Le cause perse della Rai? Le pagheranno (forse) i direttori

E’ ora che i vari Mario Orfeo, Mauro Mazza, Andrea Vianello, tutti i direttori Rai, insomma, che con trasferimenti e demansionamenti dei loro dipendenti accendono la miccia delle cause contro l’azienda, si prendano le loro responsabilità. E si mettano le mani in tasca quando l’azienda viene condannata al risarcimento. Lo ha appena chiesto l’Usigrai: in una lettera ai colleghi nella quale riferisce l’esito dell’incontro con il direttore generale Luigi Gubitosi sulla questione della riforma dell’informazione, il segretario del sindacato Vittorio di Trapani ricorda anche la proposta dell'Usigrai  sulla responsabilità civile dei dirigenti: «I danni derivati  da vertenze devono essere posti a carico dei dirigenti che hanno determinato quel demansionamento e quella sottoutilizzazione». Pare che l’azienda abbia già scritto, mettendoli in preallarme ai direttori delle testate che hanno accumulato più cause.
Non c’è dubbio che le vertenze siano una voce che pesa sul bilancio dell’azienda (riguardano un dipendente su dieci). Lo ha appena denunciato lo stesso Gubitosi mentre  la Corte dei Conti ha calcolato che nel 66 per cento dei casi la Rai in ribunale perde e che ad oggi ci sono 2563 procedimenti pendenti.
La lista è lunga (e dispendiosa): dopo i 60 mila euro che la Rai ha dovuto versare come risarcimento danni all’inviato del Tg1 Leonardo Metalli confinato da Orfeo al sito del Tg1 («a seguito della privazione di mansioni equivalenti a quelle svolte in precedenza e certamente non adeguate al proprio livello di inquadramento e alla professionalità acquisita») recita la sentenza, e i 3 mila euro al mese di risarcimento a Milo Infante (Raidue) si sono rivolti agli avvocati un bel po’ di colleghi:  Manuela De Luca, caporedattore del sito dei tg1, Teresa De Santis,  ex vicedirettore vicario di Televideo e ora senza incarico. Franco Lauro, volto di Raisport  appena scaricato da Mazza, sebbene abbia perso il ricorso d’urgenza (articolo 700) non ha intenzione di mollare. Francesco Giorgino per ora è fermo alla commissione paritetica, sorta di tribunale sindacale. E chissà se si rivolgeranno agli avvocati Anna La Rosa e Licia Colò, messe alla porta di Raitre.

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