Ecco perché il prezzo della benzina potrebbe aumentare

Oltre alle misure principali, occorre buttare l’occhio anche alle disposizioni aggiuntive della Legge di Stabilità. Già, perché è nelle clausole, come nei contratti tra privati, che si annidano le brutte sorprese per i cittadini nelle vesti di consumatori.

E non a caso è l'Osservatorio Nazionale Fedeconsumatori che in questi giorni è tornato a puntare il dito contro la clausola di salvaguardia contenuta nell'articolo 45 del disegno di legge, il contraltare a voci di entrata incerte o a risparmi ancora da realizzare ma messi lo stesso a bilancio (spending review).

Un meccanismo introdotto per la prima volta nel 2011 dall’ultimo governo Berlusconi, cui sono ricorsi i due successivi esecutivi (Monti, Letta) e, in ultimo, anche il governo Renzi, nel caso in cui non si trovassero le coperture necessarie a mettere in atto le operazioni prospettate nella legge di Stabilità.

Dalla benzina all'Irap tutte le tasse che possono aumentare


Nel dettaglio, la clausola di salvaguardia inserita nella manovra 2015 prevede un possibile aumento dell'Iva fino al 25,5% nel 2018 (dal 10 al 12% nel 2016, al 13% nel 2017 e dal 22 al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e al 25,5% nel 2018) e delle accise sulla benzina e sul gasolio "in misura tale da determinare maggiori entrate nette non inferiori a 700 milioni di euro per l’anno 2018 e ciascuno degli anni successivi".

L'impatto sulle tasche dei consumatori
Federconsumatori ha calcolato una stangata pari a 842 euro a famiglia nel triennio: la spesa maggiore sarebbe di 266 euro con il passaggio dell'Iva dal 10% al 13% e di 461,18 euro in più per il passaggio dal 22% al 25,5%, cui aggiungere un aumento di 28 euro dovuto alle ricadute dirette dovute all'incremento delle accise sui carburanti (a regime) e altri 87 euro alle ricadute indirette per l'aumento dell'Iva su gas, luce e alle accise sui carburanti (che incidono su costi di produzione e costi di trasporto) a regime.

I carburanti hanno già dato e non sono il bancomat del Governo

Senza contare che oggi, per rimanere in tema di carburanti, un automobilista italiano già spende in media 26,2 centesimi di euro in più per un litro di benzina rispetto a quanto pagano gli altri automobilisti europei, proprio per il maggior peso delle imposte (accise e Iva) pari a 24,8 centesimi.

"I carburanti hanno già dato e non sono il bancomat del Governo" ha detto Franco Ferrari Aggradi, presidente di Assopetroli Assoenergia. Dal 2014 al 2021 sono previsti altri 2,7 miliardi di aumenti delle accise sulla base di precedenti disposizioni di legge.

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