Si al tetto sul prezzo del gas. Una mezza vittoria del governo alle prese con la manovra

«E' la vittoria dei cittadini italiani ed europei che chiedono sicurezza energetica. E' la vittoria dell'Italia che ha creduto e lavorato per raggiungere questo accordo». Nelle parole del tweet con cui il Ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin annuncia e commenta l’accordo raggiunto per il tetto al prezzo del gas tutta la soddisfazione di chi da mesi punta a questo risultato prestigioso. Un tetto richiesto anche dal governo precedente ma che da sempre aveva trovato forti resistenze all’interno dell’Unione europea. A cominciare dall’Olanda a cui faceva (e fa ancora oggi) comodo poter gestire alla borsa di Amsterdam le speculazioni che girano attorno alla quotazione quotidiana del tanto prezioso combustibile. Per proseguire con Berlino che da sempre si era messo di traverso, spaventato dalle minacce di Mosca di chiusura totale dei rubinetti che per la Germania, il paese più legato al gas russo dell’intera Ue, avrebbe significato un inverno drammatico per il lavoro e la vita di tutti i giorni.

E non è che oggi l’accordo sia stato raggiunto all’unanimità, anzi. L’Ungheria ha votato contro, mentre Austria ed, appunto Paesi Bassi, si sono astenuti.

Ma tant’è. Il tetto ormai è cosa fatta.

La quota limite è di 180 euro a megawattora quando pochi mesi fa, al momento di massima crescita, era arrivato a 341 (agosto scorso) contro i 25 di un anno fa. A quanto si apprende da fonti europee il differenziale del prezzo al Ttf con gli indici di riferimento globali viene fissato, come previsto nell'ultima proposta della presidenza ceca, a 35 euro. I giorni necessari - in cui il prezzo deve superare i 180 euro a megawattora - perché scatti il meccanismo di correzione restano tre. L’entrata in vigore di questa misura è stata fissata al 15 febbraio prossimo.

Immediata ed attesa la reazione del Cremlino: «La Russia giudica "inaccettabile" l'accordo Ue sul tetto al prezzo del gas» ha tuonato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov definendo l'intesa «una "distorsione del mercato" e promettendo "una reazione" da parte russa, come la decisione assunta sul petrolio».

«Vengo qui con una piccola, grande vittoria, più grande che piccola: siamo riusciti in Europa a spuntarla sul tetto del prezzo del gas. E' una battaglia che molti davano per spacciata e l'abbiamo portata a casa. La volontà e la consapevolezza parte sempre da una cosa: essere consapevole di chi sei ed essere fiero di chi sei. Quando hai quella consapevolezza, hai la capacità di raccontare qualcosa di più e di insegnare e di imparare dagli altri». Parole che raccontano tutta la soddisfazione di un governo che al momento della sua nascita veniva raccontato come isolato a Bruxelles e che invece si sta scoprendo sempre più al centro della scena.

Va detto che da tempo il mercato e gli speculatori si erano già adattati all’eventualità di un price cap al punto che la quotazione era scesa attorno ai 100 euro (oggi ad esempio chiude a 115).

Resta solo da capire la reale efficacia di questa misura che sembra avere più un significato politico con la ritrovata unità della Ue arrivata dopo 8 mesi di divisioni che economico ed industriale. Sono infatti molti gli esperti che lo considerano superato, se non inutile.

Tutto questo mentre il Parlamento si prepara ad esaminare ed approvare al fotofinish la manovra economica. ieri il Ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti aveva svelato le principali modifiche che saranno presenti nel maxi emendamento del governo. Si va dalla scomparsa del limite per i pagamenti con il pos (come auspicato da Bruxelles), all’aumento delle pensioni minime a 600 euro (per gli over 75), alla riduzione dei mesi di concessione del Reddito di Cittadinanza per i cosiddetti «occupabili» da 8 a 7 mesi, alle agevolazioni burocratiche per il passaggio dei mutui da tasso variabile a tasso fisso in questi mesi di impennata delle rate e dei tassi di interesse, per finire con la proroga del Superbonus solo per i condomini con delibere antecedenti al 18 novembre.

Modifiche arrivate grazie alle scelte dei partiti di maggioranza che hanno dovuto concedere qualcosa agli alleati ed ai loro stessi propositi. Ma anche con un’apertura all’opposizione a cui sarebbero stati concessi metà dei fondi reperiti dall’esecutivo per le variazioni e gli emendamenti, cioè 100 dei famosi 200 milioni di euro.

Il tempo oramai stringe. Il testo, occhi ancora in commissione bilancio, dovrebbe arrivare mercoledì nell’aula della Camera dove si prevedono già sessioni notturne per la sua approvazione, prima del passaggio finale al Senato.

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