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December 28 2017
Il Milan ha vinto il derby di Coppa Italia grazie a un gol di baby Cutrone alla fine del primo tempo supplementare. I rossoneri si sono qualificati alla semifinale contro la Lazio battendo l'Inter, ora ufficialmente in crisi. Spalletti incassa la terza sconfitta consecutiva dopo quelle contro Udinese e Sassuolo in campionato e riflette sul momento di flessione della sua squadra che fino a due settimane fa comandava la Serie A.
Il verdetto della notte di San Siro consente a Gattuso di tirare il fiato. Era arrivato al momento della verità con alle spalle un pessimo approccio sull'ambiente e con risultati deludenti: la crisi non è alle spalle, ma ora il Milan può guardare con un pizzico di fiducia in più al futuro e, soprattutto, resta in corsa e avrà un mese per preparare la semifinale contro la Lazio. Oggi appare proibitiva, tra un mese chissà...
Ecco le cinque risposte che Milan-Inter di Coppa Italia lascia in eredità:
Il Milan ha vinto meritatamente un derby che è stato molto combattuto e non bellissimo dal punto di vista tecnico. Il campo pesante per la tanta pioggia lo ha reso un confronto fisico molto duro e proprio sotto questo aspetto i rossoneri sono stati meglio dei nerazzurri. Soprattutto nel finale del tempo regolamentare e nei due supplementari, il Milan ha tenuto il campo meglio e ha dato l'impressione di avere ancora spazio per accelerare. L'Inter no.
Gattuso ha presentato una squadra orgogliosa e ordinata, consapevole di essere inferiore ma non disposta a lasciarsi battere. Anche l'emergenza portieri (ha giocato Antonio Donnarumma per il doppio infortunio del fratello Gigio e di Storari) è stata metabolizzata e superata senza farsi travolgere dagli eventi. L'Inter attuale ha perso larga parte delle sue certezze ed è in un momento di calo di condizione fisica. La differenza è stata soprattutto qui.
Il successo regala a Gattuso e a tutto l'ambiente una boccata d'ossigeno importante ma non cancella la crisi. Il tecnico è il primo a saperlo e con grande umiltà lo ha dichiarato nel dopo partita anche perché la situazione in campionato è così compromessa che ogni partita, a cominciare dalla trasferta di Firenze, è ormai una perenne ultima spiaggia.
Però il Milan ha finalmente trovato alcune delle risposte che cercava, sia sul piano temperamentale che tattico. La difesa ha disinnescato Icardi, Candreva e Perisic e superato indenne anche i momenti difficili, gli stessi in cui la squadra non si è smarrita come puntualmente capitato nelle ultime occasioni. Può essere il punto d'appoggio su cui provare a costruire la svolta della stagione.
La sconfitta ufficializza il momento di crisi dell'Inter. E' chiaro che il bilancio rimane ampiamente positivo, ma qualcosa si è inceppato e il primo ad averlo capito è Spalletti che parla di mancanza di convinzione e di incapacità della squadra di dare tutto oltre i propri limiti come accadeva in passato. Il dato che balza all'occhio è la difficoltà a segnare: una sola rete in 510 minuti dopo la scorpacciata contro il Chievo. Troppo poco.
La colpa non è di Icardi, ma di una manovra che fa fatica. Perisic e Candreva, pilastri su cui si è retto l'attacco per tre mesi, stanno rifiatando e hanno movimenti che vengono letti dall'avversario di turno. In mezzo manca l'alternativa che sarebbe quel trequartista chiesto in maniera esplicita dal tecnico e che non arriverà nemmeno dal mercato di gennaio a meno di miracoli. Così toccherà ancora a Spalletti trovare la soluzione e non sarà semplice perché la rosa non è numericamente abbondante.
La serata di Coppa Italia lascia in eredità la bocciatura di Joao Mario. Il portoghese ha avuto la sua chance e l'ha sprecata: impiegato trequartista ha faticato a lungo in un ruolo non suo, sbagliato molti palloni e gettato al vento l'occasione che avrebbe chiuso la contesta prima del minuto 90. Errore imperdonabile considerato poi lo sviluppo della sfida e le scorie fisiche e psicologiche che lascerà a tre giorni dallo spareggio Champions con la Lazio.
L'Inter rimpiange i 45 milioni spesi per prenderlo un anno fa. Troppi soldi per un giocatore che non ha mai fatto la differenza ed è andato a fondo con tutti i tecnici che si sono alternati ad Appiano Gentile: De Boer, Vecchi, Pioli e adesso Spalletti. Forse aveva ragione Mancini che a quelle cifre non lo voleva e che pensava di avere in rosa già calciatori molto simili.
Sul fronte Milan, invece, il derby ha consacrato definitivamente Patrick Cutrone. Il baby attaccante della Primavera si è preso la scena dopo essere entrato al posto di Kalinic che fin lì aveva solo fatto a sportellate con Skriniar e Ranocchia uscendone sconfitto. Il gol è di razza, un guizzo che ha pietrificato Handanovic e i due centrali mandano in estasi San Siro rossonera.
I numeri lo premiano. A Natale è il cannoniere del Milan e l'attaccante centrale più prolifico: 9 reti segnate, una ogni 137 minuti giocati. Meglio di Andrè Silva (8 gol, uno ogni 166') e soprattutto di Kalinic che sta deludendo ed è fermo a quota 4 (uno ogni 336'). Cutrone ci mette fisico, tecnica, capacità di corsa e quella scintilla che ai rossoneri serve come il pane. Continuare a considerarlo la seconda o terza scelta rischia di diventare un clamoroso autogol...