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Quello che va fatto subito contro i femminicidi

Quello che va fatto subito contro  i femminicidi

In una situazione drammatica (125 vittime nel 2022), occorre accorciare i tempi tra la denuncia della violenza e la protezione di chi la subisce. Altrimenti la strage non si ferma.


Ogni 70 ore in Italia avviene un femminicidio, qualcuno uccide una donna. Nel 2022 ci sono state 125 vittime: il 78 per cento italiane e il 5 per cento minorenni; 103 omicidi sono stati compiuti in ambito familiare e 61 per mano del partner, attuale o passato. Le rilevazioni della Direzione centrale della polizia criminale ci dicono che dal 2019 al 2022 i femminicidi sono aumentati del 12 per cento: inoltre, +23 per cento di violenze sessuali, +11 per cento di maltrattamenti contro familiari o conviventi, +7 per cento di atti persecutori, +80 per cento di costrizione.

Il dato che però deve destare la massima preoccupazione è la crescita dell’81 per cento degli episodi in cui non è stato rispettato il provvedimento di allontanamento dalla casa di famiglia della persona denunciata e sotto indagine: cioè il delinquente che ha usato in casa violenza, o contro la moglie o contro i figli, nella stragrande maggioranza dei casi, otto volte su 10, è stato lasciato tranquillamente nella stessa abitazione con evidente se non certa probabilità che il delinquente medesimo sia artefice di nuove violenze. E magari, talvolta, anche più grandi, con l’obiettivo di punire chi nella famiglia ha avuto il coraggio di denunciare.

Questo è un fatto gravissimo e per la verità il Parlamento, alcuni giorni fa in Commissione giustizia, se ne è occupato, sollecitato in questo dalla sua presidente, la senatrice Giulia Bongiorno, già ideatrice della legge «Codice rosso». La senatrice ha rilevato come troppe donne vengano uccise dopo la denuncia e quindi nella legge in vigore si prevede che il Pubblico ministero, entro tre giorni, debba ascoltare la persona offesa e adottare misure protettive. E qui, a proposito dei tempi di convocazione in tribunale della persona che ha denunciato e sulle misure protettive, urgentissime sempre, occorre un rafforzamento legislativo del Codice rosso, cioè della legge contro le violenze stesse sia in ambito familiare sia da parte di ex compagni, ex partner o altri. Molte donne che hanno subìto maltrattamenti, violenze fino ad arrivare al femminicidio, una volta presentata la denuncia, nel caso in cui i tempi di convocazione in tribunale e le misure protettive non siano attivate immediatamente, si sentono abbandonate e tradite dallo Stato. E aumenta in loro la paura e l’angoscia di essere sole, vittime quotidiane esattamente come prima della denuncia.

È chiaro che la principale misura protettiva sia l’allontanamento dalla casa familiare di chi ha compiuto le violenze ma, nel caso in cui la macchina della giustizia non funzioni e faccia quel che deve fare in ritardo, spesso la vittima continua a essere tale e si produce un’escalation nei suoi confronti che talvolta culmina nel delitto. È certamente una buona iniziativa quella del rafforzamento della legge Codice rosso, ma bisogna ricordare, per questioni di onestà intellettuale, che già con la legge esistente, se rispettata, si potrebbe mettere in atto una serie di provvedimenti significativi per rafforzare il doveroso accompagnamento e la protezione di chi trova il coraggio di denunciare i reati subìti.

Ma se chi trova il coraggio di denunciare poi non vede seguire velocemente delle azioni da parte della magistratura, perde fiducia; e trasmette questa sfiducia a chi magari è incerto perché timoroso di denunciare. Il ragionamento è: se parlo e non succede niente perché dovrei farlo, tra l’altro rendendo ancora più violento colui che ha compiuto i reati in famiglia e continua a picchiarmi, per farmi pagare – sempre con la violenza – la denuncia che ho fatto? Capite bene che si crea un cortocircuito negativo tra chi ha denunciato e chi assiste al nulla successivo alla denuncia.

Abbiamo visto troppi casi di persone che magari avevano commesso un reato grave e sono state messe ai domiciliari in una casa vicina a quella delle vittime: con esiti talvolta tragici. Occorre che le vittime siano con urgenza ascoltate dal magistrato, protette in vari modi, tra cui l’immediato allontanamento del denunciato dalla casa familiare. Senza questi provvedimenti è difficile pensare che le cose cambino.

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