Le prossime password? Gli occhi

Nel film «I Origins», l’attore Michael Pitt interpreta un ricercatore devoto alla solidità ferrea dei dati di laboratorio. Solidità che vacilla e poi frana quando sul viso di una bimba scova sfumature dell’occhio identiche a quelle della sua fidanzata morta anni prima: una possibile traccia di una seconda vita dell’anima. La storia si muove nelle praterie di religione e fantasia, ma parte dal ribaltamento di una certezza scientifica: ogni iride è unica, anche i gemelli le hanno diverse. Ed è su quest’unicità che poggeranno le password di domani, un orizzonte a quanto pare molto vicino: dopo lettere, numeri e caratteri astrusi, lettura di forma del viso e impronte digitali, prepariamoci ad avere accesso ai nostri dispositivi lanciando loro un rapidissimo sguardo. Non per scattare l’ennesimo selfie, ma per farci riconoscere o, è probabile, effettuare pagamenti senza dover strisciare la carta di credito.

A questi oggetti basta uno sguardo

Niente più password tradizionali: per entrare nella mail, nei social network o in un qualsiasi sito, ecco myris della newyorchese EyeLock. Un dispositivo che si collega al pc e, una volta configurato, riconosce l’iride in un secondo spalancando gli accessi del nostro mondo digitale. Costa 280 dollari, circa 250 euro.

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Eyeprint ID dell’americana EyeVerify è un software che utilizza la fotocamera dello smartphone per riconoscere i vasi sanguigni presenti sulla parte bianca dell’occhio del proprietario e garantirgli l’accesso al dispositivo senza le password tradizionali. Produttori come Alcatel e ZTE lo hanno inserito in alcuni modelli di telefoni in arrivo.

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Per immergerci al meglio in tanti universi paralleli, la realtà virtuale scruterà ogni nostra minima reazione. La maschera Fove, finanziata dalla Microsoft, saprà per esempio dove stiamo guardando. Sempre. Così, in un videogame, per puntare il mirino contro un nemico sarà sufficiente lanciargli un’occhiata.

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Girare le pagine di un libro digitale, far scorrere uno spartito o un discorso sullo schermo, spostarsi su una mappa virtuale: con The Eye Tribe collegato a un computer o a un dispositivo mobile dotato di una porta Usb, non servono dita, mouse o tastiere. Basta lo sguardo. In Italia, spedizione inclusa, costa 130 euro.

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I Tobii Glasses 2 sono l’evoluzione di una famiglia di occhiali intelligenti e ultraleggeri (45 grammi) che consentono ai ricercatori di sapere sempre cosa e dove sta guardando chi li indossa. Sono spesso usati nelle indagini di mercato e nello studio delle dinamiche di gruppo per capire quali particolari attirano l’attenzione.

Le tecnologie biometriche per l’identificazione della pupilla o dei vasi sanguigni che la circondano tengono alla larga gli intrusi da centri di ricerche, basi militari e aree sensibili di grandi industrie. D’altronde, solo un’analisi del Dna vanterebbe margini d’errore più bassi. Il punto è che, a parità d’accuratezza, i costi si sono ridotti: l’occhio come passe-partout può cominciare ad approdare su computer e smartphone tramite diverse soluzioni e presto questo suo uso sarà consuetudine su tanti gadget che abbiamo a casa o in tasca. Un po’ come sta accadendo con la scansione dei dettagli delle dita per sbloccare il telefono o fare acquisti.

È solo uno dei campi di applicazione in cui l’occhio sarà protagonista. I principali colossi dell’hi-tech, da Google a Apple fino a Sony, hanno ottenuto brevetti per il monitoraggio dei movimenti dell’iride di chi osserva uno schermo. Ha senso prevedere che comanderemo cellulari, tablet e pc, ci muoveremo tra i menu e le foto o negli ambienti di un videogame, gireremo le pagine di un eBook, con una combinazione di istruzioni vocali e sguardi sul display, senza premere più un tasto. Sarà un futuro tutto da tenere d’occhio.

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