Stadi, ecco perché i prezzi dei biglietti costeranno di più

La retromarcia del Milan, costretto a dimezzare i prezzi dei biglietti per la sfida con l'Atletico Madrid che segna il ritorno dei rossoneri nella Champions League, è stato vissuto dai tifosi come una vittoria nella lunga battaglia per lasciare al pallone il ruolo storico di sport popolare. Festeggiata anche con troppa enfasi, visto che non sarà il passo indietro dettato da Gazidis per placare le proteste social e i comunicati di ultras e Milan club a interrompere un percorso che pare ormai irreversibile in Italia e non solo.

Che il listino deciso in prima battuta fosse esagerato è evidente, ma non per una ragione etica come tanti hanno sottolineato quando il club ha scelto di ritirarlo. No. Il prezzo era eccessivo perché evidentemente non adeguato per il mercato cui è stato proposto. Ha fatto quindi bene il Milan a riconoscere l'errore e a fare un passo indietro, ma il punto d'arrivo sarà una realtà non tanto distante da quella rifiutata oggi. Piaccia o no.

I biglietti per Milan-Atletico Madrid, prima e dopo le proteste dei tifosi

Del resto le squadre italiane stanno cercando di colmare il gap che si è scavato negli ultimi anni con le altre big europee alla voce ricavi da stadio. Una partita da decine di milioni di euro ogni stagione che significa minore possibilità di spesa sul mercato, meno competitività e l'impossibilità di correre per vincere le coppe a partire dalla Champions League. Una spirale da invertire anche partendo da quanto si riesce a ricavare alla voce stadio, dove la Serie A è rimasta indietro con impianti vecchi (quasi 60 anni l'età media), scomodi, non privati e non adeguati per ottimizzare gli introiti.

Anche per questo è stato improprio paragonare i prezzi scelti dal Milan con quelli di altre realtà dove ormai il ticket rappresenta solo una delle voci della spesa che il tifoso fa nella giornata che trascorre allo stadio, accompagnata da altri servizi e prestazioni che in Italia non entrano nelle casse delle società ma finiscono altrove. E in ogni caso, in campionati considerati maggiormente evoluti rispetto a quello italiano il tifoso-cliente spende di più per assistere alle partite. Quanto? Uno studio del 2018 calcolava in 74 euro per persona il ricavo per ciascun spettatore al Camp Nou di Barcellona, 67 euro al Bernabeu di Madrid, 62 all'Old Trafford di Manchester sponda United e così a scendere con solo la Juventus in classifica (53 euro) e le milanesi staccatissime: 32 euro l'Inter e 29 il Milan.

Dunque il futuro delle squadre italiane in Europa passa anche dall'allineamento con questi valori. E passa dagli stadi proprietà che, come effetto, porteranno alla crescita dei prezzi. E' accaduto ovunque e il processo non è modificabile. Dal 2012 al 2019, ad esempio, il costo degli abbonamenti per seguire la Juventus allo Stadium è cresciuto mediamente del 110% comprendendo anche i settori più popolari visto che le curve sono aumentate dell'85% arrivando a 650 euro per il rinnovo alla vigilia della stagione 2019-2020, l'ultima prima dello tsunami della pandemia. A San Siro un abbonamento ci curva costava allora poco più di un terzo.

Questo avvio di stagione con le limitazioni di causa Covid assomiglia a una sorta di laboratorio futuro. Per molti è il tempo di capire come può funzionare lo stadio-salotto, quello con capienza calibrata per massimizzare le presenze sempre e non solo nei big match innescando un meccanismo di rialzo dei prezzi per gli eventi più importanti, come potrà essere una sfida di Champions League contro Atletico Madrid o Liverpool. Non è un caso che chi progetto gli impianti di seconda e terza generazione lo faccia solitamente con meno posti rispetto alle cattedrali di oggi. Succede anche per il nuovo San Siro. Potrà non piacere, ma è così e il passo indietro di Gazidis e del Milan è stato solo il riconoscimenti di aver sbagliato modi e tempi dentro un percorso però delineato.

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