Basta! Le regole Covid devono valere anche fuori dagli stadi

Sta diventando quasi un appuntamento fisso. Un happening da non mancare. Siccome le norme Covid impediscono la riapertura degli stadi, ecco che i tifosi hanno scelto come ritrovo l'esterno degli impianti per sostenere le proprie squadre prima delle partite di cartello. Le immagini girate a un'ora dal fischio del via di Inter-Juventus semifinale di Coppa Italia sono inquietanti anche perché non inedite.

Centinaia di tifosi assembrati, zero distanziamento, mascherine addosso ma non per tutti. E la polizia a osservare senza intervenire se non per evitare problemi d'ordine pubblico. Era successo anche due settimane prima, sempre a San Siro che evidentemente sta diventando una specie di zona franca dal Covid. Col paradosso che a poche decine di metri ci sono controlli strettissimi per gli addetti ai lavori e poco più in là, come in tutte le città italiane nell'epoca della pandemia, attività commerciali che devono chiudere, limitarsi, fatica per cercare di sopravvivere proprio perché gli assembramenti sono vietati per ragioni sanitarie.

Panorama si è molto battuta nei mesi scorsi perché il pallone tornasse a rotolare in Italia, evitando di soffocare un sistema economico da 3,5 miliardi di euro di fatturato trattato troppo a lungo dalla politica come semplice passatempo inutile. Però le scene di San Siro sono irricevibili. Gli stadi non sono zona franca rispetto al resto del Paese che soffre e rischia di fallire causa Covid. Inaccettabile che un assembramento ampiamente previsto venga tollerato, inaccettabile che diventi un'abitudine. A meno che i responsabili delle forze dell'ordine (e chi li governa) non decidano di provare a spiegarlo a chi le regole le rispetta pagandone il prezzo sulla propria pelle.

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