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(Ansa)
Scienza

Le ondate di calore stanno rendendo invivibile parti della Terra

L’Ottobre appena trascorso in Italia e in altri Paesi europei passerà alla storia come il più caldo in assoluto da quando si raccolgono dati meteorologici. Questo caldo di Ottobre segue un mese di Giugno e di Luglio 2022 al sesto posto nella classifica dei mesi più caldi sul pianeta Terra dal 1880, cioè da quando vengono effettuate misure su eventi meteorologici globali. Lo stesso anno 2022 sarà il sesto e forse il quinto più caldo dalla medesima data del 1880.

Sebbene non si possano trarre conclusioni da fenomeni meteorologici locali, è chiaro che questo Ottobre è parte di un andamento complessivo che vede ondate di calore sempre più frequenti e prolungate colpire diverse regioni del pianeta. Uno scenario ampiamente previsto da diversi modelli dei climatologi che non ha spiegazione migliore che quella dell’aumento della quantità di anidride carbonica emessa dall’uomo.

Le previsioni sul prossimo inverno si basano su modelli stagionali, notoriamente poco affidabili. Quello che sicuramente sappiamo è che i primi giorni di Novembre saranno anch’essi condizionati dalla presenza di un anticiclone che dal nord Africa si estende all’Italia fino a sfiorare la penisola Scandinava. Le temperature sulle Alpi intorno ai 2000 metri potranno toccare i 15 gradi e nella pianura Padana i 24 gradi con valori di 27 gradi in alcune zone della Sardegna.

È appena uscita un rapporto a firma congiunta del Coordination of Humanitarian Affairs dell’Onu e della Federazione Internazionale della Croce Rossa secondo il quale le ondate di calore diventeranno così estreme in alcune regioni del mondo che la vita in quei luoghi diventerà insostenibile. «Si prevede che queste ondate di calore», così si legge nel rapporto, «saranno tali da superare la soglia di resistenza fisiologica e sociale nelle regioni del Sahel, del Corno d’Africa e del Sud e Sudovest dell’Asia». Tra le conseguenze previste, sofferenze e morte su larga scala e migrazioni. Si potrebbe dire che questa pubblicazione prevede che la popolazione mondiale dovrà restringersi in un minore spazio all’interno del nostro pianeta.

Lo stesso rapporto cita a conferma di queste previsioni le ondate di calore in Somalia e Pakistan di quest’anno e il loro andamento sempre più frequente, con fenomeni intensi e di più lunga durata. Il numero di persone povere che vivono nelle condizioni di calore estremo aumenterà del 700 per cento entro il 2050, particolarmente nell’Ovest dell’Africa e nel Sudest asiatico. La raccomandazione del rapporto è, tra le altre cose, quello di limitare l’uso dell’aria condizionata da parte dei Paesi ricchi perché insostenibile dal punto di vita ambientale. Conclude che, se non saremo capaci di ridurre drasticamente la durata e l’intensità delle ondate di calore, «il mondo andrà incontro a livelli di caldo estremo finora inimmaginabili».

È noto che per scongiurare un aumento delle temperature medie di 1,5 gradi centigradi le emissioni devono ridursi di circa la metà entro il 2030. Tuttavia, queste ultime stanno ancora crescendo in un momento in cui le grandi compagnie petrolifere stanno facendo guadagni stratosferici: per esempio, Shell e TotalEnergies hanno raddoppiato i loro profitti nell’ultimo quadrimestre a causa della domanda post-Covid e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i cui tempi sono stati opportunamente scelti per produrre il massimo dell’inflazione in Europa.

Dopo la conferenza Cop26 di Glasgow sono molto pochi i Paesi che stanno intensificando i loro sforzi per la riduzione della CO2 e le previsioni dell’Onu sono quelle di un riscaldamento globale di circa il 2,5 per cento con conseguenze catastrofiche. Queste ultime si devono al fatto che c’è un allarmante crescita di un gas serra 14 volte più potente dell’anidride carbonica, il metano, che viene rilasciato dallo scioglimento del permafrost, lo strato di ghiaccio che ricopre le zone dell’estremo Nord. Insomma la situazione è seria, sappiamo cosa fare ma non lo stiamo facendo.

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