Se il lockdown piace a certi Statali, che minacciano pure lo sciopero

Premessa: qui nessuno vuole fare il negazionista. Il virus esiste, sta premendo sugli ospedali e occorre rispettare le regole, sia quelle sacrosante sia quelle obiettivamente senza senso.

Ciò detto, non mi risulta che tra le regole anticovid ci sia quella di puntare il dito a prescindere, di salire in cattedra, di elevarsi moralmente sulla massa. Eppure, c'è una piccola minoranza rumorosa di talebani del lockdown che andrebbe rimessa al suo posto. Sto parlando degli entusiasti, di quelli che resterebbero chiusi per sempre, di quelli che sbeffeggiano chi osa criticare la serrata indiscriminata. Quelli che ridicolizzano la preoccupazione delle partite iva che non sanno come tirare avanti. Quelli che liquidano come evasori i titolari di negozi di abbigliamento, i quali magari hanno fatto gli ordinativi per Natale, e adesso rischiano seriamente il fallimento. Sono situazioni drammatiche com'è drammatica l'emergenza sanitaria, situazioni che andrebbero comprese anziché svillaneggiate. E' Italia anche quella. Anzi: è la parte più viva e dinamica del Paese.

Ma gli ultras del lockdown, chiamiamoli così, non guardano in faccia a nessuno. Sarà perché molti di loro sono statali a stipendio fisso? Sarà perché faticano a comprendere cosa prova un ristoratore o un commerciante? D'altronde, a loro poco importa se il bonus arriva o non arriva, se il "ristoro" è una miseria, se ogni settimana cambiano le regole e si rischiano multe salate. Per gli ultras del lockdown il Paese potrebbe chiudere fino a Pasqua: non fa differenza.

Questo non vuol dire che gli stipendiati pubblici siano tutti privilegiati. Non si può tagliare il Paese con l'accetta. Ma proprio per questo, serve un po' di umanità: la sofferenza di chi vive della propria bottega va capita e non condannata, come si vede fare spesso in questi giorni in tv e sui social. E questo vale soprattutto quando c'è una parte di lavoratori che, è un dato di fatto, vede il lockdown come un' occasione di svago. Come ha detto Pietro Ichino, sarebbe bello se i partiti di governo accendessero un faro sul "letargo" di certa pubblica amministrazione. Sarebbe bello interrogarsi sulla disparità di trattamento inaccettabile tra pubblico e privato. Sarebbe bello andare a indagare, per esempio, sullo stato di funzionamento dei tribunali da marzo a oggi. Perché mentre paralizziamo il privato, non proviamo neanche a riaccendere il pubblico?

Già riaccenderlo, difficile soprattutto in queste ore dove gli Statali minacciano lo sciopero contro la Manovra Economica. Scioper, un'arma che i privati, i più penalizzati dal Covid nemmeno anno. Almeno di questo rendetevene conto e fermatevi.

Troppo complicato, a quanto pare. E anche troppo rischioso: salvare le vite è importante. Ma per qualcuno, ancor più importante, è salvare i voti.

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