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Tecnologia

Snowden: il ruolo della NSA nella guerra di Israele

Non è un segreto che il governo americano sia fondamentale per Israele. Non solo per il rifornimento di armi e di beni di prima necessità ma anche per il supporto strategico nella guerra contro Gaza. Eppure ci si riesce ancora a meravigliare di come gli USA abbiano costruito un stato satellite, in Israele, con l’aiuto della tecnologia e della National Security Agency. È ciò che emerge dalle ultime rivelazioni degli archivi sottratti da Edward Snowden alla NSA e pubblicati solo qualche ora fa dal sito “The Intercept fondato da Gleen Greenwald dopo l’uscita dal Guardian, primo depositario dei segreti del giovane Snowden.

Dai documenti si legge come gli USA, negli ultimi dieci anni, abbiano fornito agli omologhi della NSA in Israele, la SIGINT National Unit (ISNU o Unit 8200) tutti gli strumenti necessari per monitorare i propri cittadini e quelli dei paesi circostanti, in primo luogo i palestinesi. Il ruolo di Israele nello stato di sorveglianza creato dalla NSA non deve essere sottovalutato, suggerisce The Intercept, considerando anche l’appoggio alle operazioni di altri due pesi massimi del settore, le agenzie di sicurezza GCHQ e CSEC, rispettivamente collegate al Regno Unito e al Canada.

Dai documenti di Snowden risulta anche chiaro l’apporto di alcuni regimi arabi all'attività di difesa di Israele, come la monarchia giordana (attraverso il Jordanian Electronic Warfare) e le Palestinian Authority Security Forces (NSF), ramo dell’organizzazione paramilitare dell'Autorità palestinese, finanziata dagli Stati Uniti, che dal 1993 coopera per consegnare alle forze alleate terroristi, incursori e ribelli di Hamas.
Nota che ci interessa: dal 19 marzo al 26 giugno di quest’anno alcuni istruttori dell’arma dei Carabinieri hanno addestrato i militari dell’NSF, a seguito di un accordo bilaterale tra il nostro Ministero della Difesa e il ministro dell’interno dell’Autorità Nazionale Palestinese (una sorta di governo provvisorio istituito per governare le aree A e B della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, come conseguenza degli accordi di Oslo del 1993).

Secondo Greenwald, che ha divulgato le ultime soffiate di Snowden , i documenti illustrano un fatto cruciale: Le azioni di Israele sarebbero impossibili "senza l’aiuto, costante e generoso, del governo degli Stati Uniti".
 Il collante tra le azioni dei due paesi sarebbe proprio la NSA, che con il partner ISNU, tiene in piedi le collaborazioni esterne (con GCHQ e CSEC) e locali (con l’NSF). Ma c’è dell’altro. Lo scorso settembre il Guardian aveva rivelato l’esistenza di alcune procedure di “sicurezza” intraprese dalla NSA che metterebbero in risalto il forte legame con Israele.

L’agenzia degli Stati Uniti forniva alla SIGINT National Unit tutte le informazioni necessarie sia su cittadini israeliani e palestinesi che americani, nella volontà di creare una “memoria condivisa” a cui attingere per le operazioni di Intelligence. Si tratta di rivelazioni che trovano conferma oggi con i documenti in cui si legge che “la NSA mantiene rapporti prioritari, di portata tecnica e analitica, con la SIGINT per lo scambio di diverse informazioni”. La collaborazione tecnica è andata anche oltre, con la fornitura di materiale sensibile alla Special Operation Division (SOD) dell’Intelligence di difesa israeliana.

USA e Israele, messi assieme, rappresentano una potenza cibernetica di assoluto valore, tanto da destare la preoccupazione di Russia e Cina per un preciso motivo: nell’ambito delle operazioni di monitoraggio, la SIGINT ha beneficiato dell’accesso all’enorme database della NSA, mentre gli americani hanno potuto contare sulle competenze degli ingegneri locali, che avevano già impressionato i partner occidentali durante lo sviluppo di Stuxnet . Spulciando i documenti di Snowden si scopre che nel 2003 e 2004 Israele venne pressato per accettare un accordo della NSA per l’ingresso nel programma di intelligence estesa “Gladiator”, la cui controparte sarebbe stata il rifornimento economico degli attivisti israeliani ad opera di Washington.

La partnership tra Israele e Stati Uniti sembra essere un vantaggio per tutti, sotto un certo punto di vista persino per i ribelli palestinesi. Il motivo è che se NSA e SIGINT condividono informazioni sui rispettivi cittadini e avversari, allora i data center di entrambi (localizzati altrove) potrebbero conservare del materiale utile per sabotare centrali e sistemi di difesa. Non è un caso che la settimana scorsa i “Cyber Engineering Services” abbiano rivelato del furto, tra il 2011 e 2012, degli schemi di costruzione di Iron Dome , lo scudo anti-missilistico in dotazione ad Israele e costruito assieme a tre aziende statunitensi, da parte di alcuni hacker cinesi. Siamo sempre nel campo delle ipotesi, ma considerare che nella cyberwar parallela agli scontri sul campo ci siano da un lato Stati Uniti e Israele e dall’altro Hamas con la Cina non è più un’ipotesi così assurda. 

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