Metaverso
(iStock)
Cyber Security

Metaverso e cyber security

Qualche giorno fa mi sono impelagato in una discussione sul Metaverso. Tutto è nato da una questione di “arredamento” poiché la particolare natura di questo ambiente offre una serie di opportunità. Nello specifico, qualcuno sosteneva come nella nostra casa reale esistano degli oggetti la cui collocazione è obbligata: la lavatrice la metti in bagno o in cucina e non in salotto o in camera da letto. In una nostra ipotetica “meta-residenza” supereremo queste limitazioni. Se l’elettrodomestico di cui sopra si presentasse con l’aspetto di una simpatica signorina potrebbe essere gradevole averla in salotto. A quel punto ho pensato di organizzare un “meta-party” e immaginato di osservare uno degli avatar ospiti che si intrattiene con la signorina di cui sopra. Non senza fatica, visto che avrei scelto come mio avatar una lavatrice, mi sarei avvicinato per chiedergli: “Scusa, ma perché stai parlando con la mia lavatrice?”. Il tema di come gli oggetti si presentano ai nostri sensi nel Metaverso, al di là di facili umorismi, ha molto a che vedere con la natura e la configurazione del loro apparire al di là di uno schermo. A quel punto mi sono figurato che dentro la “signorina” potrebbe esserci una intelligenza artificiale, un chatbot tipo ChatGPT, ma più evoluto. A quel punto la battuta di cui sopra, non fa più ridere perché Il tema della riconoscibilità tra i soggetti che interagiranno nel metaverso è questione non banale e solleva problematiche complesse di ordine morale, etico, giuridico e, per quanto mi riguarda, di cyber security. Chiunque faccia questo mestiere sa benissimo come la manipolazione e l’inganno, il cosiddetto “social engineering”, sia elemento chiave di almeno otto attacchi su dieci. Possiamo facilmente immaginare cosa potrebbe accadere in un luogo in cui non riusciremmo a distinguere una lavatrice da un essere umano. Un assaggio di quali siano gli scenari che si aprono ci viene offerto dai deep fake ovvero foto, video e audio alterati proprio grazie alle capacità delle intelligenze artificiali. In un mondo di realtà virtuale un truffatore o un assassino potrebbe presentarsi come nostra madre e noi non avremmo speranze di riconoscerli per quello che sono. Non andrebbe meglio in ambienti di realtà aumentata, dove reale e virtuale sono mescolati. Nel 2018, una ricerca della Purdue University ha rilevato un incremento del 25 per cento di incidenti stradali e ferimenti nella Contea di Tippecanoe nello Stato dell’indiana nei cinque mesi successivi al lancio sul mercato del gioco in realtà aumentata PokemonGO. Lo studio ha evidenziato come circa il 90 per cento dei nuovi incidenti si sia verificato nei pressi dei PokéStops (punti in cui si sovrappongono realtà fisica e aumentata). Domani qualcuno potrebbe farci vedere un ponte dove invece vi è soltanto uno strapiombo. Forse arredare la nostra “meta-residenza” sarà una questione secondaria.

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