The Who: 50 anni di Quadrophenia, il manifesto rock dei Mods

L’alchimia perfetta tra l’esuberanza vocale del frontman Roger Daltrey, le rivoluzionarie intuizioni compositive e chitarristiche di Pete Townshend, l’irruenza percussiva di Keith Moon e il virtuosismo del bassista John Entwistle sono gli ingredienti che hanno permesso agli Who di vendere oltre 100 milioni di dischi e di essere l’unico gruppo ad aver partecipato a tutti i grandi raduni rock degli ultimi sessant’anni, da Woodstock in poi. Nonostante la morte di Keith Moon (1978) e di John Entwistle (2002), gli Who continuano a portare avanti dal 1964 il verbo del rock, grazie a un repertorio di canzoni immortali che li colloca nell'Olimpo dei più grandi gruppi di sempre, anche grazie alle loro incendiarie performance live.

Portabandiera del movimento Mod nell’Inghilterra degli anni Sessanta, gli Who hanno innalzato il rock da mero intrattenimento a vera e propria forma d’arte con le rock opera Tommy e Quadrophenia, prima doppi album di culto e poi film di successo. Dopo il clamoroso exploit di Tommy nel 1969 e dell'album-capolavoro Who's Next del 1971, la band inglese ha completato un trittico irripetibile con la rock opera Quadrophenia, pubblicata cinquant'anni fa esatti, il 26 ottobre 1973. Un doppio album ambizioso, magniloquente e ricco di canzoni memorabili, un vero e proprio viaggio emotivo nella mente del protagonista Jimmy (una sorta di alter ego-adolescente di Pete Townshend), oltre che un manifesto musicale ed esistenziale del movimento Mod. I Mods portavano i capelli tagliati alla francese, indossavano giubbotti parka, completi eleganti e giravano per le strade inglesi in Lambretta e Vespa, al contrario dei rivali Rockers, che preferivano le motociclette di grande cilindrata e un look più aggressivo, con giubbotti di pelle e jeans. Tra questi due gruppi la rivalità era assai accesa e scoppiavano risse di frequente (tra cui la leggendaria rissa sulla spiaggia di Brighton del 18 maggio 1964).

Quando l’album uscì, il movimento Mod era già finito da anni e la narrazione di Quadrophenia sembrava voler indicare una netta cesura con le illusioni degli anni Sessanta, mentre gli anni Settanta già iniziavano a mostrare tutte le problematiche sociali irrisolte. Poiché Tommy, anche in seguito al film, veniva identificato col solo Roger Daltrey, Townshend ideò un personaggio di fantasia che incarnasse non soltanto le singole personalità dei quattro membri degli Who, ma anche le frustrazioni e le illusioni di lui stesso da adolescente, in cerca del suo posto nel mondo.

Concepito come la colonna sonora di un film immaginario (senza ancora l'idea di una sua realizzazione postuma nel 1979), l’effetto sonoro di Quadrophenia, geniale gioco di parole tra quadrifonia e schizofrenia, doveva essere appunto "quadrifonico": non a caso Townshend lo considera l'album degli Who meglio prodotto di sempre, anche grazie alle tecniche professionali di Kit Lambert insieme a quelle innovative realizzate da lui stesso. Oltre allo stile tipico del gruppo, all'insegna di un rock duro e diretto sorretto da grandi melodie, l'album contiene anche sintetizzatori multitraccia, parti di corno francese eseguite dal bassista John Entwistle e sorprendenti effetti sonori (considerando l'epoca) realizzati da Pete Townshend. Il protagonista di Quadrophenia è Jimmy, un dinoccolato ragazzo anonimo della periferia di Londra, dalle molteplici personalità che, incapace di accettare la mediocre realtà in cui è costretto a vivere, cerca di dare una svolta alla propria esistenza entrando a far parte del movimento dei Mods. Il giovane, appassionato di droghe, ragazze e di risse sulla spiaggia con i rivali Rockers, diventa un fan degli Who dopo un concerto a Brighton. Anche a causa dei ripetuti scontri con i suoi genitori, Jimmy dubita delle sue qualità e fatica a tenere il passo con i suoi coetanei. Quando trova lavoro come spazzino si licenzia dopo soli due giorni, mentre la sua ragazza lo lascia per il suo migliore amico. Quando scopre che "Ace Face" (interpretato nel film da un giovanissimo Sting), carismatico capo della banda dei Mod, lavora in realtà come fattorino in un hotel, Jimmy decide di mollare tutto e intraprendere un viaggio solitario, non si capisce se per suicidarsi o se per redimersi. Il finale è volutamente aperto, ma si intuisce che il giovane probabilmente si salva all'ultimo secondo dalla morte per intraprendere una nuova vita.

Dopo l’intro con i rumori del mare dell'Ouverture (Townshend ha registrato personalmente i suoni in varie località dell'Inghilterra con un'attrezzatura portatile), mescolati ai quattro temi principali, Quadrophenia parte in quarta con The real me, esaltante inno rock che presenta il protagonista Jimmy come un giovane con problemi psicologici che, dopo essere stato scaricato dalla ragazza, cerca conforto nelle parole di un prete.

