Top 11 italiani: un Marchetti monumentale tiene a galla la Lazio

Vista da qui, l'Italia del pallone che calcia e scalcia con la promessa di ritornare grande sotto la guida di Antonio Conte pare bella e convincente. Merito di alcuni senatori, che in azzurro hanno già scritto pagine importanti. Ma anche e soprattutto di aspiranti campioni che presto o tardi busseranno ai cancelli di Coverciano con la pazza idea di vestire il tricolore. Scegliamo noi, questa volta si gioca con il 4-2-3-1, per premiare le prestazioni con i fiocchi di difensori e attaccanti. La formazione? Eccola, da destra a sinistra: Marchetti; Barzagli, Goldaniga, Bovo, Masina; Jorginho, Marchisio; Giaccherini, Saponara, Insigne; Destro. Restano fuori, ma soltanto per ragioni di abbondanza, Izzo e Pavoletti del Genoa, Inglese del Chievo e Bernardeschi della Fiorentina. 

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Federico Marchetti (Lazio). Se la squadra di Pioli rimane a galla per 90 minuti il merito è anche e soprattutto suo. Ci provano a ripetizione Gilardino, Chochev e Rigoni, ma nulla possono contro il muro eretto da Federico detto "Tarzan" alla sua migliore partita stagionale. Nulla può sul tiro di Goldaniga. Monumentale.
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Andrea Barzagli (Juventus). La solita grinta, mai rabbiosa eppure determinante. La solita qualità nell'amministrare le sfuriate degli avversari, spesso sedotti e poi abbandonati quando arrivano dalle sue parti. Niang e Bacca ci provano in tutti i modi a metterlo nei guai, ma lui non si scompone. Dimostrando una solidità mondiale. Evergreen.
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Edoardo Goldaniga (Palermo). Buona, anzi, buonissima la prima da titolare in Serie A. Si esalta in coppia con il collega di reparto Gonzalez, disinnescando sul nascere le azioni più pericolose degli avanti della Lazio, ed è abilissimo a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto nell'azione del gol che apre la gara. Rompighiaccio.
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Cesare Bovo (Torino). Attaccante aggiunto dello scacchiere di Ventura, realizza la rete (la seconda in due partite) che decide la gara nella tana dell'Atalanta e chiude tutti gli spifferi davanti a Padelli. Ci ha preso l'abitudine, il navigato Bovo, sempre più leader di una squadra che ha bisogno di lui come il pane. Bomberone.
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Adam Masina (Bologna). Se non sarà a gennaio, sarà a giugno. E se non sarà a giugno, sarà nell'autunno successivo. Signore e signori, ecco a voi uno dei migliori terzini fluidificanti (amarcord) del calcio italiano presente e futuro. Alle prese con la Roma nella piscina Dall'Ara, infila le pinne e semina preoccupazioni grandi così alla retroguardia giallorossa. Realizza il gol dell'uno a zero e in difesa è insuperabile. Reuccio.
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Jorginho (Napoli). Ci risiamo. Per la seconda volta di fila, la quarta nelle ultime dieci partite, il brasiliano che Conte non perde mai di vista si produce in una gara di altissimi contenuti. Recupera, dirige, governa. E strappa la lacrimuccia del rimpianto anche ai suoi ex tifosi dell'Hellas, che con lui hanno vissuto giorni meravigliosi. Mazinga.
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Claudio Marchisio
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Emanuele Giaccherini (Bologna). Nella Top 11 made in Italy per la terza volta consecutiva. Ovvero da quando Donadoni ha deciso di vestire il rossoblù. Straripante sulla destra, è un vulcano di idee e iniziative, intuizioni e suggerimenti. Fosse infallibile anche nei tiri in porta, sarebbe da Real. EG7, la migliore novella del Bologna reloaded.
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Riccardo Saponara (Empoli). Protagonista, sempre e comunque. Per ribadire una continuità ormai sigillata con la ceralacca. Perché altro non saprebbe fare. Contro la Fiorentina dei fenomeni, si procura un rigore che l'arbitro non vede e timbra l'assist che Livaja trasforma in gol. Genio della lampada.
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Lorenzo Insigne (Napoli). Mai banale, danza sul pallone con il piglio del ballerino di flamenco: vedi, non vedi. Accolto al Bentegodi di Verona dal solito prolasso di ingiurie, ne esce re e conquistatore, segnano il gol (il 7° stagionale, record personale) che sblocca la gara e suggerendo a Higuain il pallone che manda tutti a casa. Estatico.
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Mattia Destro (Bologna). Si fa presto a dire meraviglia. Perché nulla accade per caso, nemmeno sotto la torre degli Asinelli. Arriva Donadoni e l'ex filibustiere con le polveri bagnate torna decisivo e intraprendente come ai tempi del Siena. Segna il gol alla squadra che l'ha gonfiato e spento e riparte di slancio con la consapevolezza di aver ritrovato l'entusiasmo che fu. Iron-man.

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