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Migranti, così i Paesi europei non rispettano gli impegni

Anche se i flussi di migrantiin arrivo sulle coste del Mediterraneo orientale sono diminuiti dopo l'accordo tra Europa e Turchia, "l'Italia e la Grecia restano sotto pressione". I paesi europei quindi "accelerino i rimpatri", pena sanzioni.

Non fa sconti il commissario Ue per gli Affari interni e l'immigrazione, Dimitris Avramopoulos, che ha illustrato i tre rapporti sull'avanzamento delle politiche Ue di gestione dell'immigrazione, in vista del vertice dei leader Ue della prossima settimana.

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4 ottobre 2016. Migranti provenienti dalla Libia nelle acque del Mar Mediterraneo, in attesa dei soccorsi della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Un bambino in lacrime durante i soccorsi portati dai volontari della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Un migrante viene soccorso da un compagno, in attesa dei soccorsi della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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18 febbraio 2017. Alcuni dei 466 rifugiati e migranti recuperati in mare aperto dalla Guardia costiera italiana, 46 km a nord di Sabratha, in Libia, dormono avvolti in coperte sulla nave di salvataggio Golfo Azzurro della ONG spagnola "Proactiva Open Arms".
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Giulio Piscitelli - Mar Mediterraneo, aprile 2011. Oltre 100 migranti tunisini imbarcati dal porto di Zarzis attraversano lo stretto di Sicilia verso Lampedusa
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Giulio Piscitelli - Idromeni, Grecia, dicembre 2015. Migranti e profughi in attesa di attraversare il confine tra la Grecia e Macedonia.
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Il "cimitero dei salvagenti" dei migranti sull'isola di Lesbo, Grecia
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Il "cimitero dei salvagenti" dei migranti sull'isola di Lesbo, Grecia
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4 ottobre 2016. Un bambino di origine africana in lacrime, mentre viene soccorso da un volontario della ONG Proactiva Open Arms nelle acque del Mar Mediterraneo, a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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15 gennaio 2017. Due migranti si lavano nei pressi di una baracca abbandonata adibita a rifugio temporaneo nei pressi della stazione centrale degli autobus a Belgrado, Serbia.
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15 gennaio 2017. Un migrante passa accanto a una baracca abbandonata adibita a rifugio temporaneo nei pressi della stazione centrale degli autobus di Belgrado, Serbia.
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15 gennaio 2017. Un migrante appoggiato alla facciata di un edificio abbandonato a Belgrado, Serbia, su cui si legge: "Abbiamo bisogno di aiuto".
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15 gennaio 2017. Migranti in coda per ricevere calze e abiti asciutti distribuiti da gruppi di volontari, davanti a un edificio abbandonato a Belgrado, Serbia.
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15 gennaio 2017. Migranti in coda per ricevere un pasto caldo offerto da gruppi di volontari davanti a un edificio abbandonato a Belgrado, Serbia.
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15 gennaio 2017. Due migranti mangiano un pasto caldo offerto da gruppi di volontari davanti a un edificio abbandonato a Belgrado, Serbia, sulla cui facciata si legge la scritta "Siamo umani".
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15 gennaio 2017. Alcuni migranti affacciati alla finestra di un edificio abbandonato a Belgrado, Serbia, con temperature notturne sotto lo zero.
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Soldati italiani soccorrono i migranti, tra cui 12 donne e un bambino, nel porto di Lampedusa, il 15 dicembre 2013. I profughi sono stati accolti sul molo commerciale dai militari impiegati a Lampedusa nell'ambito dell'Operazione "Strade Sicure".
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Migranti a Calais si riuniscono nel centro di raccolta predisposto dalle autorità
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4 ottobre 2016. Il corpo di una delle vittime del naufragio nella stiva di un'imbarcazione della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Su un gommone, accanto ai cadaveri, i migranti attendono i soccorsi della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord dalla Libia
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5 ottobre 2016. I cadaveri di alcuni dei 29 migranti morti su un gommone vengono portati a riva dalla ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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5 ottobre 2016. Un'imbarcazione su cui sono stati deposti i cadaveri di 29 migranti morti su un gommone vengono portati a riva dalla ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Una donna ha perso i sensi durante i soccorsi portati dai volontari della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Un migrante viene soccorso in acqua dai volontari della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Migranti provenienti dalla Libia nelle acque del Mar Mediterraneo, in attesa dei soccorsi della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Migranti provenienti dalla Libia nelle acque del Mar Mediterraneo, in attesa dei soccorsi della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Su un gommone, accanto ai cadaveri di alcuni compagni di viaggio che non ce l'hanno fatta, dei migranti provenienti dalla Libia attendono i soccorsi della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Due migranti chiedono aiuto ai volontari della ONG "Proactiva Open Arms" nelle acque del Mar Mediterraneo, a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Migranti provenienti dalla Libia su un barcone nelle acque del Mar Mediterraneo, in attesa dei soccorsi della ONG "Proactiva Open Arms", a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Migranti provenienti dalla Libia vengono soccorsi dai volontari della ONG "Proactiva Open Arms" su un barcone nelle acque del Mar Mediterraneo, a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Migranti provenienti dalla Libia in attesa di essere soccorsi nelle acque del Mar Mediterraneo, a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.
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4 ottobre 2016. Un bambino di origine africana in lacrime, mentre viene soccorso da un volontario della ONG Proactiva Open Arms nelle acque del Mar Mediterraneo, a circa 20 miglia nautiche a nord della costa della Libia.

