La pace impossibile nel nome di Ciro: "Ogni parola è vana..."

L'illusione che le scorie del 3 maggio non entrassero al San Paolo è svanita nel mezzo della partita, mentre in campo gli uomini di Benitez stavano prendendo a spallate la Roma, regalando emozioni e spettacolo alla gente corsa, malgrado tutto, allo stadio. Due lunghi lenzuoli srotolati nel cuore della curva B, alle spalle di De Sanctis appena rientrato sul terreno di gioco dopo l'intervallo. "Ogni parola è vana... Se occasione ci sarà, non avremo pietà". Undici parole che hanno ucciso la speranza di poter cominciare a ricostruire un clima di civiltà intorno a Napoli-Roma. Niente da fare. Inutili gli appelli della madre di Ciro, Antonella Leardi, che si è spesa in questi giorni per chiedere a tutti di deporre le armi. Inutile la lettera aperta di Totti. Inutili gli abbracci che, pure, i protagonisti non hanno lesinato quasi a voler marcare la volontà di andare oltre il dramma.

Ci hanno provato davvero tutti nel pomeriggio del San Paolo. Benitez e Garcia si sono salutati come vecchi amici a favore di telecamera, Totti e Hamsik si sono stretti vigorosamente la mano al momento del saluto iniziale. Anche Tagliavento e i suoi collaboratori si sono presentati in gran spolvero. Niente doveva andare storto e minare un equilibrio complesso e nulla è andato storto. Fino all'inizio del secondo tempo e a quelle due strisce di stoffa che hanno squarciato la speranza, riportando tutti alla dura realtà. Napoli-Roma non è ancora (e non poteva essere) solo una partita di pallone. E' e sarà a lungo un'ordalia barbarica e il fantasma della vendetta resterà lì, agitando molte notti nelle due città, divise da un odio che pare insanabile.

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Poco importa che la sigla al termine della delirante frase sia sconosciuta alle forze dell'ordine e ai frequentatori del San Paolo. SAVN: questa la firma usata per giurare eterna ricerca della vendetta ai nemici romanisti. Conta che quella scritta, divisa in due e lunga alcune decine di metri, abbia trovato spazio nel cuore della Curva B, il covo caldo del tifo napoletano. E' passata di mano in mano, è stata tenuta alta e in vista perchè nessuno potesse non vederla. Chiunque l'abbia fatta aveva il consenso dei capi. Come, poi, sia stato possibile far entrare lo striscione nel San Paolo militarizzato, con 700 steward dentro e centianaia di agenti all'esterno, è il solito mistero italiano. Mistero solo per chi vuole fare finta di pensare che esistano protocolli di sicurezza in grado di rendere le curve non un territorio a parte, comandato dagli ultras e nel quale la legge è sospesa.

Il resto della giornata (e della nottata) era trascorso tutto sommato senza problemi. Albergo blindato per la Roma a Fuorigrotta, a poche centinaia di metri dallo stadio, senza però alcuna azione di disturbo o altro da parte dei tifosi del Napoli. Misure di sicurezza ad altissimo livello, a partire dal viaggio in aereo e dallo spostamento in pullman verso il San Paolo. L'avvicinamento alla partita era stato quanto di meglio potesse chiedersi per un pomeriggio di ordinaria paura, finito da mesi nel mirino del Viminale e di questure e Prefetture. Tutto liscio fino a quando decine di mano non hanno alzato quello striscione: "Ogni parola è vana... Se occasione di sarà, non avremo pietà". Alla gara di ritorno dell'Olimpico mancano 154 giorni. 4 aprile 2015: sarà un altro pomeriggio di ordinario terrore.

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