Federico Ghizzoni, numero uno di Unicredit (Matteo Bazzi/Ansa)
Economia

Sorgenia, per Ghizzoni (Unicredit) accordo vicino

Potrebbe essere vicina a la soluzione del rompicampo Sorgenia, la società energetica controllata dal gruppo Cir della famiglia De Benedetti e afflitta da un debito di 1,9 miliardi. Ad aprire uno spiraglio è stato, poche ore fa, Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit che - insieme a un’altra ventina di banche - è in prima fila per quanto riguarda i crediti inescussi dell’azienda e sta trattando da quasi un anno per trovare un compromesso che garantisca continuità aziendale e, insieme, ingresso degli istituti nel capitale in cambio della rinegoziazione del debito. 

Le posizioni tra le parti si stanno affinando” ha detto Ghizzoni “e spero che l’accordo possa arrivare presto”. Il numero uno di piazza Cordusio, tuttavia, non ha voluto commentare le indiscrezioni comparse tra ieri e oggi su alcuni quotidiani e secondo le quali gli attuali azionisti di controllo potrebbero venire premiati con il mantenimento di una quota di premio, quel che in gergo finanziario viene definito “clausola earn-out”.

Si tratta della stessa ipotesi anticipata da Panorama il mese scorso, quando l’edizione cartacea del nostro settimanale scrisse che, pur di sbloccare la situazione e trasformare i crediti incagliati in partecipazioni, seppur di valore limitatissimo, le 21 banche creditrici erano disposte a limare leggermente la quota di conversione del credito in equity, lasciando in mano agli attuali azionisti (oltre a Cir ci sono gli austriaci di Verbund, che hanno già azzerato a bilancio il valore della loro partecipazione) tra il 10 e il 14 per cento del nuovo assetto. L’accordo, insomma, potrebbe essere imminente. Decisivo, dopo la parziale apertura di Ghizzoni, resterà il parere degli altri istituti coinvolti. In primis Mps, che pare in tutt’altre faccende affaccendata ma resta uno dei primi creditori di Sorgenia, oltre che azionista con una piccola partecipazione il cui acquisto risale al 2007, in piena epopea Mussari.

In attesa della fumata bianca, la società (ancora guidata dall’amministratore delegato Andrea Mangoni, che ha fallito l’approdo in Enel) continua a navigare a vista. Ad assicurare un minimo di liquidità fino alla fine del mese ci penseranno i 15 milioni di euro ottenuti cartolarizzando i crediti pregressi presso Bnp Paribas e, soprattutto, la cessione degli impianti fotovoltaici italiani al fondo statunitense Contour Global per una cifra vicina ai 20 milioni. Ma i soldi stanno finendo rapidamente, data anche la cassa bruciata da dicembre a oggi da Tirreno Power. Per trovare un accordo, insomma, bisogna fare in fretta.

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