È nata una nuova Consulta dei lavoratori

Ve lo ricordate il Cnel, quell’ente costituzionale che Matteo Renzi voleva abolire col referendum che ha invece perso? Ecco, è rimasto lì dov’era, nella bella sede di villa Labin, a Roma, ma non si può dire che abbia brillato per rinnovata lena, anzi. Anche per questo, c’è chi ha pensato a mettere insieme un altro ente, questa volta privato, capace di fare da stanza di compensazione delle istanze di tutti i sindacati, quelli dei lavoratori e quelli delle imprese, per poi portarle insieme all’attenzione della politica.

E così, in pochi giorni, Conflavoro Pmi, Confimprese e numerosi raggruppamenti di associazioni minori ma dinamiche come Cifa, Sistema Imprese, Unimpresa, Confassociazioni, hanno aderito alla “Consulta dei lavori”, rispondendo all’invito del promotore, Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale della Confsal, la confederazione dei sindacati autonomi cui aderiscono organizzazioni agguerrite come lo Snals (scuola) o la Fismic (metalmeccanici) e che, nell’insieme, si qualifica come un’incollatura dalla Uil nella classifica della rappresentanza.

“Abbiamo ideato la Consulta”, spiega Margiotta, “per sancire un’alleanza sociale ormai indispensabile tra sindacato e impresa. Una inedita lobby a tutela di tutti i lavori, dipendente, autonomo e imprenditoriale, e a difesa della ricchezza prodotta dal lavoro. Vi partecipano le confederazioni indipendenti, le associazioni imprenditoriali che abbiano sottoscritto con esse un Ccnl, le istituzioni pubbliche preposte alle questioni economiche e sociali e gli enti privati impegnati nella realizzazione di servizi per i lavoratori e le imprese, quali fondi interprofessionali e enti bilaterali”.

Un convegno a Roma ha celebrato l’iniziativa, con gli economisti Alberto Brambilla (ex consigliere delegato Inps), Stefano Patriarca (Palazzo Chigi), Antonio Lopes (Università Orientale di Napoli) e Serena Sileoni (Istituto Bruno Leoni). “È il nostro momento storico – rincara Margiotta – perché sono i tempi giusti per un sindacalismo autonomo, pragmatico, post-ideologico, scevro storicamente da qualsiasi collateralismo. E a chi ci attacca rispondiamo alzando l’asticella con questa nostra proposta culturale, convinti che il sindacato possa dare oggi un grande contributo alla crescita sociale. Lo facciamo come sindacato professionale che promuove la formazione sia dei propri rappresentanti sia dei lavoratori e punta a una contrattazione di qualità. Di fronte alla crisi di rappresentanza, che oggi riguarda anche i sindacati datoriali, proponiamo una nuova offerta sindacale per i lavoratori e per le imprese”.


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