Quanto è costato il Napoli dei miracoli

L'undici titolare che ha sbancato Amsterdam regalando all'Ajax e all'Europa un'autentica lezione di calcio totale è costato sul mercato poco meno di 200 milioni di euro. Non una cifra irrisoria, ma comunque un investimento contenuto per i parametri delle big europee dove, con una cifra simile, ti garantisci un attaccante e un centrocampista top. Non solo: il Napoli che sta dominando il suo girone di Champions League (3 vittorie in 3 partite, 13 gol segnati, Liverpool e Rangers Glasgow asfaltati prima dello show olandese) è nato nell'estate più difficile della storia recente del calcio partenopeo, quella dell'addio di monumenti come Koulibaly, Insigne, Mertens e Fabian Ruiz e dell'apertura di un nuovo ciclo pieno di insidie perché nato sotto il segno del contenimento dei costi.

Merito di Aurelio De Laurentiis e, soprattutto, di Cristiano Giuntoli che è il braccio operativo capace di scovare alla Dinamo Batumi il talento di Kvaratschelia, pagato 10 milioni di euro e ora invidiato da tutto il mondo, oppure di andare dritto sul coreano Kim quando il Chelsea si è portato a Londra Koulibaly, il perno della difesa. Ora in tanti raccontano di essere stati a lungo sulle tracce del 21enne georgiano che ha riacceso la fantasia del (fu) San Paolo: sarà anche così, ma l'unico ad affondare il colpo è stato lui e ADL gli ha dato corda investendo una fiche da 10 milioni di euro su un giocatore pressoché sconosciuto nel giro che conta. Per Kim l'assegno staccato è stato di 19 milioni, più altri 3 per il prestito di Simeone - quello del blitz a San Siro nel primo match scudetto della stagione - e 35 per Raspadori, il ragazzo prodigio del calcio azzurro.

Non pochi per un attaccante di ottima prospettiva ma non ancora esploso, un record nella storia del Napoli per quanto riguarda calciatori italiani che significa come molte delle accuse mosse dai tifosi napoletani al loro presidente in questi anni - non spende per cercare di vincere, non fa calcio per inseguire lo scudetto - non rispondono alla realtà.

Il Napoli che Luciano Spalletti sta spingendo in un attimo ai vertici europei è nato nelle settimane del travaglio e della transizione, quando il club nemmeno apriva la campagna abbonamenti forse anche per evitare il ripetersi dei numeri deludenti delle ultime estati, segnale forte del disamore della piazza verso la proprietà. E' nato mentre molti napoletani chiedevano a De Laurentiis di imboccare la A16 per andare a Bari e tenersi i pugliesi vendendo il Napoli (mentre il produttore ha raccontato di aver rifiutato offerte vantaggiosissime) ed è nato dalla contestazione di chi a maggio se l'era presa con i giocatori per non aver tenuto il confronto scudetto con Inter e Milan.

Ecco perché l'ultimo mercato è stato all'insegna del risparmio, ma tutto il processo di costruzione della squadra che sta stupendo l'Europa assomiglia a un lavoro d'alto artigianato, dove l'investimento viene fatto se ritenuto funzionale e non tanto per regalare alla piazza un nome da spendere. E' andata così con Anguissa, altro perno del centrocampo preso un anno fa in prestito e poi riscattato a 15 milioni dopo l'esplosione, capitan Di Lorenzo (9 milioni nel 2019 ampiamente rivalutati), il polacco Zielinski (15 milioni nell'ormai lontanissimo 2016) e Lobotka che viene paragonato a un certo Iniesta per come si muove in campo e per il quale i 20 milioni versati al Celta Vigo due anni fa sembravano un azzardo. Come i 30 spesi per Meret, portiere mai capito fino in fondo ma che si sta prendendo rivincite e rinnovo di contratto.

Giuntoli e De Laurentiis hanno posto le basi per il prossimo ciclo: attenzione anche a Oliveira (11 milioni dal Getafe), Ostigard (5, Brighton) e Ndombele (prestito, poi si vedrà). Sarà un ciclo vincente? Quelli che l'hanno preceduto si sono sempre fermati alle porte del paradiso ma questa volta potrebbe essere diverso perché in Serie A non pare esserci un maschio Alpha capace di sottomettere chiunque forte della propria superiorità. Napoli sogna e ne ha tutte le ragioni, le altre studiano anche con un pizzico di invidia perché l'estate della rivoluzione ha portato soldi e risparmi ma ha partorito una squadra fantastica come da anni non se ne vedevano. E chissà che tutto non diventi un modello anche per le altre big con i conti fuori controllo e la necessità di restare comunque competitivi.

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