ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI
Lifestyle

Ma quella del Torino che sfortuna è?

Per il tecnico Giampiero Ventura, il destino della squadra granata è scritto nelle stelle: “E' il dna del Toro, dobbiamo soffrire”. Eraldo Pecci, ex centrocampista dai piedi buoni nel Torino dei miracoli di Gigi Radice, la pensa allo stesso modo, o quasi.

“Quando si prepara la festa, in genere le cose non vanno mai bene, c'è sempre qualche problema. Quest'anno però è andata meglio di come me l'aspettavo: pensi che credevo di perdere col Parma domenica scorsa. Insomma, l'epilogo ha tardato di una settimana”.

Hanno detto in molti: la squadra granata è vittima di se stessa e del proprio passato. Sfortuna storica oppure approccio mentale perdente che ora la attira?

“Al contrario, secondo me il Toro è fortunato ad avere il suo passato. Se la vogliamo vedere sotto il profilo della storia, è una squadra straordinaria. Se invece la vogliamo vedere sotto il profilo dei risultati, tenendo evidentemente conto che non ha mai avuto grandi possibilità economiche, è una squadra normalissima. Quando ti capita poche volte di giocarti obiettivi importanti, è chiaro che può tremarti il braccino e le cose possono andare a finire male. Andrebbe diversamente se potessi raggiungere obiettivi di prestigio spesso e volentieri, perché in quel caso, per male che vada, qualcuno lo centreresti. E' questione di probabilità”.

Dunque ieri a Cerci è “tremato il braccino”?

“Credo di sì. Nei singoli episodi la sfortuna può dire la sua, ma non basta questo per dire che il Toro è sfortunato. Dico che la squadra di Ventura ha fatto un buon campionato e che le formazioni che si sono giocate l'Europa League si equivalgono. Poteva capitare di rimanere fuori a una oppure all'altra. E' capitato al Toro, ma questo non cambia la sostanza. Io sono comunque contento del campionato che ha fatto la squadra granata”.

I tifosi possono stare tranquilli, quindi, la sfortuna non c'entra.

“Squadre come il Toro sono destinate a patire perché non hanno i numeri per primeggiare. Per questo, quando arrivano in vista del traguardo, arrancano e fanno fatica. Poi, è vero, a volte sembra che la sfortuna ci metta del suo, ma questo significa poco. Tifare Toro è come masturbarsi con la sabbia. L'assurdo è che alla fine pensi che ne valeva la pena”.

Nella stagione 75-76 fu tra i protagonisti dell'ultimo scudetto granata. Dodici mesi più tardi, però, arrivò la batosta che fa ancora male a chi tifa Toro. Juve campione d'Italia per un punto, 51 a 50. Tutto torna?

“Tutto torna, sempre. Se non sei la Juve, il Milan o l'Inter non vinci due campionati di fila. Non è mai successo, nemmeno al Napoli di Maradona e alla Roma di Falcao. E qui la sfortuna c'entra proprio poco”.

Twitter: @dario_pelizzari

YOU MAY ALSO LIKE