97° Infanterieregiment dell'artista di guerra Karl Pippich.


Courtesy Marina Rossi

Caduta di Przemysl. Insediamento dei comandi russi.


Archivio fotocinematografico di Krasnogorsk

A sinistra: Aereo abbattuto dai Russi. A destra: Russi con trofei catturati agli austro-ungarici.


Archivio Sergio Ranchi-Marina Rossi

Galizia, 1915. Da un opuscolo propagandistico dell'esercito austro-ungarico con la dicitura "Il ritorno degli eroi".


Associazione Culturale "F.Zenobi"

Funerale di un militare dell'esercito asburgico del 97° Fanteria.


Archivio fotocinematografico di Krasnogorsk

Cimitero realizzato dagli Austriaci fotografato a Lyck il 5 agosto 1916.


Fondo Brusilov. Archivio storico militare di Mosca, 

Archivio fotocinematografico di Krasnogorsk

A sinistra:sfilata per le vie di Przemysl di prigionieri austro-ungarici. Tra loro anche i soldati del Litorale. Inizia il lungo periodo della prigionia.

A destra: campo di prigionia a Przemysl in attesa dello smistamento.


Archivio fotocinematografico di Krasnogorsk

Prigionieri del Litorale in marcia nell'inverno 1916. 


Archivio fotocinematografico di Krasnogorsk

La marcia dei Giuliani sulla strada di Lyck-Torçin nel maggio 1916.


Foto Bazzani-Courtesy Marina Rossi

1° agosto 1917. Un contingente di prigionieri triestini e giuliani fa il suo ingresso nel campo di Kirsanov, provenienti dall'Ucraina.


Courtesy Marina Rossi

Chiesa sconsacrata adibita a luogo di detenzione nel Turkmenistan. Il disegno è stato realizzato dal sottufficiale triestino Jakob Dugar, catturato dai russi dopo la caduta di  Przemysl.


Archivio fotocinematografico di Krasnogorsk

Prigionieri austriaci per le vie di Pietrogrado.


Natale 1916. Foto di gruppo per gli ufficiali giuliani e dalmati prigionieri nel campo di Kirsanov.


Lavoro lungo la ferrovia di prigionieri presso Marganzew.


Archivio Sergio Ranchi-Marina Rossi

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Effetti della pace di Brest-Litowsk. Russi e austro-ungarici festeggiano in una foto propagandistica austriaca. 


Courtesy Marina Rossi

Kirsanov, 1916. I prigionieri italiani "irredenti" inaugurano una scultura dell'artista trentino Ermete Buonapace in memoria dei caduti.


Courtesy Marina Rossi-Mario Melato

Agosto 1917. Infanteristi del 97° di presidio al fronte romeno sulla linea del Sereth intenti alla lettura de "Il Lavoratore".


Courtesy Marina Rossi

Trincea sul fronte orientale. Manifestazione di giubilo per l'annuncio della Rivoluzione russa.


Il piroscafo austriaco "Koerber", poi catturato dagli inglesi e ribattezzato "Huntspeal" sarà utilizzato nel 1916 per il rimpatrio del primo contingente di prigionieri triestini e giuliani.


Tra la fine di Luglio e i primi giorni di Agosto del 1914 ebbe effetto l'ordine di mobilitazione proclamato dall'Imperatore Francesco Giuseppe. 

Tra i reparti coinvolti vi era anche l' Infanterieregiment n. 97 " Georg Freiherr von Waldstätten", dal nome del Generale che lo fondò nel 1883. Fu il reggimento dove affluirono in massima parte i coscritti giuliani. Fu concentrato presso la Caserma Grande di Trieste e, forte di un organico di 3.500 uomini, partì per il fronte con destinazione Leopoli (L'vov) capitale della Galizia orientale. Il battesimo del fuoco contro i reparti russi in avanzata fu tragico. Tra agosto e settembre 1914 il 97° perse il 50% degli organici e si disfò sul terreno paludoso nei dintorni di Leopoli. 

I superstiti finirono in gran parte prigionieri dei russi, gli altri furono rimandati nelle retrovie per essere nuovamente inquadrati.

Presto il reggimento si guadagnò l'appellativo di "Demoghèle". 

Chi non è pratico della lingua giuliana potrebbe erroneamente tradurlo con "Diamoglele!", un vero grido di guerra. In realtà "Demoghèle" si traduce con "Diamocela" (a gambe). Il soprannome derivava probabilmente dalla scarsa attitudine al combattimento e dalla mancanza di una tradizione militare che li legasse alla corona Austro-Ungarica. 

Dopo le infelici operazioni in Galizia, per i soldati del Litorale giuliano comincia la lunghissima epopea della prigionia. Nel dicembre 1914 erano caduti in mano russa circa 100.000 prigionieri austro-ungarici, tra cui i soldati del 97°. Concentrati inizialmente a Kiev (campo di Darnitsa), saranno successivamente dispersi in vari campi di prigionia dopo essere stati divisi nei vari gruppi etnico-linguistici che costituivano l'esercito asburgico. Le condizioni dei prigionieri erano eterogenee, a seconda delle condizioni specifiche territoriali.

Il lavoro coatto ai quali erano assoggettati variava da un blando servizio presso civili russi fino alle più drammatiche esperienze di deprivazione, malnutrizione e malattia che falciarono diverse vite tra i prigionieri.

Già alla fine del 1914 la diplomazia italiana si mosse presso Mosca per individuare ed isolare, nell'ottica di un rimpatrio, i prigionieri "irredenti" intenzionati ad entrare nelle file del Regio Esercito una volta rientrati nel territorio del Friuli occupato. Fu identificato quale centro di raccolta il campo di Kirsanov, a sud di Mosca e, dopo l'ingresso in guerra dell'Italia, 4000 prigionieri del Litorale furono qui concentrati. Soltanto nell'autunno del 1916 un primo contingente di "irredenti" fu rimpatriato via nave da una missione militare italiana, ma lo scoppio della rivoluzione d'Ottobre l'anno successivo bloccò tutto. 

Per gli altri prigionieri si dovette attendere ben oltre la fine della guerra. E non fu un rientro diretto. Per 2500 italiani ancora in mano russa, fu l'inizio di una vera e propria odissea che li portò ad essere trasferiti in parte in Cina, nella concessione italiana di Tientsin e in parte a Vladivostok. Qui saranno inquadrati nel "Regio Corpo di Spedizione in Estremo Oriente" e impiegati nell'opera di contrasto al bolscevismo. Questi ultimi rappresentarono i "Battaglioni Neri", mentre coloro che per formazione o convinzione personale decisero di combattere a fianco dei bolscevichi andarono a costituire i cosiddetti "Battaglioni Rossi".

Entrambe le formazioni saranno smobilitate nel febbraio del 1920 e rimpatriate. Tra coloro che vissero in prima persona la rivoluzione bolscevica vi saranno elementi che influiranno politicamente durante le lotte operaie del "biennio rosso" del 1919-1920.

Un particolare ringraziamento per la stesura dell'articolo va alla Professoressa Marina Rossi, docente e ricercatrice presso l'Università degli Studi di Trieste per la preziosa collaborazione. Per ulteriori approfondimenti sulla storia degli italiani del Litorale durante la Grande Guerra, rimandiamo al sito https://www.storicamarinarossi.it

Si ringrazia inoltre l' Associazione Culturale "F.Zenobi" di Trieste per la fornitura di parte del materiale iconografico https://www.zenobionline.com/

LA PRIMA GUERRA MONDIALE, 100 ANNI

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