Riforme: quanto costano gli 8 mila emendamenti delle opposizioni

Lunedì 28 luglio, a meno di rinvii dovuti a imprevisti dell’ultima ora, Palazzo Madama darà il via all’esame e alle votazioni del ddl sulle riforme costituzionali proposto dal Governo Renzi. Oltre ai senatori, sicuri protagonisti della battaglia parlamentare saranno gli 8000 emendamenti presentati dall’opposizione, M5S, Sel e altri.

Solo per l’art. 1, quello fondamentale per la riforma e che si occupa “del superamento del bicameralismo, della riduzione del numero dei parlamentari, del contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni…” e altro ancora, ci sono oltre 2000 emendamenti.

Come recita il regolamento parlamentare:“Gli emendamenti all'Aula sono presentati per iscritto, dai singoli Senatori, dalla Commissione che ha esaminato il disegno di legge in sede referente, dal relatore o dal Governo e sono di norma stampati e distribuiti in principio di seduta”; e visto che la riforma prevede anche il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, qualcosa di meglio gli inquilini del Senato avrebbero potuto fare.

Per raccogliere questa mole di modifiche, nella maggior parte dei casi inutili, ci son volute ben 2449 pagine racchiuse in tre tomi modello elenchi del telefono, soltanto il primo di oltre 800 pagine, e che verranno messi, naturalmente, a disposizione dei senatori. Nell’eventualità in cui tutti i senatori si dovessero mostrare ligi e attenti alla discussione, e avere l’ardire di richiederne una copia, si dovrebbe arrivare ad una stampa totale di oltre 780mila pagine formato A4. Stiamo parlando di una vera e propria montagna di carta, e teniamo a precisare non riciclata, che metterebbe in serio pericolo le già povere foreste del pianeta. Una volta approvato, il ddl passerebbe alla Camera dove il totale di pagine lieviterebbe così com’è, se non dovessero aumentare anche gli emendamenti (praticamente impossibile), a 1 milione 540mila pagine. A tutto ciò bisognerà aggiungere i resoconti stenografici.

Nel 1980 si verificò un caso analogo alla Camera dove venne approvata, dopo una dura battaglia, il decreto Cossiga sull’antiterrorismo. A parte l’ormai più volte citato ostruzionismo verbale con gli interventi fiume di Massimo Teodori e Marco Boato, l’opposizione dei radicali, in quella circostanza, costò alle casse del Palazzo, e quindi dei cittadini, ben 150 milioni di lire. Gli emendamenti furono 7500, più o meno gli stessi di quelli presentati in questi giorni, 30 furono i volumi per raccoglierli per un costo di 120 milioni di lire; 1600 furono le pagine di resoconti stenografici stampati in migliaia di esemplari per un costo di una ventina di milioni di lire.

Facendo un rapido calcolo, quindi, soltanto la prima discussione sulle riforme costituzionali, tra cui il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, si dovrebbe spendere intorno alle 100mila euro solo ed esclusivamente di carta.

Alla preoccupazione del senatore del Pd, Luigi Zanda, sul peso dei volumi:“I nostri banchi non ci consentono di tenere, per poterli consultare”, ha reagito il senatore, ed ex ministro della Difesa, Mario Mauro, del gruppo “Per l’Italia”, appunto, che ha difeso i tomi:“questo è quanto vale la nostra libertà e la nostra democrazia”.

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