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Perché Contrada ha vinto a Strasburgo

All'epoca dei fatti contestati a Bruno Contrada, e cioè tra il 1979 e il 1988, "il reato in questione non era sufficientemente chiaro. Il ricorrente non poteva quindi conoscere in particolare che i fatti da lui compiuti potessero configurare una qualche responsabilità penale. Questi elementi bastano all Corte per concludere che c'è stata violazione dell'articolo 7 della Convenzione dei diritti dell'uomo".

È tutta in queste righe la grande vittoria di Bruno Contrada, l'ex numero 3 del Sisde accusato di "intelligenza con Cosa nostra" e condannato definitivamente nel 2007 a dieci anni di reclusione. L'ha stabilita oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo, condannando con quelle parole lo Stato italiano a risarcire l'imputato con 10 mila euro più 2.500 di spese legali.

Per i giudici di Strasburgo, il controverso utilizzo combinato dei due articoli del codice penale, il 416 bis (associazione mafiosa) e il  100 (concorso esterno) non è stato configurato dalla Corte di cassazione italiana, se non "dopo il 5 ottobre 1994, con la sentenza Demitry".

Scrivono i giudici: "È solo a partire da quella sentenza che viene fornita per la prima volta un'elaborazione della materia in oggetto (...) e viene ammessa in maniera esplicita l'esistenza del reato di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ordinamento giuridico italiano".

Magra consolazione, per Contrada, la cui vita è stata distrutta. Ma un formidabile assist giudiziario per quanti, condannati prima di quella data da giudici che abbiano incastrato i due reati, potranno utilizzare la sentenza per cercare non solo un risarcimento, ma forse anche una revisione del processo.

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