Il richiamo a mantenere gli impegni

Avramopoulos ha richiamato i paesi a completare lo schema di ricollocamento di 160 mila profughi da Italia e Grecia. "È possibile" ha detto "ci vuole solo la volontà politica dei paesi. Ho mandato una lettera a tutti i governi chiedendo di accelerare: il meccanismo finisce a settembre, ma il loro impegno non finisce e se non sarà rispettato dovranno pagare il conto".

"La Grecia e l'Italia hanno fatto sforzi importanti per migliorare la loro capacità e organizzare le loro procedure per rendere possibile il ricollocamento dei rifugiati" si legge anche nella lettera del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, sempre in vista del vertice. "Ora - ha scritto ancora Juncker - tocca agli altri Stati dar seguito ai loro obblighi, anche in questa parte della più ampia politica dell'immigrazione. La Commissione utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per assicurare che gli impegni siano onorati".

I 160 mila da ricollocare

Dei 160mila rifugiati da ricollocare in Europa entro il prossimo settembre da Italia e Grecia, solo poco più di 13mila hanno trovato un paese di accoglienza, nonostante tutte le raccomandazioni di Bruxelles a dividere l'impegno di ospitare i richiedenti asilo. Dall'ultimo rapporto di Bruxelles, emerge che i trasferimenti a febbraio sono stati circa 1.940. Un ritmo  ben al di sotto dell'obiettivo di almeno 3.000 trasferimenti mensili dalla Grecia e 1.500 dall'Italia. Ad oggi, i ricollocamenti sono stati in tutto 13.546, di cui 3.936 dall'Italia e 9.610 dalla Grecia, meno del 14% degli obblighi.

Virtuosi e no

Soltanto Malta e la Filandia, fino a oggi, hanno rispettato gli accordi e accolto le quote di rifugiati che Bruxelles aveva assegnato. Ci sono Paesi (Polonia, Ungheria, Austria) che per il momento non hanno accolto nemmeno un migrante. Altri ancora, come Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca e Slovacchia rispettano gli impegni in modo molto limitato. E anche Belgio, Germania e Spagna hanno smaltito solo il 10% circa delle proprie quote. Quindi, perché le azioni dell'Unione europea per gestire la crisi migratoria siano credibili, serve che "si costruisca la fiducia reciproca e sia possibile agire collettivamente quando uno stato è esposto a un alto livello di pressione migratoria". "Più riusciamo a lavorare efficacemente con i paesi terzi a un'agenda comune per affrontare all'origine le cause dell'immigrazione più grande sarà lo spazio per assicurare un sistema equo ed efficace di gestione dell'asilo e dell'immigrazione qui in Europa" ha aggiunto il presidente della Commissione.

Migranti soccorsi a Lampedusa: il salvataggio in diretta

Detenzione per gli irregolari

Secondo le stime di Bruxelles in Europa sarebbe presente un milione di migranti irregolari da rimpatriare verso i paesi di origine o transito. Una stima basata sul numero di arrivi, circa 2 milioni, e il tasso di riconoscimento delle richieste di asilo che è attorno al 50%. Il Paese che dovrebbe realizzare il maggior numero di rimpatri è la Germania, anche se ci sono dei limiti per effettuarli verso Siria e Iraq. Anche l'Italia è chiamata a giocare un ruolo importante nei rimpatri di migranti irregolari.

La protesta di Amnesty International

Bruxelles sollecita ad impedire la fuga dei migranti irregolari trattenendoli in centri di detenzione fino alla chiusura della pratica per il loro rientro, e dove la normativa nazionale preveda tempi insufficienti, si invita a sfruttare la flessibilità consentita dalla direttiva Ue (fino a 6 mesi, rinnovabile in casi eccezionali fino a 18) e a semplificare le procedure. La misura, contro cui si scaglia Amnesty International ("è un regime di detenzione crudele"), riguarda quei migranti che "lasciano intendere" di volersi sottrarre ai rimpatri, "rifiutandosi di collaborare all'identificazione o opponendosi in modo violento o fraudolento". L'Ue aiuterà Italia e Grecia "ad allestire i centri di detenzione", spiega Avramopoulos. Il Viminale ha previsto l'allestimento di Centri per i rimpatri per ogni Regione, per una capacità complessiva di 1.600 posti, prevedendo turn-over veloci. Per la legge italiana, la permanenza nei centri è in linea generale di 30 giorni, prorogabili fino a 90.



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