Prende quota Giuliano Amato

Amato, Amato, Amato... Nel Transatlantico di Montecitorio è il nome più gettonato, anche troppo. Perché dice, sotto forma di anonimato un parlametare che il Pd lo conosce bene: "Attenzione, da giovedì (il 18, quando partirà la votazione del capo dello Stato ndr) si aprirà la gabbia dei conigli rapaci: tutti quelli che nel segreto dell'urna potrebbero impallinarlo, non bisogna dimenticare che nel Pd già il capogruppo Roberto Speranza è stato eletto senza i voti del 20 per cento del gruppo, ha avuto ben 98 franchi tiratori".

Il punto è che non solo Sel ha fatto sapere che a Giuliano Amato preferisce Romano Prodi, ma la situazione rischia dfi essere non controllabilissima nello stesso Pd per Pier Luigi Bersani. Che domani, se non già stasera,  a Silvio Berlusconi dovrebbe appunto fare la proposta di Amato o, in subordine, anche Franco Marini. Già, perché, piccolo colpo di scena, l'ex presidente del Senato ed ex sindacalista, dopo essere stato bocciato da Matteo Renzi, sarebbe un po' rientrato nei giochi. Ha visto Bersani di mattina a Largo del Nazareno e forse lo rivedrà nel corso della stessa giornata. Ma, anche Marini, voluto dai democristiani del Pd e del Pdl, rischia di andare in pasto ai franchi tiratori in modo specularmente opposto rispetto a quello di Amato.

Gli schemi ai quali si prepara Bersani sarebbero in sostanza due. Il primo: presidente condiviso con il Pdl per poi aprire a un governo di scopo; il secondo non confessato: Romano Prodi alla quarta votazione, votato da Pd,Sel e frange di Cinquestelle. Del resto, già Beppe Grillo, dopo l'elezione di Milena Gabanelli alle "Quirinarie" ha però detto che dopo la quarta votazione lui non sa cosa accadrà. Se dunque centrosinistra e frange di Cinquestelle convergessero su Prodi, sarebbe la prova tecnica di
quel governo di minoranza che lui non si sarebbe mai tolto dalla testa. Anche se c'è chi fa notare che con Prodi, inviso al Pdl, e un governo così precario le urne sarebbero più vicine. E Bersani a questo punto il voto lo teme, perché metterebbe subito in corsa Matteo Renzi.

In tutto questo al tavolo è seduto in una posizione determinante un grande giocatore di nome Silvio Berlusconi. Dopo il no nettissimo a Prodi, non ha scoperto le carte. E quand'anche venisse eletto l'ex premier bolognese, le urne sarebbero più vicine. E "Prodi si ritroverebbe come presidente del Consiglio Silvio", ride un parlamentare del Pdl. Ma, aggiunge, Prodi al
Colle "sarebbe peggio di Scalfaro". "A meno che - aggiunge lo stesso parlametare - Silvio, non tiri fuori proprio lui dal cilindro un ex
comunista: D'Alema o Violante o se preferite Violante e D'Alema". Bersani a quel punto, capendo l'antifona, potrebbe anticipare il Cav, facendo lui quei nomi di personaggi di rango del suo stesso partito. "Se Bersani riesce a tener botta, dopo questi cinquanta giorni che veniva dato per finito diventa un eroe", chiosa il leader dei Moderati, alleati del Pd, Giacomo Portas. Ma in quel caso, eroe lo diventa anche il Cav.

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