Quattro modi di essere "casalinghe disperate"

Si fa presto a dire Desperate Housewives: dimenticate Eva Longoria & compagne. Le casalinghe disperate italiane sono di ben altro tipo, anzi di ben altri "tipi" e precisamente quattro. Con questa definizione, infatti, si classificano più o meno tutte le donne che non lavorano in un ufficio, ma tra le quattro mura domestiche, spesso occupandosi di casa, figli e famiglia, ma senza stipendio. Una condizione che non sempre risulta appagante per le donne, tanto da accostare appunto al termine "casalinga" anche l'aggettivo "disperata".

Ma non sempre le cose vanno così: esistono anche le donne che si sentono realizzate nella loro dimensione domestica e quelle che invece lo ritengono uno status "temporaneo". A fare chiarezza tra le sfumature della definizione più usata in fatto di donne a casa, ci ha pensato uno studio dell'Università di Firenze.

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Il Dipartimento di Scienza della Politica e Sociologia dell'Università di Firenze ha preso in esame la grande categoria delle "casalinghe", individuando ben 4 profili
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Casalinga appagata: a dispetto delle apparenze e dei luoghi comuni, esistono molte donne che si sentono soddisfatte e appagate del proprio ruolo di casalinghe. Si tratta per lo più di donne che hanno una visione tradizionale della famiglia, dove le figure femminili trovano la loro collocazione principale nel focolare domestico, ma nello stesso tempo vengono valorizzate proprio per l'apporto che danno alla famiglia in termini di cure ed educazione dei figli
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Casalinghe temporanee: sono per lo più donne giovani e con un grado di istruzione medio o elevato, ma che faticano a trovare un lavoro idoneo o, di fronte a troppe incertezze, preferiscono dedicarsi a casa e famiglia, in attesa di "tempi migliori", dunque senza precludersi un futuro lavorativo soddisfacente e a tempo pieno
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Casalinghe adattate: appartengono a questo profilo le donne che si sono "adattate" a far le casalinghe, magari non per scelta, ma per necessità. Spesso hanno un passato da lavoratrici "esterne", ma per la nascita dei figli o per altri motivi familiari hanno lasciato la precedente occupazione, dedicandosi a tempo pieno alla casa e alla famiglia
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Casalinghe costrette: si tratta di donne che non hanno scelto la vita domestica volontariamente, ma spesso vi sono state appunto costrette, spesso in seguito alla perdita del lavoro in età non più giovane. In ogni caso, non si sentono soddisfatte pienamente del proprio ruolo, ritenendosi "dimezzate". E' forse proprio questo tipo di casalinghe che più si avvicina a quelle cosiddette "disperate"
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Le casalinghe 2.0, comunque, non sono da confondere con il vecchio stereotipo di donne isolate: al contrario, hanno deciso di creare un network, chiamato "Casalinghe d'Europa" (https://www.casalinghedeuropa.it/) e nato nel 1989, che oggi conta 6.000 associate e una pagina Facebook (https://www.facebook.com/casalinghedeuropa). Per loro la presidente, Alessandra Caradonna, organizza appuntamenti come il Festival Olistico, appena tenutosi in provincia di Trento: una rassegna di conferenze, seminari, workshop e spettacoli, all'insegna del benessere, della salute e delle discipline olistiche

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