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Padoan, un ministro senza portaborse

La borsa del ministro dell’Economia. Sì, un dettaglio. Ma forse non è solo un dettaglio. Mi colpisce quella borsa che il ministro Pier Carlo Padoan porta con sé all’incontro col presidente dell’Unione Europea, Herman Van Rompuy. Eccolo, Padoan, entrare nella sala tra divani e bandiere. Ma non è la solita scena di protocollo, la sequenza classica di personalità che si vanno incontro per cortesia, sorridono, si salutano e tenendosi strette le mani si rivolgono a fotografi e telecamere per la photo opportunity. No, stavolta c’è un particolare sorprendente, forse (speriamo) significativo. Padoan fa il suo ingresso trascinando questa grande borsa scura zeppa di documenti, coperta di Linus che lo accompagna al vertice dell’Eurogruppo coi colleghi del Tesoro e delle Finanze dei 17 paesi dell’Eurozona. Dov’è la sorpresa? Semplice. Non c’è un portaborse. Non c’è il codazzo, il solito funzionario o assistente che porta cappotti e cartelle. Fa quasi tenerezza vedere il ministro dell’Economia un po’ in imbarazzo, incerto se salutare Van Rompuy o appoggiare prima la borsa. Padoan opta per un sorriso, va verso un angolo libero tra un divano e una poltrona, mette a terra la borsa, torna indietro e saluta come si deve il presidente dell’UE.

Direte che mi commuovo per poco. Ma dopo aver assistito per anni a scene di personalità assai meno importanti di un titolare dell’Economia che non sembrano capaci di farsi una valigia, portare da soli una cartella di documenti o tenere il proprio cappotto sottobraccio, e questo perché hanno un’esagerata auto-considerazione e dell’esercizio del potere un’idea quasi settecentesca, mi piace che Padoan si presenti al suo primo appuntamento internazionale di rilievo con la semplicità di un uomo di governo che non ama portaborse e reggi-paltò.

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