Roberto Giacobbo: da Voyager all'epigenetica - FOTO

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Marco Piraccini
La sala dell'Università Telematica Pegaso a Milano che ha ospitato l'incontro d'autore con Roberto Giacobbo
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Roberto Giacobbo, giornalista del programma Voyager e direttore artistico di Kalat nissan film Festival
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La giornalista di Panorama Stefania Berbenni con il giornalista di Voyager Roberto Giacobbo
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Roberto Giacobbo con il braccialetto Cruciani realizzato in occasione di Panorama d'Italia per la Lega del Filo d'Oro
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L'ultimo libro di Roberto Giacobbo "Le carezze cambiano il dna" (Ed. Mondadori) con "Le città segrete"

Sì, ha avuto paura anche lui, soprattutto quella volta in Egitto quando si è avventurato in una tomba di un faraone. Roberto Giacobbo, l'anima del programma televisivo Voyager, ha "confessato" che non sempre le sue spedizioni sono sicure. "Non lo ammetterei mai in tv ma ho avuto paura come non mai. Ci eravamo avventurati all'interno, siamo andati avanti fino a 140 metri sotto terra. A un certo punto, l'operatore mi ha detto: "Scusami ma non ce la faccio. Mi manca l'aria". E così ho preso io in mano la telecamera. Intorno a noi c'erano pareti di polvere sottilissima. E proprio subito dopo essere passati per una strettoia hanno ceduto. Le persone che erano con noi, mia moglie compresa, ma che erano rimaste più in alto, hanno pensato che fosse finita. Invece, per fortuna, non è stato così".

È questo uno dei racconti appassionanti che il giornalista ha regalato ai presenti all'incontro di Panorama d'Italia a Milano che lo ha visto protagonista. Oltre un'ora di ricordi, forte delle trenta edizioni di Voyager in 14 anni, 280mila folllower su Facebook, una quindicina di libri molti dei quali tradotti in numerose lingue, cinese compreso.

Un narratore di talento, un "traduttore " di materie difficili e di casi irrisolti. "Ogni nostro servizio ha alle spalle mesi e mesi di studio. Non solo: io voglio andare sul campo a verificare e quando giriamo non c'è nulla di già provato, perchè voglio comunicare l'emozione che provo in quel preciso momento".

Il prezzo da pagare è la distanza da casa: "Sono in viaggio per circa 200 giorni l'anno, ma è questo l'unico modo per riuscire bene nel proprio lavoro: ci vuole serietà e passione".

Due requisiti che si trovano anche nel suo ultimo libro, Le carezze cambiano il Dna (Ed. Mondadori) concentrato sul tema dell'epigenetica, una nuova frontiera della biologia che (tradotto in termini molto semplici) studia il funzionamento della memoria delle cellule. "Sono molti i fattori che possono influire sui cambiamenti del nostro Dna: le emozioni, le esperienze, ciò che mangiamo, lo stile di vita. Per esempio, il nostro corpo capisce come comportarsi in base a quello che "ricorda" attraverso esperienze dei nosti genitori e persino dei nostri nonni".

Applausi calorosissimi. Selfie. Firma copie e complimenti a spiovere.

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