Il sindacato: un'autocritica e una via d'uscita

Con la sua categoria, la “casta” dei sindacalisti, non è poi così tenero. Scrive: “Bisogna ammettere che in molte, troppe occasioni non si è riusciti ad anticipare il cambiamento del lavoro, della produzione, ma anche della società e dei bisogni delle persone”. Aggiunge: “La libertà di organizzazione sindacale riconosciuta dall’art. 39 della Costituzione è stata interpretata in maniera troppo conservatrice, difensiva, autoreferenziale”. Spiega: “La libertà è divenuta libertà di non cambiare”. Ammette: “Di giovani e precari si è parlato molto, ma senza fare abbastanza per loro”.

Scrive tutto questo Marco Bentivogli, 46 anni e da due segretario generale dei metalmeccanici della Fim-Cisl. Ma poi si lancia in una appassionata difesa del suo lavoro. E con questo suo saggio "Abbiamo rovinato l’Italia? perché non si può fare a meno del sindacato" (Castelvecchi editore, 208 pagine, 16,50 euro) racconta attraverso esempi concreti che un modo diverso di fare rappresentanza è ancora possibile, perfino in un momento in cui "rappresentare" gli altri (universalmente, anche in politica) è diventata una delle sfide più difficili e insieme cruciali.

Il saggio parte dall’analisi di come è cambiata e continua a modificarsi la geografia del lavoro, in Europa e nel mondo, e approfondisce il contesto in cui si inserisce la nuova fabbrica in quella che viene definita la Quarta rivoluzione industriale. Bentivogli, partendo dalla diretta esperienza delle vertenze sindacali cui ha partecipato (Whirlpool-Indesit, Ilva, Ast, Alcoa), approfondisce il tema delle relazioni industriali italiane, della loro evoluzione per stare al passo dei cambiamenti in atto e della scelta dell'innovazione e della partecipazione nelle contrattazioni aziendali e nazionali.

In tutto ciò, scrive il capo dei metalmeccanici Cisl, anche il sindacato deve sapere rinnovarsi: studiando, ipotizzando nuove strade per l’organizzazione del lavoro, nell’uso delle nuove tecnologie, per tornare a coinvolgere migliaia di iscritti. Il sindacato che serve può essere un collante fondamentale della coesione e barriera della vulnerabilità sociale e può contribuire allo sviluppo organizzativo e alla crescita produttiva e sociale. Ed è questo, per l’appunto, il sindacato di cui secondo Bentivogli "non si può fare a meno".

YOU MAY ALSO LIKE