Maneskin, la cover dell'album
Musica

Maneskin: «Non rinunciamo all'Eurovision per due parolacce»

Dopo il trionfo al Festival di Sanremo, i Maneskin porteranno la loro energica Zitti e buoni all'Ahoy Arena di Rotterdam, dove si terrà, dal 18 al 22 maggio, l'atteso appuntamento dell'Eurovision. La band romana porterà una versione "ripulita" del brano: per esigenze di regolamento, la canzone è stata accorciata di dieci secondi e sono stati cambiati due versi per togliere "imprecazioni o linguaggi inaccettabili". Nella nuova versione "clean", il verso «Vi conviene toccarvi i coglioni» è diventato «vi conviene non fare più errori», mentre «non sa di che c...o parla» è stato trasformato in «non sa di che cosa parla». «Non ci ha fatto piacere cambiare il testo, ma serve anche buonsenso nelle cose, altrimenti ci squalificavano», ha sottolineato il frontman Damiano, collegato via Zoom con la band dal Mulino Recording Studio di Acquapendente (VT).

«Abbiamo pensato che fosse più importante partecipare a un'occasione del genere che tenere una parolaccia nel testo, non essenziale ai fini del brano. Siamo ribelli, non scemi». «Non potevamo andare contro il regolamento», sottolinea Victoria, la bassista. «Era troppo importante partecipare e farci conoscere da un pubblico più ampio. Andare all'Eurovision con un brano così rock ci rende orgogliosi».

E proprio la definizione di rock, durante il Festival di Sanremo, ha fatto storcere il naso a più d'uno, ma ai Maneskin non interessano le etichette. «Non dobbiamo mica mangiare le teste dei pipistrelli per essere rock», scherza Damiano. «Non ci interessa incasellarci in una categoria, sappiamo di non essere i Led Zeppelin, ma non ci sono oggi molti gruppi di ventenni che suonano strumenti analogici. Se qualcuno non ci considera rock, noi dormiamo bene lo stesso». I Maneskin puntano all'estero, come conferma il cantante: «Ci hanno cercato i The Struts per fare un pezzo insieme e forse anche qualche data del tour con loro. Abbiamo già tutti nomi stranieri, tranne me: siamo pronti per una sfida ancora più grande». Intanto, venerdì uscirà il nuovo album Teatro d'ira – Vol. I, scritto interamente dalla band e registrato in presa diretta al Mulino Recording Studio di Acquapendente. Un disco tutto suonato, crudo, contemporaneo, tra hard rock, influenze rap e power ballad, in cui la rabbia è catartica, con un sound dal forte sapore live, frutto anche del lungo tour di 70 date fra Italia e Europa. «Con I wanna be your slave mi beccherò la mia prima denuncia», scherza Damiano. «In questa canzone voglio semplicemente affermare che ciascuno di noi può avere più sfaccettature dal punto di vista sessuale. In nome del padre non deve essere inteso come un brano blasfemo: quello che volevo dire è che noi facciamo musica con così tanta passione che per noi è sacra».

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