Goldrake, Super Mario e la maschera del supereroe

Courtesy of La Souris sur le Gateau

Maschera in legno raffigurante il personaggio di Star Wars Dart Fener.


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Mickey Mouse, la maschera in legno della serie Holy Wood.


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Super Mario in una maschera in legno della serie Holy Wood.


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La maschera in legno del riccio blu giapponese Sonic, prodotto della serie Holy Wood prodotta da La Souris sur le Gateau.


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Scream, la maschera-urlo della serie Holy Wood.


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La maschera in legno Goldrake della serie Holy Wood.


Il realismo assoluto dell’immagine? La computer grafica l’ha raggiunto e superato. Tanto che in questo tempo – quello in cui scompariranno per legge dai cinema italiani le ultime pellicole “fisiche” – il suo vero obiettivo è un altro: l’ambiguità. Il film 3D The Lego Movie sembra un blockbuster vintage, con i mattoncini di plastica animati con una certosina stop-motion? Sbagliato. Sono quasi tutte immagini digitali. E in qualche modo è un paradosso analogo a quello della serie Holy Wood, il Sacro Legno, firmata dalla società parigina La Souris sur le Gateau. Sei icone ultrapop resuscitate in concreti e ruvidi oggetti rituali, giunte da dimensioni intangibili e soggette ai tempi e alle mode – il cinema, i cartoon, i videogame – per rivelarsi qui in una mistica eternità fatta appunto di legno. Un samurai cibernetico di dimensioni abnormi, Goldrake Ufo Robot. Un generale galattico con poteri paranormali e qualche problema respiratorio, il Dart Fener di Star Wars. Un riccio blu giapponese che si chiama Sonic e dominò il Neozoico dei videogame, così come l’idraulico baffuto della Nintendo, l’iconico Super Mario. E ancora, l’urlo espressionista riciclato nei film horror, il killer di Scream. Infine, il topo per eccellenza, Mickey Mouse. «Fin dall’inizio sapevo quali sarebbero stati», spiega a Flair Tony Lugand, nato nel 1977, mente della sequenza con il socio Didier Rossigneux e la tecnica Emmanuelle Lugand. «Anche se a mettere in moto tutto è stato il grande amore: il primo megarobot giapponese atterrato in Occidente».

Già, Goldrake: che terremotò nel 1978 anche un palinsesto Rai ancora incentrato su Gatto Silvestro. Ricci, automi combattenti, serial-killer ecco che emergono dal buio come idoli corrucciati. «Sono maschere tribali, come quelle nei musei di antropologia. Abbiamo dato a queste creature virtuali una vita tattile, tridimensionale da quella che conducevano, anche fatta di pixel, cancellabile con un click». Il risultato? Una mostra in tour (le opere si acquistano anche online a 1.200 euro, in stampe 30-60 ad altissima definizione e numerate). «Abbiamo toccato delle corde importanti», commenta il suo ideatore, «I più amati sono Goldrake, Super Mario e Sonic». Prossimo progetto? Pare che Tony Lugand stia giocherellando con dei mattoncini colorati. 

La storia delle maschere-totem sono sul numero 10 di Flair in edicola con Panorama di questa settimana .

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