Melatonina "mania"

Quelli che la prendono persuperare il jet lag, e d’accordo.Quelli che la prendono per dormire meglio. Quelli che «tre milligrammi a notte perché mi fa sognare di più». Quelli che «ho letto che è anti-aging, al massimo non fa male». Quelli che «io 15 milligrammi a botta, la trovo sui siti americani, e dormo come un sasso». Quelli che «la do alla mia bassotta, le viene un pelo stupendo».

Benvenuti nel mondo gioiosamente anarchico della melatonina. Offerta in mille forme (pillole, capsule, gocce, gomme da masticare, spray...) in farmacia, erboristeria, supermercati, e naturalmente sul web, con un boom delle vendite che si aggira, secondo i dati del 2017, intorno ai 93 milioni di euro (FederSalus). Negli Stati Uniti, dove per gli integratori sono persino più pazzi di noi, a consumarla sono oltre 3 milioni di adulti e circa mezzo milioni di bambini.

La melatonina piace perché promette un sonno naturale,non dà effetti collaterali (poi vedremo se è vero) e se la si digita online ne emergono, senza troppo discernere tra un sito e l’altro, articoli che ne vantano i benefici contro invecchiamento, pressione alta, depressione, addirittura tumori.

Una moda talmente generalizzata e in continua crescita che qualche settimana fa, sulla rivista Endocrine Reviews, ricercatori dell’Università brasiliana di San Paolo hanno suonato una sorta di allarme, quantomeno un invito alla cautela, chiedendo che si istituiscano linee guida per la sua somministrazione. Prima di proseguire, meglio ricordare che cos’è questa molecola, la cui esistenza fu scoperta nel 1958. È un ormone prodotto dall’organismo (da quello dei batteri agli esseri umani) quando fa buio. Un interruttore che scatta per indurre il sonno, un orologio biologico che scandisce il ritmo del riposo e della veglia.

Il picco di concentrazione viene raggiunto fra le 2 e le 4 di notte. Con qualche differenza in base all’età: nei neonati, fra mezzanotte e le otto del mattino. Negli adolescenti, il rilascio avviene più in ritardo che negli adulti (uno dei motivi per cui si addormentano tardi e si svegliano con più fatica). E la ghiandola pineale, che è poi la fabbrica di melatonina, cala la produzione man mano che si invecchia.

Negli ultimi 60 anni, scrivono gli scienziati brasiliani, «sono stati pubblicati oltre 23 mila studi sulle numerose funzioni di questo ormone. La melatonina non solo adatta l’organismo al riposo ma lo prepara metabolicamente per il giorno successivo». Alcune indagini (una novantina) si concentrano sul suo utilizzo in malattie psichiatriche e disturbi neurologici, come depressione e disordini del sonno; e 43 studi ne analizzano l’eventuale protezione nei confronti dei tumori. Alcuni ricercatori spagnoli infine ne hanno suggerito la possibile utilità come anti ipertensivo.

Fantastico, si direbbe. Una pilloletta innocua che ci fa dormire meglio, ci difende dalle malattie e, logica conclusione, ci fa vivere più a lungo. Giusto? «Dietro al boom c’è l’idea che, assumendo la melatonina dall’esterno, non solo ne riproduco l’azione biologica ma ne potenzio i benefici. L’unico dimostrato scientificamente, però, riguarda il jet lag: se io sono “desincronizzato” prendo la melatonina, che combatte i sintomi del fuso orario. Per il resto, gli studi a disposizione non sono sufficienti» afferma Roberto Manfredini, direttore del dipartimento di Scienze mediche a Ferrara. «Se i topolini cui è stata somministrata hanno un pelo lucido e vivono più a lungo, significa che per noiè lo stesso? Non lo sappiamo perché finora non sono stati condotti trial clinici sull’uomo».

In passato, ad alcune multinazionali che avevanosondato la possibilità di registrare la melatonina, la Fda, Food and drug administration americana, aveva chiesto di eseguire studi clinici contro placebo, così come avviene per i medicinali. «Ma questo implicava spese importanti a fronte di un prezzo molto basso per la molecola, e l’interesse economico è decaduto» spiega Manfredini. «La melatonina è rimasta un prodotto da banco senza il bollino della Fda e senza la necessità di trial clinici. Iniziano ora, ma sono rarissimi».

In altre parole: se è vero che si sta valutando il legame tra melatonina e sistema immunitario, probabilmente per la sua azione antiossidante, nulla è stato verificato sull’uomo. Consumarne 3 milligrammi al giorno per 30 anni per restare giovani è, in pratica, un gesto scaramantico senza alcun fondamento. Quindi, prendiamola pure se siamo «fuori sincrono», ma abbandoniamo l’illusione che sia un elisir di giovinezza.

Anche limitandoci al sonno, comunque, non è che le idee collettive siano chiarissime. Quanta ne prendo? A che ora? Per quanto tempo? Cominciamo dalle dosi. Quando le aziende avevano iniziato a sperimentarla (prima di mollare), si è visto che la dose efficace era 1 milligrammo. «Così si stabilì che 1 mg era la quantità consentita nei prodotti da banco. Prenderne di più dà un carico eccessivo e inutile» aggiunge Manfredini.

Non solo. La stessa pillola può favorire il sonno in alcune persone ed essere perfettamente inutile in altre. Anche qui, comprarla a casaccio è il primo passo per sbagliare. Occorre capire di quale disturbo si tratta: se si fa fatica a prendere sonno, oppure se ci si addormenta senza problemi però ci si sveglia nel cuore della notte e non si chiude più occhio. Intanto, andrebbe sentito il proprio medico o uno specialista, comunque sia «nel primo caso va scelta la melatonina effetto fast, cioè a rilascio immediato, da assumere una o due ore prima di dormire. Nel secondo, meglio la formulazione slow» continua l’esperto. L’effetto classico della melatonina è quello «lento», nelle confezioni comunque dovrebbe essere indicato (almeno in quelle delle ditte serie). E poi, spesso la sera prendiamo la nostra pastiglietta e continuiamo a cincischiare con smarphone e tablet, senza renderci conto che l’esposizione alla luce, anche «digitale», blocca la produzione di quest’ormone. Da un lato lo introduciamo, dall’altro lo stoppiamo... Incongruenze tipiche del fai da te.

Altra idea diffusa: se pure non dovesse funzionare, male non fa. È naturale, che problema c’è? È vero che non è un ipnotico e non provoca assuefazione, ma se presa in dosi eccessive e troppo a lungo, non tutto fila liscio. Sul suo sito, il neurologo Mauro Colangelo sostiene che «al giusto dosaggio e per breve tempo, il suo uso è sicuro. Ma se si protrae, possono insorgere cefalea, vertigine e sonnolenza diurna. E poiché regola il ritmo sonno-veglia, se non viene assunta nel momento giusto per un dato soggetto può spostare l’orologio biologico in una direzione sbagliata, creando maggiori problemi».

Da pillola magica a trappola infernale? Non esageriamo. Chi scrive ne prendeva tre milligrammi ogni sera, la prossima volta comprerà la confezione da un milligrammo. I «gufi», quelli che tirano tardi la sera, scelgano la formula a rilascio fast, le «allodole» il modello slow. Per prolungare salute e giovinezza, poi, molte altre cose si possono fare. Ma non staremmo a elencarle qui. Diventeremmo noiosi. E l’ultima cosa che desideriamo è favorire il sonno.

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