Punk, uno stile fra moda e musica

Dennis Morris (foto tratta dalla mostra Punk Chaos to Couture, Metropolitan Museum of Art – New York)

Sid Vicious nello scatto di Dennis Morris (1977)


Clive Arrowsmith (foto tratta dalla mostra Punk Chaos to Couture, Metropolitan Museum of Art – New York)

Zandra Rhodes fotografata da Clive Arrowsmith nel 1977


David Sims (foto tratta dalla mostra Punk Chaos to Couture, Metropolitan Museum of Art – New York)

Chanel 2011


Caroline Coon (foto tratta dalla mostra Punk Chaos to Couture, Metropolitan Museum of Art – New York)

Patti Smith, fotografata da Caroline Coon nel 1970


John Lydon (foto tratta dalla mostra Punk Chaos to Couture, Metropolitan Museum of Art – New York)

John Lydon fotografato da Richard Young, nel 1975


Ray Stevenson (foto tratta dalla mostra Punk Chaos to Couture, Metropolitan Museum of Art – New York)

John Lydon in uno scatto di Ray Stevenson nel 1976


Un centinaio di modelli, in sette gallerie, con look dagli anni’70 fino a oggi.

«I punk mescolavano stili, simboli, oggetti, volendo apparire deliberatamente brutti. Una dimensione che, col tempo, è diventata meravigliosa, cambiando le regole estetiche». A parlare è Andrew Bolton, curatore della mostra al Met, PUNK: Chaos to Couture. «Il materiale era tantissimo e mi sono ho focalizzato sugli stilisti che continuano a ispirarsi al fenomeno come Margiela, Galliano, Lagerfeld».

Dai  personaggi iconici di King’s Road degli anni ’80, che si facevano fotografare solo a pagamento, al web dove il punk è presenza deboradante. Cos’è cambiato?

«La mostra si basa volutamente sul concetto di Do It Yourself. Grazie a YouTube e Twitter viviamo una nuova declinazione di quel “caos” senza rendercene conto. Il punk, in qualche modo, ha vinto».

(Olivia Fincato)

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