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Economia

La povertà in Italia secondo la Caritas

Non è solo un grido d'allarme quello lanciato dalla Chiesa, tramite la Caritas Italiana, braccio operativo cattolico sul fronte della lotta alle povertà, sull'aumento dei poveri nel nostro Paese.

È un severo monito a tutte le istituzioni, pubbliche e private, chiamate a farsi carico del fenomeno.

Un male, stando al Rapporto Caritas 2018, cresciuto tra il 2016 e il 1017 di circa il 15 per cento (4 milioni e 700 mila due anni fa; 5 milioni 58 mila lo scorso anno).

"Come cristiani abbiamo qualche difficoltà a pensare che si possa abolire la povertà, purtroppo i poveri staranno sempre con noi, ma sappiamo che ogni storia riconsegnata alla sua dignità e alla sua libertà rende migliore il nostro Paese, ci rende migliori", commenta monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana.

Cause e conseguenze: "La povertà non è solo mancanza di reddito o lavoro: è isolamento, fragilità, paura del futuro. Dare una risposta unidimensionale a un problema multidimensionale, sarebbe una semplificazione" che rischia di vanificare ogni impegno finanziario, avverte Soddu, secondo il quale la povertà è un male, un "disagio che va affrontato integralmente ed alla radice".

Analisi in sintonia col sentire del nuovo direttore della Caritas diocesana di Roma, don Benoni Ambarus, mettendo a fuoco le tematiche che saranno anche al centro dell'assemblea diocesana di sabato 20 ottobre dal significativo titolo "Questo povero grida e il Signore ascolta" nell'Aula Magna della Pontificia Università Lateranense.

LA CHIESA IN "GUERRA" CONTRO POVERTÀ ED EMARGINAZIONE


La Chiesa, dunque, scende in campo per combattere tutte le forme di povertà con i suoi volontari e gli organismi preposti a dare aiuto concreto e solidarietà ad un esercito in crescita di poveri, ultimi, "scartati dalla società e dalle istituzioni", come instancabilmente papa Francesco ricorda nei suoi interventi pubblici e privati.

La Caritas, nell'accogliere i richiami di Bergoglio, scende in campo aperto per dare una mano a tutte quelle persone non più in grado di provvedere alla propria sussistenza perché travolte da un'ondata di povertà che ormai non risparmia più nessuno, con un inquietante aumento di giovani e giovanissimi, anche italiani, tra i più bisognosi.

"Una Chiesa ospedale da campo dopo una battaglia che accorre in soccorso di sofferenti, bisognosi, migranti, senza fissa dimora",  ricorda don Benoni, che non nasconde di essere ancora più preoccupato del fatto che "la società sembra essersi assuefatta a queste problematiche, ma anche ai pericoli di razzismo che purtroppo stanno emergendo negli ultimi tempi in Italia tra il silenzio quasi assordante delle istituzioni".

Da qui l'appello del neo direttore della Caritas della diocesi di Roma (la diocesi il cui vescovo è il Papa) a "credenti e non credenti, diversamente credenti e uomini di buona volontà a essere più attenti al grido dei poveri e a respingere con forza e determinazione qualsiasi fenomeno di razzismo e antisemitismo".

Un appello -  fa capire don Benoni - che sarà sicuramente al centro dell'assemblea  dedicata non al caso proprio al “grido dei poveri” nell'ambito del programma pastorale 2018-2019.

Esiste quindi uno "zoccolo duro" di disagio – rileva il Rapporto della Caritas Italiana - che assume connotati molto simili a quelli esistenti prima della crisi economica del 2007-2008, con la sola differenza che oggi il fenomeno è sicuramente esteso a più soggetti, a partire da interi nuclei familiari di italiani ospiti quotidiani di mense Caritas, ambulatori, spacci dove fornirsi di genere di prima necessità.

PERICOLOSO PERDERE ALTRO TEMPO


Perdere ancora tempo, avverte il direttore Soddu, "è pericoloso" perché dagli anni pre-crisi a oggi il numero di poveri è aumentato del 182%, a causa della recessione economica.

Nei numeri, però, traspare con forza il problema dei giovani poveri: da circa un lustro, infatti, la povertà tende ad aumentare al diminuire dell'età.

Oggi i minori e i giovani sono le categorie più svantaggiate: nel 2007 era esattamente l'opposto. Tra i poveri assoluti i minorenni sono 1 milione 208 mila (il 12,1% del totale) e i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione 112 mila (il 10,4%): oggi quasi un povero su due è minore o giovane.

Secondo il Rapporto Caritas, tra i fattori che più influiscono sulla condizione di povertà, vi è l'istruzione.

Dal 2016 al 2017 si aggravano le condizioni delle famiglie in cui la persona di riferimento ha solo licenza elementare (passando dall'8,2% al 10,7%). Al contrario i nuclei dove il "capofamiglia" ha un titolo di scuola superiore i poveri scendono al 3,6%.

La povertà assoluta si mantiene al di sotto della media tra le famiglie di soli italiani (5,1%), sebbene in leggero aumento rispetto allo scorso anno, i nuclei con soli componenti stranieri salgono al 29,2%.

Altra causa di povertà è la rottura dei legami familiari e la crescita dei senza fissa dimora. L'indagine prende in considerazione come campione statistico le quasi 200 mila persone incontrate nei centri d'ascolto delle Caritas parrocchiali e diocesane.

L'età media degli utenti è 44 anni. I giovani tra i 18 e i 34 anni rappresentano la classe più numerosa (25,1%); tra gli italiani prevalgono le persone delle classi 45-54 (29,3%) e 55-64 anni (24,7%); i pensionati costituiscono il 15,6%, coniugati (45,9%) e celibi/nubili (29,3%)". Il Rapporto denuncia anche un rilevante aumento delle storie di solitudine mentre diminuiscono le situazioni di chi vive un'unione coniugale stabile.

Il 63,9% delle persone ascoltate, circa 89 mila persone, dichiara di avere figli. Tra queste, oltre 26 mila persone vivono con figli minori.

Per la Caritas però il Rei (Reddito di inclusione) va ampliato e migliorato "per dar vita - si legge nel Rapporto - a una nuova misura con un profilo radicalmente differente, il Reddito di Cittadinanza. Altrimenti si rischia di assestare un colpo fatale alla possibilità di avere politiche incisive contro la povertà nel nostro Paese". Il governo M5S-Lega è avvisato.

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