3 settembre 1964: i terroristi altoatesini uccidono per la prima volta

A sinistra la prima vittima del terrorismo altoatesino: il carabiniere Vittorio Tiralongo. A destra il fondatore del 

Befreiungsausschuss Südtirol, il movimento separatista e anti-italiano dell' Alto Adige Sepp Kernschbauer.


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A sinistra, in borghese, il fondatore del primo nucleo indipendentista sudtirolese Peter Hofer, padre del sentimento anti-italiano dei terroristi degli anni '60. Attivo già dal 1933, caldeggiava l'annessione della provincia di Bolzano alla Germania. Durante l'occupazione nazista del Sudtirolo, molti erano gli altoatesini che avevano prestato servizio nelle file del Reich, comprese le Waffen-SS. Lo stesso Hofer fu nominato prefetto a Bolzano nel 1943.


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Un carabiniere esamina un traliccio schiantato dall'esplosione di un ordigno piazzato dai militanti della BAS. 


Durante la notte tra l'11 e il 12 giugno 1961, nota come la Feuernacht o notte dei fuochi, i terroristi della BAS fecero saltare decine di tralicci dell'alta tensione. Si trattava ancora della fase "dimostrativa" dell'azione terroristica. Con la Morte in carcere del leader Sepp 

Kernschbauer nel 1964 la strategia passò agli attentati contro le forze dell'ordine.


Due immagini di uno dei maggiori esponenti della BAS, Luis Amplatz. Condannato in contumacia a 25 anni di carcere per gli attentati dinamitardi, morì in circostanze poco chiare alla fine del 1964. Sussiste l'ipotesi che dietro l'assassinio per mano di un conterraneo, vi fosse la mano dei servizi segreti italiani (allora Sifar).


L'immagine sul tesserino da Carabiniere di Vittorio Tiralongo. Quando fu ucciso davanti alla caserma, aveva soltanto 24 anni. Era entrato nell' Arma nel 1961, anno dell'intensificazione degli attentati dinamitardi dei sudtirolesi.


Luis Amplatz nell'atto di piazzare una carica ai piedi di un traliccio. Alto Adige, 1961.


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Al centro della foto, il ministro Mario Scelba. In seguito all'aggravarsi delle azioni terroristiche, impose il coprifuoco in Alto Adige dalle 21 alle 5. Inviò inoltre reparti speciali antiterrorismo e la "sua" Celere.


Camionette del Terzo Reparto Celere della Polizia di Stato per le vie di Bolzano.


Repressione di manifestanti a favore della separazione dell'Alto Adige da parte della Polizia. Ancora oggi diversi testimoni sudtirolesi dell'epoca delle bombe affermano che le forze dell'ordine italiane inflissero ai sospetti appartenenti al BAS torture ed abusi.


Un volantino della BAS che titola a caratteri cubitali "Tirolese!" "Autodeterminazione per il Sudtirolo!"



Dal settembre 1943 alla fine della Guerra, con  l'Operationszone Alpenvorland l'Alto Adige era stato annesso al Reich e retto dal governatore (Gauleiter) Franz Hofer, di salda fede nazista. Durante la sua reggenza molti altoatesini fecero rientro dalla Germania dopo aver esercitato l'opzione concessa da Mussolini in virtù dell'alleanza con il Reich.

Alcuni dei rientrati furono, negli anni nel dopoguerra, tra i fondatori del movimento indipendentista Befreiungsausschuss Südtirol (BAS)

Attorno al leader Sepp Kernschbauer, il movimento andò espandendosi ed organizzandosi in cellule locali. Alla fine degli anni 50, gli indipendentisti passarono dalla propaganda all'azione. Inizialmente gli attentati dinamitardi furono indirizzati alle istituzioni e ai simboli italiani quali scuole e monumenti. Poi, agli inizi del nuovo decennio il BAS alzò ulteriormente il tiro. 

L'apice degli attentati si registrò la notte tra l'11 e il 12 giugno durante i festeggiamenti della "Notte dei Fuochi" per la celebrazione dell'eroe altoatesino Andreas Hofer. Oltre 350 ordigni esplosero in tutta la provincia, ai danni delle linee ad alta tensione e a centrali idroelettriche. Nei pressi di Salorno morì un cantoniere per la detonazione accidentale di un ordigno inesploso. 

La reazione delle autorità italiane fu decisa. Poco dopo i fatti della Feuernacht il ministro Scelba impose il coprifuoco e inviò reparti speciali antiterrorismo di Polizia e Carabinieri. 

Alla vigilia del primo attentato mortale del 3 settembre 1964, i maggiori esponenti del BAS erano stati individuati e condannati. Finì in carcere a Verona il leader Kernschbauer, dove morirà di lì a poco, il 7 dicembre 1964. Il 9 settembre toccò a Georg Klotz, padre della "pasionaria" Eva.

Dopo la repressione e l'incarcerazione di diversi attivisti, la sera del 3 settembre 1964 gli indipendentisti attaccarono per uccidere. 

Presso la caserma dei Carabinieri di Selva dei Molini, due uomini armati attrassero l'unico carabiniere presente, Vittorio Tiralongo. Con un fucile di precisione colpirono il militare che rimase agonizzante sul terreno, mentre i responsabili fuggivano verso il confine austriaco. Era iniziato il triennio del sangue. A meno di una settimana dall'omicidio di Tiralongo, presso Rasun Anterselva fu fatto esplodere un ordigno che investì una camionetta dei carabinieri, ferendone gravemente 5. Il giorno successivo toccò ad un altro militare verso un escalation tra il 1965 e il 1967 che costò la vita a 21 persone tra militari e civili. 

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