La cinematica Cut My Hair, cantata da Townshend sopra moderni effetti di synth, descrive dettagliatamente il movimento Mod, mentre una trasmissione radiofonica verso la fine parla di una vera rivolta a Brighton tra Mods e Rockers. The Punk Meets the Godfather è un grande brano rock dal sapore epico, che dimostra ancora una volta le straordinarie doti percussive del batterista Keith Moon.

I’m one, una delle canzoni preferiti dai numerosi discepoli di Townshend (tra cui Eddie Vedder dei Pearl Jam) passa dalla malinconica rassegnazione di Jimmy, che si sente un perdente, fino alla presa di coscienza di essere unico e di poterlo dimostrare a tutti: difficile stabilire se è meglio il testo o la musica di questo brano, semplicemente perfetto.

Anche The Dirty Jobs è una grande canzone, guidata da una fantastica performance vocale di Daltrey e da sintetizzatori melodici che sostituiscono le chitarre come strumento principale del brano. Tough Guy termina con un breve frammento di uno dei primi successi della band, The Kids Are Alright. Is it in my head, canzone morbida e ricca di melodia, si allaccia naturalmente a I've Had Enough, che ha un interessante sviluppo strumentale in diverse fasi, come alcuni dei pezzi migliori di Tommy. Uno dei brani di maggior successo di Quadrophenia è la tiratissima 5:15, che accompagna un viaggio fisico e mentale di Jimmy alle prime luci dell'alba, in cui sono in grande evidenza i fiati, il pianoforte martellante di Chris Stainton e i tamburi del mai troppo compianto Keith Moon. La scena si sposta a Brighton con l'icastica Sea and Sand, un mix tra folk e rock puro che racconta la passione di Jimmy per la spiaggia, l'unico posto in cui trova rifugio dalla deludente realtà di casa e dalla sua anonima vita a Londra. Drowned, composta originariamente come un'ode al maestro spirituale indiano Meher Baba all'inizio del 1970, è la canzone più vecchia di Quadrophenia, mentre la gustosa Bellboy inizia con Daltrey, prima di essere sostituito dalla voce sgraziata e comica di Moon, che racconta come l'ammiratissimo Ace Face, eroe dei Mod, fosse in realtà un sussiegoso fattorino in un resort di Brighton. La canzone più lunga dell'album è The Rock, che funge sia da lunga introduzione all'indimenticabile canzone finale che da riepilogo dei temi di Quadrophenia, proprio come Underture in Tommy nel 1969. Non è esagerato affermare che il brano finale dell'album, Love, reign o'er me, sia una delle migliori canzoni rock mai scritte (decidete voi se tra le prime 10, le prime 50 o le prime 100): di certo è uno dei brani più emozionanti, potenti e commoventi degli ultimi cinquant'anni, che riesce ancora a trasmettere brividi a ogni ascolto.

Nel film del 1979 la pioggia dell'intro torna in chiusura a bagnare un Jimmy disperato e in cerca d'amore: l’unica consolazione è la sua Vespa, che guida attraversando una ripida scogliera (nell'album, invece, il giovane conduce una piccola barca). Per Jimmy è il momento di prendere una decisione, accompagnato da un trionfo di archi, sintetizzatori e percussioni: morire o cambiare definitivamente vita. Quadrophenia raggiunse il secondo posto nelle classifiche degli album statunitensi, il più alto di sempre per gli Who, superato solo dal capolavoro Goodbye Yellow Brick Road di Elton John. Rispetto a Tommy, Quadrophenia è molto diverso e per certi versi opposto da un punto di vista tematico. Nella rock opera del 1969 il protagonista è un innocente e quasi angelico bambino che, a seguito di un episodio violento di cui è involontario spettatore, diventa sordo, cieco e muto. Il suo è un lento calvario, in cui, dopo aver incontrato solo personaggi negativi, riacquista tutti i sensi perduti attraverso la rottura involontaria di uno specchio.

La storia di Tommy è una magnifica metafora di un uomo che, trovandosi impantanato nella sua vita, non ha altro modo che l’immaginazione per uscirne fuori e ritrovare finalmente la luce perduta. In Quadrophenia il protagonista è un ragazzo senza qualità, Jimmy, che vede sgretolarsi una ad una le poche certezze della sua vita, portandolo a una depressione paranoica irreversibile. Mentre Tommy combatte contro il mondo esterno per riappropriarsi della sua vita, la lotta di Jimmy è tutta interiore, contro le sue illusioni e i suoi fantasmi psicologici. Uno dei motivi del successo di Quadrophenia, al di là dell'oggettiva qualità musicale, è proprio il suo essere un racconto che, partendo dal movimento Mod degli anni Sessanta, diventa universale: la presa di coscienza attraverso le sofferenze e la purificazione catartica del dolore, che fa tabula rasa dei vecchi schemi mentali per portarci a una maggiore consapevolezza di noi stessi e delle nostre potenzialità assopite, non è solo la storia di fantasia di Jimmy, ma è il percorso obbligato di (quasi) tutti noi.

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