Omicidio Rosboch, nell'auto forse la soluzione del giallo

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La zona del ritrovamento del corpo di Gloria Rosboch, l'insegnante scomparsa il 13 gennaio scorso e trovata morta nei boschi di Rivara, nel Canavese. Torino, 19 febbraio 2016.
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Gloria Rosboch
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La zona del ritrovamento del corpo di Gloria Rosboch
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Le ricerche di Gloria Rosboch.
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La vasca di decantazione dove è stato nascosto il corpo di Gloria Rosboch. Torino, 19 febbraio 2016.
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La vasca di decantazione dove e' stato conservato il corpo di Gloria Rosboch. Torino, 19 febbraio 2016.
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La vasca di decantazione dove è stato conservato il corpo di Gloria Rosboch. Torino, 19 febbraio 2016.
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La vasca di decantazione dove e' stato conservato il corpo di Gloria Rosboch. Torino, 19 febbraio 2016.
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La zona del ritrovamento del corpo di Gloria Rosboch, l'insegnante scomparsa il 13 gennaio scorso e trovata morta nei boschi di Rivara, nel Canavese. Torino, 19 febbraio 2016.
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La zona del ritrovamento del corpo di Gloria Rosboch, l'insegnante scomparsa il 13 gennaio scorso e trovata morta nei boschi di Rivara, nel Canavese. Torino, 19 febbraio 2016.
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La zona del ritrovamento del corpo di Gloria Rosboch, l'insegnante scomparsa il 13 gennaio scorso e trovata morta nei boschi di Rivara, nel Canavese. Torino, 19 febbraio 2016.
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La zona del ritrovamento del corpo di Gloria Rosboch, l'insegnante scomparsa il 13 gennaio scorso e trovata morta nei boschi di Rivara, nel Canavese. Torino, 19 febbraio 2016.
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In una foto rilasciata dai carabinieri Gabriele Defilippi arrestato per l'omicidio di Gloria Rosboch, Torino, 20 Febbraio 2016.
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Un momento della conferenza stampa presso il comando provinciale dei Carabinieri di Torino sull'omicidio di Gloria Rosboch, Torino, 20 Febbraio 2016.
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Il magistrato Giuseppe Ferrando durante la conferenza stampa presso il comando provinciale dei Carabinieri di Torino sull'omicidio di Gloria Rosboch, Torino, 20 Febbraio 2016.
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In una foto rilasciata dai carabinieri il tragitto percorso dagli arrestati con la vittima Gloria Rosboch, Torino, 20 Febbraio 2016.
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Una delle slide fotografiche mostrate dai carabinieri durante la conferenza stampa per l'omicidio di Gloria Rosboch, Torino, 20 Febbraio 2016.
Una delle slide fotografiche mostrate dai carabinieri durante la conferenza stampa per l'omicidio di Gloria Rosboch, Torino, 20 Febbraio 2016.

La notizia non è di poco conto. I carabinieri del Ris di Parma da questa mattina sono al lavoro dentro una officina del canavese per esaminare le auto degli assassini della professoressa Gloria Rosboch.
Si tratta di una Mini Cooper gialla, di Roberto Obert, la Lancia y di Caterina Abbattista e la 500 azzurro cabrio di Gabriele Defilippi.
Ma la macchina che potrebbe dare i risultati più importanti da un punto di vista investigativo è soprattutto la Twingo bianca di Obert, dove la professoressa è salita alle 15 del 13 gennaio per poi essere strangolata e gettata dentro una vasca di scolo.
Manca ancora qualche tassello per concludere il puzzle composto egregiamente dagli carabinieri di Torino guidati dal colonnello Domenico Mascoli e coordinati dal procuratore di Ivrea Giuseppe Ferrando.
Roberto Obert e Gabriele Defilippi hanno di fatto confessato l'assassinio di Gloria Rosboch, ma su un punto non secondario le loro dichiarazioni divergono e si scontrano. Ognuno dei due racconta di essere stato al volante della macchina e che l'altro, seduto dietro, avrebbe strozzato la professoressa si Castellamonte.
Chi dei due sta dicendo la verità?
La risposta potrebbero fornirla i Ris. L'auto è di Roberto Obert, quindi nulla di strano se sul volante verranno trovate soltanto le sue tracce biologiche. In questo caso, uscirebbe rafforzata la sua versione e Gabriele rimarrebbe inchiodato alla responsabilità di colui che materialmente soffoca Gloria Rosboch.
Se l'amico della professoressa ha detto la verità, allora ci devono essere le sue impronte sul manubrio, altrimenti le sue parole valgono poco. Mentre vale tanto la sua gestualità quando raccontava della morte della professoressa e non riusciva a trattenersi dal mimare il gesto di chi da dietro passa un fazzoletto attorno al collo di una persona per poi tirare forte verso di sé.

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